Aversa, cresce paura del Covid a scuola: cittadini divisi tra sospensione e Dad

di Francesco di Biase

Aversa (Caserta) – Non si arresta la diffusione del virus nella città di Aversa. Dopo i rientri dalle località di vacanza che hanno provocato un’impennata dei contagi, con la riapertura delle scuole alunni, genitori e personale scolastico si trovano a fare i conti con nuove paure ed incertezze.

Sono otto, infatti, le scuole di Aversa, tra pubbliche e private, che hanno fatto registrare casi di alunni o docenti positivi al coronavirus e, di conseguenza, in molti si trovano in quarantena fiduciaria o obbligatoria poiché riconducibili a nuclei familiari nei quali sono stati accertati casi di positività. E, come sempre accade, le opinioni dei cittadini sul da farsi sono divergenti. C’è chi vorrebbe una sospensione temporanea di tutte le attività didattiche, e conseguente attivazione della didattica a distanza, almeno fino ad un’inversione di rotta della curva epidemiologica, e chi viceversa, per esigenze lavorative e perché ritiene la scuola necessaria a tutti i costi per il processo di socializzazione dei propri figli, già vessati da una fine di anno scolastico del tutto inusuale, vorrebbe l’apertura regolare delle scuole senza limitazioni o sospensione alcuna.

È in linea con quest’ultimi il consigliere di opposizione ed esponente di Fratelli d’Italia, Alfonso Oliva. “Come genitore di due figli in età scolastica, entrambi iscritti alla scuola media, sono contrario alla sospensione dell’attività didattica a scuola. I quasi otto mesi trascorsi dall’inizio della pandemia hanno già creato un vuoto di cultura incolmabile. Aggiungiamo a questo un isolamento sociale che depaupera la crescita caratteriale, il mix deleterio per gli alunni è fatto”, ha dichiarato l’avvocato aversano, che ha aggiunto: “Del resto non far andare i propri figli a scuola per evitare i contagi e farli poi uscire il sabato sera in luoghi ove ci sono centinaia di ragazzini che fanno assembramenti senza mascherine è una contraddizione in termini. La scuola forse è l’unico luogo in cui il protocollo viene rispettato. Un plauso a tutti i dirigenti scolastici che stanno affrontando questa pandemia senza aver avuto alcuna esperienza precedente: piuttosto il governo centrale è assente! Come grandi colpe le ha il governo regionale, dove sono i banchetti promessi? Dove sono le aule in più e soprattutto perché non si è implementata la Dad e perché si sono tenute le elezioni regionali senza alcun controllo?”.

Per entrambi i punti di vista, assunto che comportamenti adeguati atti a scongiurare il rischio di contagio devono essere condotti anche e soprattutto al di fuori delle mura scolastiche, va considerato che, non essendoci ancora un vaccino per questo dannato virus, con gli strumenti e le disposizioni in essere, e con tutti gli sforzi messi in campo dai dirigenti, non è possibile garantire la totale sicurezza per alunni e personale. Una scelta valida potrebbe essere, almeno per un po’ di tempo, quella di portare a regime l’alternanza dei discenti in aula, laddove non ancora testata, evitando così gli effetti deleteri delle turnazioni vere e proprie.

Dunque, secondo calendari prestabiliti, in una classe metà degli alunni affronterebbe le lezioni in presenza mentre l’altra metà a casa con la didattica a distanza e con la possibilità di interagire con il gruppo in aula, viceversa per il giorno seguente e così via. In secondo luogo i fondi disponibili stanziati dal Governo andrebbero investiti per potenziare la digitalizzazione degli istituti e non solo per acquistare suppellettili, necessari nell’immediato ma poco funzionali in un’ottica proiettata verso il futuro che, a quanto pare, si prospetta sempre più incerto e poco rassicurante.

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