Su delega della locale Procura antimafia di Palermo, coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, i finanzieri del comando provinciale hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei soggetti, di cui tre finiti in carcere e altri tre sottoposti ai domiciliari, a vario titolo indagati per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati di falso, truffa ai danni dello Stato e alla frode nelle pubbliche forniture. – continua sotto –
Uno degli indagati, peraltro, dall’aprile 2019 risulta percepire il reddito di cittadinanza, per un ammontare medio mensile di circa 400 euro, beneficio che verrà subito sospeso, così come previsto dalla legge. Disposto anche il sequestro preventivo dell’intero patrimonio aziendale di due associazioni palermitane di volontariato operanti nel settore sanitario-assistenziale, che da oggi sono affidate ad un amministratore giudiziario affinché le gestisca nell’interesse della collettività. – continua sotto –
Le indagini, svolte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle di Palermo, hanno fatto emergere come la una delle associazioni, che svolgeva per conto dell’Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Palermo il servizio di trasporto emodializzati, dietro le mentite spoglie di una Onlus, nascondeva un’autentica attività d’impresa, gestita di fatto da soggetti pregiudicati per gravi reati (traffico di droga aggravato dall’agevolazione mafiosa) che, per ottenere il rilascio della necessaria certificazione antimafia, avevano attribuito formalmente la veste di presidente ad un soggetto incensurato. In sede di stipula e rinnovo delle convenzioni con l’Asp, gli indagati hanno quindi prodotto false certificazioni concernenti la natura di Onlus dell’Ente e l’attestazione che quest’ultima fosse amministrata da soggetti immuni da precedenti penali, grazie alle quali ha potuto accedere alle convenzioni pubbliche. – continua sotto –
Documentata l’esistenza di un vero e proprio “cartello” fra i rappresentanti di sette associazioni palermitane che svolgevano il servizio di trasporto emodializzati per conto della locale Asp. Il patto illecito, concretamente attuato tramite la creazione di chat su WhatsApp, prevedeva che i diversi partecipanti concordassero di rifiutare, adducendo false situazioni di indisponibilità, l’accettazione del trasporto “collettivo” dei pazienti, rendendosi disponibili solo al più remunerativo “trasporto singolo” dei malati, così ingannando l’Asp e cagionando un danno rilevante alle casse pubbliche. IN ALTO IL VIDEO