Prendevano il controllo degli sportelli bancomat di banche e Poste e li saccheggiavano. Si chiama “Jackpotting” la tecnica utilizzata da un gruppo criminale, formato da due rumeni residenti a Viareggio e da un moldavo residente a Vercelli, che stamani sono stati arrestati e condotti in carcere nel corso di un’operazione dei carabinieri coordinata dalla Procura di Lucca. I malviventi praticavano dei fori allo sportello, sradicavano i cavi di rete e li collegavano a un dispositivo elettronico che, attraverso un malware, consentiva di impartire comandi ed erogare velocemente tutto il denaro contenuto nell’erogatore. Un’azione compiuta nel giro di qualche minuto. Tra i bancomat di filiali bancarie e uffici postali presi di mira recentemente, quelli di Segromigno in Piano (frazione di Capannori) e di Gallicano, nel Lucchese.
Con il “jackpotting” – che non è una novità, poiché già utilizzato da oltre 10 anni – solitamente vengono presi di mira i dispositivi bancomat più obsoleti. Dopo che il software viene abilmente hackerato, grazie alla manomissione lo sportello del bancomat inizia improvvisamente ad erogare denaro quasi fosse una slot machine. Per il colpo, sono essenziali un malware ma anche una periferica digitale ed una componente fisica. I malviventi scelgono con cura lo sportello da derubare, poi l’hacker si procura un accesso fisico alla componente elettronica del bancomat, facendo un piccolo foro che permette il collegamento con la sua black box, infine digita i comandi che obbligano il macchinario ad erogare le banconote fino all’esaurimento della scorta dello sportello. Se il malware viene impostato efficacemente da un hacker direttamente nell’Atm (a volte basta una chiavetta usb, inserita nell’ apposita porta che si trova sotto un pannello della macchina) tutti i contanti vengono prelevati senza nessun utilizzo di carte o altri strumenti. IN ALTO IL VIDEO