Gricignano (Caserta) – “Il fatto non sussiste”. Ci è voluto quasi un decennio ma alla fine Andrea Lettieri, sindaco di Gricignano dal 2001 al 2010 ed ex assessore provinciale, ha riacquisito la propria onorabilità dopo la sentenza di assoluzione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere a conclusione del processo sulla Gmc, la società multiservizi, a maggioranza pubblica, operante nel ramo della raccolta rifiuti, creata nei primi anni 2000 a Gricignano, e in cui era confluito anche il comune di Orta di Atella. La società aveva come partner privato e braccio operativo la “Florambiente” dei fratelli Orsi, risultata avere legami con il clan dei casalesi. Sentenza, diventata irrevocabile lo scorso 6 luglio, che ha spazzato via l’accusa, infamante, di concorso esterno in associazione mafiosa, da cui Lettieri è stato assolto con formula piena, perché, appunto, “il fatto non sussiste”, in accoglimento delle richieste degli avvocati Giuseppe Stellato e Raffaele Costanzo. – continua sotto –
Stando alle accuse che erano state formulate dalla Procura antimafia, supportate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, Lettieri aveva ottenuto, in cambio dell’appoggio al clan e della concessione di appalti pubblici, dei vantaggi sia economici che elettorali. Ma, come emerso dal dibattimento e riportato nelle motivazioni della sentenza, le argomentazioni relative ai reati contestati erano del tutto prive di fondamento. In particolare, sulla credibilità delle dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia, il tribunale, a seguito di esame dibattimentale, ha smentito nettamente il narrato degli stessi collaboratori, ritenendoli inattendibili e in alcuni casi addirittura mendaci. Sfogliando le oltre cento pagine di motivazioni della sentenza, infatti, si comprende che le dichiarazioni dei collaboratori risultavano viziate da un contrasto insanabile con i dati documentali emersi nel corso del procedimento, eliminando qualsiasi tipo di riscontro che le confermasse. – continua sotto –
Sintomatico, in tal senso, risulta essere uno stralcio della sentenza relativo alle dichiarazioni rese dal collaboratore Nicola Panaro, ex boss dei casalesi, nel quale il collegio giudicante scrive: “…anche per Panaro Nicola l’accertamento dell’impossibilità che i fatti si siano svolti così come descritti conduce inevitabilmente ad affermare che siano frutto di invenzione o di notizie carpite o orecchiate le relative propalazioni, con conseguente assoluta inutilità ai fini probatori” nei confronti di Lettieri. Anche per il collaboratore Nicola Schiavone, figlio del noto capoclan dei casalesi Francesco “Sandokan”, la sentenza rimarca l’assoluta inattendibilità delle sue dichiarazioni: “Anche Schiavone Nicola – si legge nelle motivazioni – rende dichiarazioni incompatibili con i dati documentali, ancorando il suo presunto ricordo ad eventi tali da non poter in alcun modo ipotizzare che la sfasatura temporale sia riconducibile ad un difetto di memoria…traspare con evidenza l’inattendibilità del suo narrato”. Ed ancora: “…non può che prendersi atto dell’inverosimiglianza del narrato sulla base delle stesse considerazioni svolte con riferimento alle dichiarazioni di Panaro Nicola”. – continua sotto –
Inattendibili sono considerate anche le dichiarazioni del collaboratore Orlando Lucariello, ex capozona dei casalesi a Gricignano: “…egli rende dichiarazioni generiche – recita la sentenza – ovvero che sono smentite dai dati documentali…le dichiarazioni di Lucariello si connotano di assoluta genericità…in sintesi, Lucariello sa solo ciò che qualunque cittadino di Gricignano di Aversa poteva conoscere in virtù del suo legame con il territorio”. Stesse considerazioni riguardo alle dichiarazioni dei collaboratori Paolo Di Grazia, Riccardo Di Grazia e Luciano Cantone, ritenute dai giudici “prive di qualsiasi concreto riscontro, oltre che tra di loro completamente divergenti”. In sintesi, un’assoluta estraneità ai fatti da parte di Lettieri che, tra l’altro, rispetto alle accuse formulate dalla commissione d’accesso nella relazione che sancì lo scioglimento anticipato della sua amministrazione comunale, non poteva avere responsabilità sulla presenza, negli uffici comunali, di dipendenti con parentele “scomode” poiché assunti decenni addietro da precedenti amministrazioni, né tantomeno su alcune parentele di consiglieri comunali che comunque sono risultati avulsi da dinamiche criminali. – continua sotto –
Dopo anni e anni di autentico calvario, personale e familiare, la pronuncia assolutoria contribuisce a riaffermare la dignità di uomo e politico onesto in capo a Lettieri, ingiustamente privato della propria libertà personale e vittima di accuse che, fondate su mere ipotesi e congetture, prive di riscontri, si sono infrante di fronte a un serio vaglio critico e, soprattutto, alla realtà che si può così sintetizzare: Andrea Lettieri non ha mai avuto a che fare con la camorra; Andrea Lettieri è una persona perbene.