Como, usura con tassi di interesse fino al 600%: tre arresti

di Redazione

Usura, estorsione ed esercizio abusivo dell’attività bancaria. Per questi reati tre persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza di Como: due sono finite in carcere ed una ai domiciliari. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale di Como. Disposti anche 14 decreti di perquisizione e sequestro.  Gli usurai arrestati – uno era già finito in cella in passato sempre per usura – sono accusati di aver prestato denaro a tassi d’interesse elevatissimi (fino al 600%) in epoca pre-Covid, ma le Fiamme Gialle avrebbero accertato il tentativo di proseguire l’attività in epoca più recente, approfittando dello stato di necessità di “clienti” in crisi a causa della pandemia.

L’operazione, denominata “chi vuole essere milionario”, è scattata all’alba di questa mattina. L’indagine è partita con l’arresto per turbativa d’asta del commercialista comasco B.D.B. il quale ha raccontato di essere stato vittima per anni di tre distinti usurai. Si tratta di due pensionati e di un dipendente di una società cooperativa a mutualità prevalente. Nel dettaglio sono G. G., pensionato di 82 anni, agli arresti domiciliari; G.P., pensionato di 74 anni agli arresti in carcere; P. B., 59enne, dipendente di una società cooperativa a mutualità prevalente, già in servizio presso l’infrastruttura ferroviaria di Como-Ponte Chiasso. I tre sono accusati di usura ai danni del commerciliastia avendogli prestato, in un arco temporale di almeno quattro anni, somme di denaro e pretendendo tassi di interesse annui oscillanti tra 80% e 600%, approfittando delle difficoltà nel periodo in cui questi era fortemente indebitato nei confronti dell’erario e le imprese a lui riconducibili erano in difficoltà. Proprio dai conti correnti di quelle società sono stati in buona parte prelevati i capitali utilizzati per ripianare i debiti usurari o emessi gli assegni consegnati in garanzia ai tre indagati a fronte degli importi prestati.

Da quanto ricostruito dagli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Como, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2019, G.G. – nel corso delle perquisizioni è stata sequestrata una pistola con matricola abrasa – avrebbe elargito alla vittima prestiti “per un importo complessivo di 400mila euro ottenendo la restituzione di 600mila euro, comprensivi di interessi sino al 50% su base mensile (equivalenti al tasso annuale del 600%)”. A fronte di prestiti periodici di 10mila euro, avrebbe richiesto la restituzione di 15mila euro dopo un mese. Inoltre, avrebbe costretto l’imprenditore (rendendosi responsabile anche dei reati di estorsione ed agevolazione della permanenza illegale di una cittadina extracomunitaria) – ad assumere, fittiziamente, una cittadina nigeriana per permetterle di ottenere il permesso di soggiorno e a corrisponderle, senza che svolgesse alcuna attività (al fine di occultare la natura usuraria del denaro) – “un importo non inferiore a 58.238,50 euro”.

P.B. è accusato invece di avere prestato, tra il 2016 e il 2019, una somma complessiva di 300mila euro ottenendo la restituzione di 500mila euro, comprensiva di interessi sino al 20% su base mensile (equivalente al tasso annuale del 240%): a fronte di prestiti di 5mila  euro richiedeva la restituzione di 7mila euro dopo due mesi.  G.P. è accusato di avere prestato, tra il 2016 e il 2018, un importo complessivo di 150mila euro ottenendo la restituzione di 230mila euro, comprensivi di interessi pari al 6,67% su base mensile (pari al tasso annuale dell’80%). “Le prestazioni usurarie imposte all’imprenditore venivano perfezionate attraverso il rilascio di assegni post datati in garanzia, impegni personali rilasciati da parte di un terzo soggetto e pagamenti in contanti”, spiegano gli inquirenti. IN ALTO IL VIDEO

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