Napoli, 11enne morto suicida: ipotesi gioco sul web

di Redazione

Nel cellulare e nel tablet del ragazzino di 11 anni che si è tolto la vita nel centro di Napoli lanciandosi dal balcone di casa si cercano le risposte agli angosciosi interrogativi che questa storia porta con sé. La Procura indaga con l’ipotesi di istigazione al suicidio. Le indagini partono dal messaggio inviato dal ragazzino appena prima di uccidersi. Poche parole: scrive “vi amo”, poi aggiunge di avere di fronte un “uomo incappucciato” e di non avere “più tempo”. Frasi che sembrano richiamare l’allarmante fenomeno delle catene social che si trasformano in vere e proprie spirali coinvolgendo i giovanissimi in sfide ad altissimo rischio.

Un punto anche questo, sul quale la Procura, proverà a fare chiarezza analizzando i dispositivi elettronici. Le indagini sono condotte dal pool Fasce deboli coordinato dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone. Brillante, socievole, perfettamente integrato a scuola e con gli amici, il bambino non aveva manifestato alcun segno di disagio e appartiene a una stimata famiglia di professionisti che ora, piegata dal dolore, chiede riserbo in attesa di conoscere l’esito delle indagini. Si tratta di una ipotesi ancora in corso di verifica, ma l’uomo nero potrebbe essere Jonathan Galindo, un umano con la faccia di Pippo, il personaggio Disney, che contatterebbe adolescenti e preadolescenti sui social, per spaventarli, terrorizzarli, in un gioco dell’orrore che lascia segni soprattutto nei più fragili.

L’ipotesi è che il bambino sia diventato vittima del gioco ‘Jonathan Galindo’, in cui un uomo col cappuccio nero, dopo aver agganciato i piccoli sui social, li trascina in sfide e prove fino alla morte. Prima di tutto arriva un messaggio: “Vuoi giocare?”. E il gioco non si può mollare. Ci sono ‘apparizioni’ dell’uomo col cappuccio fuori casa per controllare i ‘giocatori’, di far capire loro che non è uno scherzo. L’allarme di un nuovo pericolo via web risale a questa estate, a luglio scorso, per la sfida social dell’estate, che avrebbe messo a repentaglio i più giovani e i bambini.

La Polizia Postale aveva messo in guardia dalla possibilità che adolescenti e bambini potessero essere contattati da questo profilo fake. Ma chi si nasconde dietro l’account di Jonathan Galindo? Cercando in rete, sui vari social, sono diversi i profili che potrebbero essere riconducibili all’uomo col cappuccio nero. Riscontri reali e prove sull’esistenza di una persona fisica dietro questo account non ve ne sono. Ma la paura e la diffusione di questo tipi di giochi attrae proprio per i profili di mistero e ignoto che assume.

Prima di Jonathan Galindo, il gioco, denunciato in un servizio de Le Iene e prima ancora da Novaja Gazeta, dell’ultimo gioco a farsi male è stato il Blue Whale. Il giocatore, in questo caso, è un adolescente che ha deciso di togliersi la vita e lo comunica, sui social network, utilizzando un hashtag. Compiuto questo primo passo, viene contattato da un ‘curatore’ che gli assegna sfide via via più pericolose, una al giorno per 50 giorni, fino alla richiesta di un salto nel vuoto da un palazzo oppure di lanciarsi sotto a un treno.

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