Aversa (Caserta) – Recupero dei canoni dell’acqua non pagati da una parte della cittadinanza, recupero degli affitti non versati dai residenti degli edifici di proprietà comunale di via San Lorenzo, decongestionamento del traffico cittadino con miglioramento della qualità dell’aria respirabile e quindi della vivibilità, rendere efficiente e soddisfacente il servizio di igiene urbana nel suo complesso, recupero della Maddalena, delocalizzazione del mercato ortofrutticolo per renderlo migliore e qualificarlo al top. Queste sono alcune delle priorità inserite nei programmi elettorali presentati dai candidati sindaci dal 1990 in poi.
Naturalmente sono le stesse priorità presentate anche dall’attuale sindaco nel corso della sua campagna elettorale targata ‘Io ci credo”. Un’affermazione alla quale hanno dato fiducia tantissimi cittadini, consentendo ad Alfonso Golia di diventare il sindaco di Aversa. Sicuramente presentandosi come candidato sindaco era convinto di poter cambiare le cose in questa città che sembra essere statica negli anni perché in questo lungo periodo di amministrazioni varie, rette da sindaci e commissari, tutto ciò che si è prodotto sono stati solo edifici, edifici, edifici, una cementificazione selvaggia. Ma ad oggi, stando a quanto si legge sui media e soprattutto sulle decine, centinaia di post indirizzati al primo cittadino nei vari social, si ha la sensazione che nulla sia cambiato, anzi che tutto sia come prima e qualcuno dice anche peggio di prima. La ragione è, probabilmente, che per fare politica è necessario avere esperienza e, tranne quella acquisita come consigliere comunale di opposizione da Golia, i componenti della giunta non sembrano essere degli esperti di politica pur essendo, probabilmente, esperti nelle loro professioni abituali e quel che è peggio è che i componenti del Consiglio comunale non sono, in gran parte, all’altezza di occupare un seggio nell’assemblea cittadina perché si tratta, perlopiù, di persone “digiune di politica”. Non parlo della politica spiccia, quella di cui si parla nei bar, come fanno tanti che quando parlano di calcio si trasformano tutti in allenatori competenti, ma della politica vera, quella fatta seguendo una scuola di partito, avendo delle idee precise per ottenere dei risultati.
Alle carenze ataviche della città a cui ha posto rimedio nessuno dei sindaci che si sono susseguiti dal 1993 in poi, anno in cui per la prima volta ci fu la elezione diretta del sindaco, e nessuno dei commissari straordinari che hanno retto la città nei periodi di vuoto creati dalla caduta, per dimissioni o per essere stato dimissionato, del sindaco in carica. Perché, dopo qualche blando tentativo, chi lo ha fatto ha dovuto fare marcia indietro, giacché si preferisce compiere azioni populistiche per prendere voti piuttosto che insistere nella ricerca della soluzione di problemi che favorirebbero la città tutta. A tutto questo si è aggiunto il problema della pandemia che sta affliggendo l’intero pianeta; un problema che le varie autorità interessate stanno gestendo ciascuno a modo suo, disinteressandosi delle disposizioni del governo nazionale, aggravato dai comportamenti dei cittadini che non possono essere controllati efficacemente perché mancano i mezzi. Ad esempio, ad Aversa non c’è un numero sufficiente di tutori della legge che possa intervenire immediatamente nei luoghi in cui si formano assembramenti che potrebbero favorire la trasmissione del contagio.
Fatta questa lunga premessa, mi permetto di chiedere ai cittadini aversani se fosse possibile “riavvolgere il nastro” ritornando a quel giorno del 2018 in cui Alfonso Golia è stato proclamato sindaco, battendo il suo quasi omonimo rivale Gianluca Golia, cosa sarebbe cambiato, come avrebbe affrontato l’altro candidato del centrodestra, appunto Gianluca Golia, tutte le carenze ataviche della città? Sarebbe riuscito a dare risposte immediate alla cittadinanza, così come si aspettavano gli aversani da Alfonso Golia già dopo i primi mesi della sua gestione, bloccata praticamente sul nascere, dopo poco più di un anno, dalla emergenza pandemica? Quali sarebbero stati gli interventi che Gianluca Golia avrebbe posto in atto per affrontare le carenze ataviche di Aversa? Una delle più grosse rogne per Alfonso Golia è stata, ed è, la chiusura del mercato ortofrutticolo per poterlo trasferire in una sede più dignitosa. Una chiusura imposta dalle condizioni inaccettabili, da un punto di vista igienico-sanitario, in cui veniva effettuato il mercato la cui delocalizzazione era stata già valutata nel 2008 e programmata nel Piano triennale 2015-2017. Dislocazione mai attuata anche se da quella data in poi si sono susseguiti cinque sindaci e due o tre commissari straordinari. Avrebbe avuto la “bacchetta magica” Gianluca Golia per affrontare questo problema dopo pochi mesi o, così come accaduto ad Alfonso Golia, sarebbe stato contestato dai cittadini, dall’opposizione e anche dalla sua maggioranza perché, magari accusato di immobilismo? Sono domande alle quali sarebbe opportuno che Gianluca Golia desse risposta, dettagliando il come avrebbe risolto i problemi.