Aversa (Caserta) – Il telefono squilla invano. Al numero 0815001634, quello del centro trasfusionale dell’ospedale “San Giuseppe Moscati” di Aversa nessuno risponde. Eppure quel numero era stato pubblicizzato quale punto al quale fare riferimento da parte di chi, dopo essere stato positivo al Covid-19, intende donare il plasma iperimmune. Allora la domanda sorge spontanea: come si farà a donare il plasma se non si riesce a contattare la struttura ospedaliera per ricevere notizie e, soprattutto, per prenotare la visita e il prelievo preliminare per la verifica della possibilità concreta di donare? – continua sotto –
Abbiamo composto il numero diverse volte, sia venerdì scorso che ieri, in orari diversi, ma l’esito è stato sempre lo stesso, un desolante silenzio dall’altro lato. L’iniziativa era stata pubblicizzata anche a livello social e mediatico dopo che la struttura del nosocomio aversano aveva avuto l’autorizzazione da parte dell’Aifa per poter avviare cure a favore dei malati affetti da Covid-19 attraverso il plasma di soggetti che erano già stati contagiati e poi erano guariti. Qualcuno ha provato ad indicare come tramite tra il centro trasfusionale del Moscati di Aversa e i potenziali donatori il cappellano della struttura sanitaria aversana, don Luciano Pellino, rendendo addirittura pubblico il numero di cellulare del sacerdote. Se questa soluzione fosse vera, non l’abbiamo verificata, sarebbe una pezza peggiore del buco. Infatti, come si può pensare di far passare i donatori attraverso un cellulare privato di un dipendente, fosse pure il cappellano? – continua sotto –
Risposte dai vertici del presidio ospedaliero aversano non sono giunte benché sollecitate se non quella di non poter parlare con i giornalisti se non specificatamente autorizzati come da disposizioni aziendali. Insomma, una volta di più si evidenzia l’anarchia che regna al Moscati di Aversa dove, non a caso, unico ospedale in Campania e forse in Italia, gli operatori sanitari, la scorsa settimana hanno dato vita ad una protesta con un flash mob con il quale si evidenziava la scarsa organizzazione e la carenza di personale. Non a caso, venerdì scorso ha chiuso proprio per carenza di addetti, poiché la stragrande maggioranza di essi erano risultati positivi al coronavirus, il reparto di Ematologia che serve, tra gli altri, anche malati oncologici. La dirigenza, dopo aver avuto notizia della positività degli addetti al reparto, ha proceduto alla sua chiusura e alla prescritta sanificazione. Sino a ieri, però, il reparto era ancora chiuso perché non vi era il personale in quantità necessaria per consentirne la riapertura e, soprattutto, la funzionalità. Probabilmente, domani potrebbe essere il giorno buono per la riapertura, ma non si è ancora in grado di dare certezza sulla ripresa delle attività di quello che è uno dei reparti, soprattutto per quanto riguarda le prestazioni ambulatoriali, più affollato dell’ospedale Moscati. – continua sotto –
Sempre da Aversa, in particolare dal Dipartimento di Salute Mentale (il discorso vale anche per quelli di Santa Maria Capua Vetere, Capua, Mondragone, Caserta e così via), parte un’ulteriore segnalazione. Gli addetti lamentano di essersi visti ritirare sulla busta paga di questo mese i 600 euro lordi che avevano ricevuto il mese precedente a seguito di una decisione della Regione Campania per gli operatori che lavorano in ambito Covid. «Noi – affermano i diretti interessati – operiamo sul territorio come e più dei colleghi del Sert (tossicodipendenze, ndr) o dell’assistenza domiciliare, ma a loro i 600 euro sono stati assegnati definitivamente. E non si può dire che la nostra non rientra tra le attività pericolose, basti pensare che ben sei infermieri e tre medici sono stati contagiati. Insomma, una situazione assurda che ci discrimina». Per la cronaca, la dirigenza dell’Asl ha ritenuto che gli operatori dei Dipartimenti di Salute Mentale non interagiscono direttamente con malati affetti da Covid-19, affermazione non ritenuta rispondente alla realtà da parte dei diretti interessati. In verità, anche in altre Asl la situazione non è chiara, Nella Asl Napoli 1, ad esempio, sono stati chiesti chiarimenti sull’applicabilità alla Regione Campania, mentre altre hanno erogato la somma anche agli addetti al Dsm e altre ancora a nessuno.