Hanno chiesto 5mila euro a una donna per consentirle di continuare a vivere con il figlio minorenne in un alloggio popolare del quartiere Ponticelli di Napoli ma la vittima non poteva pagare il «pizzo» ed è stata costretta a scappare per evitare ritorsioni: i carabinieri e Squadra Mobile della Questura di Napoli, coordinati dalla Dda, hanno sottoposto a fermo Umberto De Luca Bossa, ritenuto il reggente dell’omonimo clan (figlio di Antonio, detto «Tonin o’ sicc», detenuto in regime di 41/bis e fondatore della cosca) ed altre due persone ritenute affiliate alla stessa organizzazione camorristica: Roberto Boccardi e Mario Sorrentino.
Il reato ipotizzato dagli inquirenti è l’estorsione aggravata dal metodo mafioso. Un secondo provvedimento di fermo è stato eseguito dai carabinieri di Torre del Greco (Napoli) e dal commissariato di Cercola, nel Vesuviano, anche questo per estorsione aggravata che riguarda quattro persone ritenute appartenenti allo stesso clan: si tratta di Giuseppe De Luca Bossa (fratellastro del fondatore), Eugenio Bonito, Domenico Amitrano e Carmine Fico che, secondi gli inquirenti, avrebbero chiesto un pizzo da 50mila euro al titolare di una concessionaria di già vittima dell’esplosione di un ordigno, lo scorso 9 settembre che gli ha procurato ingenti danni. IN ALTO IL VIDEO