“Il crimine organizzato parla con la finanza per stringere accordi, servendosi poi dei politici come meri esecutori dei patti presi altrove, ad altro livello. C’è il forte rischio che il diritto sia orientato dalla finanza e non dalla politica come interesse pubblico. Di denaro la criminalità organizzata ne dispone senza limiti, ed attraverso quel tipo di rapporti ha il vantaggio di immetterlo come gli affluenti in un fiume, lì dove le acque si fondono e confondono”.
Lo ha detto Roberto Pennisi, magistrato della Direzione Nazionale Antimafia, intervenuto al Forum Internazionale Polieco sull’economia dei rifiuti, a Napoli, nella sala convegni dell’Hotel Royal Continental. “Sarebbe gravissimo se dalla ‘economicizzazione’ del diritto si passasse alla ‘finanziarizzazione’ del diritto, o se la prima dovesse servire a dissimulare la seconda”, ha aggiunto Pennisi.
L’obiettivo deve essere riportare la collettività e la salute al centro delle scelte “che i gestori della cosa pubblica, – ha continuato – dotati almeno di sufficiente capacità, non siano legati solo agli interessi di parte, ed operino pensando non a ciò che di essi si dice oggi, ma a ciò che se ne dirà domani”.
In materia ambientale “le strategie devono essere di lungo respiro e non di comodo come la scopa che nasconde la polvere sotto il tappeto senza demonizzare certi beni, quali la plastica e prodotti consimili, che fanno ormai parte della vita di ogni giorno. Si smetta di utilizzare il riferimento alla tutela dell’ambiente solo per fini propagandistici e di facciata, di fatto favorendo la criminalità ambientale”.