Aversa, Gianluca Golia ci risponde: “Cosa avrei fatto da sindaco? Agito di più e filosofato un po’ meno!”

di Redazione

Aversa (Caserta) – Qualche giorno fa, in un articolo a firma del nostro Antonio Arduino, avevamo chiesto ai cittadini aversani di immaginare che fosse possibile “riavvolgere il nastro”, ritornando a quel giorno del 2018 in cui Alfonso Golia fu proclamato sindaco, battendo il suo quasi omonimo rivale Gianluca Golia. Cosa sarebbe cambiato, come avrebbe affrontato il candidato sindaco del centrodestra, appunto Gianluca Golia, tutte le carenze ataviche della città? Sarebbe riuscito a dare risposte immediate alla cittadinanza, così come si aspettavano gli aversani da Alfonso Golia già dopo i primi mesi della sua gestione, bloccata praticamente sul nascere, dopo poco più di un anno, dall’emergenza pandemica? Quali sarebbero stati gli interventi che Gianluca Golia avrebbe posto in atto per affrontare le carenze ataviche di Aversa? Avrebbe avuto la “bacchetta magica” Gianluca Golia per affrontare questo problema dopo pochi mesi o, così come accaduto ad Alfonso Golia, sarebbe stato contestato dai cittadini, dall’opposizione e anche dalla sua maggioranza perché, magari accusato di immobilismo?

Sono domande alle quali Gianluca Golia gentilmente e puntualmente ha risposto in una nota che riceviamo e pubblichiamo, ringraziandolo per l’attenzione: «Farmi questa domanda, oggi, sembra quasi una provocazione perché, credo, sia fisiologico pensare che con il senno di poi tutti siamo bravi. Ma, nonostante tutto, proverò a dare il mio punto di vista su certi argomenti.

EMERGENZA COVID – Oggi la necessità primaria in città è contenere la diffusione del virus e, considerata la “fortuna” che abbiamo avuto a marzo (perché continuo a sostenere che siamo stati fortunati avendo avuto qualche giorno di anticipo per “organizzarci” al livello regionale), avrei preteso che venisse fatta una riflessione seria sul potenziamento dell’ospedale cittadino, lasciando fuori le dinamiche politiche pre-campagna elettorale. La sanità dovrebbe essere gestita da manager avulsi dal contesto politico, altrimenti non ci salveremo mai (e, purtroppo, le cronache di questi ultimi giorni mostrano la totale inadeguatezza del sistema sanitario regionale dinanzi a questa pandemia).

MERCATO ORTOFRUTTICOLO – A seguire, in città ancora aperta è la questione del Mercato Ortofrutticolo, oramai chiuso da più di un anno ed ancora avvolto da una nuvola di incertezza. Cosa avrei fatto? Chi è stato eletto, o meglio, già chi è stato candidato sindaco avrebbe dovuto avere chiara sin da subito la situazione e iniziare a capire come affrontarla, cercare “cure” dopo il disastro vale a poco ed ha conseguenze serie (tante famiglie senza lavoro da mesi e mesi oramai). Innanzitutto avrei optato per una soluzione temporanea da far partire subito in zone di Aversa disponibili ad accogliere i concessionari, così da non fermare l’indotto; contestualmente avrei approfondito la questione amministrativa ed eventuali posizioni da sistemare, il tutto facendo una valutazione oggettiva: se spendere quei 500mila euro per riattivare lo stesso sito oppure costruire una nuova sede del mercato (in linea anche con il Puc) sempre sul territorio aversano.

RACCOLTA RIFIUTI – Questione passaggio di cantiere per la ditta che si occuperà della raccolta dei rifiuti in città: è indubbia la questione, abbiamo pagato il prezzo di mesi di totale inerzia ed incapacità amministrativa legati ad un assessore che non ha fatto nulla. La ricetta è sempre la stessa: prima che ci piova addosso sarebbe opportuno portarsi l’ombrello ma invece, anche in questo caso, abbiamo dovuto attendere l’ingresso in giunta del nuovo assessore all’Ambiente, avvenuto poco prima dell’estate e rincorrere la soluzione che ad oggi (14 novembre 2020) sembra quasi giunta. Ovviamente, anche in questo caso, a pagarne è stata la città ed i cittadini esasperati dai rifiuti non raccolti e scene di “indecoro urbano” oramai quotidiane. Cosa avrei fatto? Alla vigilia del passaggio di cantiere mi sarei studiato le carte e chiamato eventualmente chi, precedentemente, ha creato una situazione non troppo chiara, chiedendo lumi e cercando di far trovare ai “responsabili” le cause dell’intoppo così da risolverlo.

SOSTA A PAGAMENTO – Gara parcheggi: Aversa si tinge di blu! Le iniziali responsabilità sono senz’altro da attribuire a chi ha imbastito quella gara d’appalto, stabilendo criteri che di fruibile concretamente hanno davvero poco per tutti i cittadini (basti pensare al numero risicato degli abbonamenti per residenti, lavoratori, studenti) ma, se dopo un anno, si firma per l’attuazione del bando e si cercano di correggere gli errori, allora il problema diventa dell’amministrazione in carica. Cosa avrei fatto? Sempre prevenzione! Mi sarei letto subito le carte ed avrei ricercato le possibili criticità chiedendo una rimodulazione ove possibile o addirittura una revoca in autotutela della gara, motivando le misure poco utili per i cittadini. Ma, spesso, in certe cose bisogna assumersi delle responsabilità e non è da tutti saperlo fare, ancor di più quando si è a capo di una amministrazione.

CANONI IDRICI E FITTI ZONA SAN LORENZO – Parto dal presupposto che nulla è facile e nessuno ha la bacchetta magica ma, spesso, per risolvere certi problemi anche atavici non bisogna necessariamente essere degli statisti, basta essere tenaci e capaci di far comprendere che la responsabilità non deve ricadere solo sui dirigenti ma su tutti. Fare le guerre o prendere posizioni dure molte volte non porta a nulla. Ho avuto l’onore di “osservare molto da vicino” il sindaco Peppe Sagliocco e capire che per “chiedere ai cittadini” bisogna anche saper “dare”. Questo per dire che, con una buona campagna di responsabilizzazione, il cittadino capirà che certe somme sono dovute se si vuole un servizio adeguato, ma il servizio poi dovrà essere impeccabile. Se a San Lorenzo c’è un problema di riscossione bisogna far capire che se si vogliono “diritti” bisogna avere anche dei “doveri”. Non pensiamo a certe zone sempre e solo come ad un serbatoio di voti e sfruttare la cosa ciclicamente.

MADDALENA – Oggi, considerate le scarse risorse economiche di cui dispone l’Ente, bisogna necessariamente avere la responsabilità di mettere a frutto e nel migliore dei modi il “patrimonio” della città. Come? Coinvolgendo anche la sana imprenditoria cittadina. Basta col pensare che non si possa essere imprenditori seri solo perché siamo targati “Campania”. Abbiamo un potenziale incredibile. Quindi, bisogna coinvolgere i comuni limitrofi dove insiste la proprietà della Maddalena, insieme a Regione, Università, Confindustria, e capire che tipo di soluzione apportare affinché quella struttura diventi realmente un “bene” per la comunità. Insomma, avrei agito un po’ di più e filosofato un po’ meno, avrei dedicato più tempo a stare per strada ad ascoltare e vivere i miei concittadini e meno a scrivere sui social post di fulgidi esempi di pulizia delle caditoie o accatastamenti già in atto. Ma, ripeto, col senno di poi siamo tutti bravi, no?”.

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