Infiltrati alle Poste rubavano carte bancomat, poi la truffa ai correntisti: arrestati 5 campani

di Redazione

Cinque campani, tra i 38 e i 54 anni, sono stati tratti in arresto, e altre sei persone indagate a piede libero, dai carabinieri che hanno smantellato una banda dedita a prelievi fraudolenti su conti correnti nel Bolognese e in varie regioni d’Italia. Sequestrati anche beni per 400mila euro. Le accuse – formulate giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna, Rossana Oggioni, al termine delle indagini condotte dai militari della compagnia Bologna Centro e della stazione Bologna San Ruffillo, coordinate dal sostituto procuratore Manuela Cavallo – sono, a vario titolo, di  associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, alla truffa, al possesso e alla fabbricazione di documenti di identificazione falsi, nonché misure patrimoniali, come conseguenza dei reati di riciclaggio e indebito utilizzo e falsificazione di carte di credito e di pagamento. – continua sotto – 

L’attività investigativa prendeva il via nel marzo 2019, quando un anziano bolognese si era rivolto ai carabinieri della stazione San Ruffillo per denunciare dei prelievi fraudolenti avvenuti sul suo conto corrente, “alleggerito” di 6.500 euro. La vittima aveva riferito che la sera precedente al prelievo, una donna, qualificandosi per una dipendente della sua banca (ruolo criminale: “telefonista”), lo aveva chiamato telefonicamente per informarlo che si erano verificati dei problemi di spedizione della nuova tessera bancomat che l’anziano aspettava di ricevere. Durante la conversazione telefonica, la donna induceva la vittima, attraverso varie scuse, a digitare sulla tastiera del telefonino il “codice Pin” della carta, in arrivo, considerato che il numero segreto gli era stato comunicato a parte qualche giorno prima con un messaggio Sms. L’istituto di credito preso di mira dall’organizzazione criminale, infatti, utilizza questo metodo per aumentare la sicurezza delle nuove tessere bancomat, recapitandole ai clienti senza i codici segreti i quali, invece, sono trasmessi separatamente con messaggi Sms. Una volta che il correntista viene in possesso dei due elementi, bancomat e Pin, può attivare la nuova carta da uno sportello qualsiasi dell’istituto di credito in questione, purché situato nella provincia di residenza. – continua sotto – 

E’ per questo motivo che entra in scena la figura criminale del “corriere di provincia”, ovvero di un membro della banda che, venuto in possesso del bancomat e del codice Pin carpito dalla telefonista, si reca nella provincia di residenza della vittima per prosciugarle il conto e svanire nel nulla. Attraverso questa tecnica, i carabinieri della stazione Bologna San Ruffillo hanno scoperto che tra marzo 2019 e aprile 2020, l’organizzazione criminale era riuscita a portare a segno 90 episodi criminali per un valore totale di circa 400mila euro, in diverse regioni d’Italia: Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Campania e Lazio. Nella trappola dei malviventi erano finiti anche il parroco di un comune del bolognese e un musicista di un noto gruppo musicale italiano. – continua sotto – 

Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno scoperto che le buste di posta ordinaria spedite dall’istituto di credito a favore dei suoi clienti venivano sottratte da soggetti ignoti nei compartimenti postali di Bologna, Padova e Peschiera Borromeo (Milano) e trasmesse alla solita telefonista. Questa, dopo aver carpito i codici Pin, le consegnava ai vari corrieri di provincia, incaricati di avviare la procedura di “alleggerimento bancario” ai danni dei correntisti colpiti dal clan. Un 54enne e suo cognato 39enne, rispettivamente “capo” e “braccio destro”, sorvegliavano le operazioni criminali vivendo nel lusso, seduti a tavoli di ristoranti stellati che raggiungevano a bordo di super car prese a noleggio. L’organizzazione criminale non amava la tecnologia: infatti, le operazioni illegali venivano monitorate dai vertici e commesse dai vari membri utilizzando dei telefonini di vecchia generazione, intestati a utenti inesistenti perché erano stati registrati mediante l’esibizione di documenti falsi. Tra gli indagati anche due fruitori di “Reddito di Cittadinanza”, mentre altre tre persone tra i conviventi degli stessi indagati risultano percepire il beneficio, tra i 474 e i 1050 euro. IN ALTO IL VIDEO

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