Napoli, droga, racket e parcheggiatori abusivi: 16 arresti nel clan Giannelli

di Redazione

Sedici persone sono finite in carcere a seguito di un’operazione condotta dai militari del comando provinciale di Napoli tra la provincia partenopea e quelle di Caserta, Roma e Forlì. Eseguita un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti dei 16 indagati, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, omicidio, tentato omicidio, estorsione, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, porto e uso illegale d’armi da fuoco ed altro. – continua sotto –

Le indagini hanno consentito di ricostruire la piena operatività del clan Giannelli operante nei quartieri occidentali della città di Napoli (le aree urbane di Cavalleggeri d’Aosta, Coroglio, Agnano e Bagnoli) e la conflittualità con il gruppo Esposito – Nappi – Bitonto, attivo sullo stesso territorio. È emerso che i componenti della cosca si occupavano di attività come estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti, vendita di sostanze stupefacenti e una gestione “mafiosa” dei parcheggi abusivi in prossimità dei locali notturni insistenti sull’area Flegrea. I parcheggiatori abusivi venivano anche ‘stipendiati’ dalla cosca con un corrispettivo di denaro fisso, giornaliero o settimanale, o anche nel pagamento di una percentuale sull’incasso (pari a 1.500-2.000 euro a parcheggio nelle serate di maggiore affluenza). I proventi del parcheggio abusivo erano destinati ad essere riversati nelle casse del clan. – continua sotto –

Le organizzazioni camorristiche rientrano nella sfera d’influenza e di controllo del clan Licciardi, famiglia aderente allo storico cartello dell’Alleanza di Secondigliano. Le acquisizioni investigative hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in relazione all’omicidio di Rodolfo Zinco, avvenuto il 22 aprile 2015, commesso per affermare gli scopi criminali del clan Giannelli. Luce anche sul tentato omicidio di Alessandro Giannelli e Roberto Pinto, da ricondurre a controversie per il controllo del traffico di droga in contrapposizione con la famiglia facente capo a Agostino Monti. Appartenenti al clan Giannelli avevano commesso un’azione di intimidazione armata esplodendo colpi di kalashnikov verso abitazioni riconducibili alla famiglia Monti. IN ALTO IL VIDEO

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