di Pasquale Giuliano* – “Io nun ce l’ho cò te ma cò quelli che te stanno vicino e nun t’hanno buttato de sotto”. La credibilità personale e politica del presidente della Campania, Vincenzo De Luca, è vertiginosamente altalenante, degna del più ardito ottovolante. Agli inizi del 2020 è da tutti considerato un politico finito, scaricato perfino dal suo stesso partito per la riconferma a presidente della Regione. Agli inizi del mese di marzo, però, viene repentinamente elevato alla gloria degli altari politici perché dalla sua tribuna televisiva riesce a spacciare e a veicolare come un suo personale e straordinario “miracolo” il fortunoso fatto che la Campania, la sua “baronia”, sia rimasta solamente sfiorata dal Covid. – continua sotto –
“Don Vincenzo”, che, a parte il suo patologico narcisismo autoreferenziale, sprovveduto non è, pretende allora, per raccogliere il frutto della sua prodigiosa magia, di andare subito a votare, addirittura nel mese di luglio. Viene solo in parte accontentato. Le elezioni, contro il parere di illustri epidemiologi, si tengono a settembre e lui riscuote, come un ex voto portato al “santone”, un consenso rilevante. Il successivo, previsto e prevedibile assalto di questa drammatica seconda ondata che lo stregone salernitano non è riuscito a scongiurare con la sua danza della pioggia e la sua macumba televisiva, ora, però, lo ha sprofondato agli inferi, di nuovo e meritatamente. Il reale e precario stato di una sanità da lui costruita, gestita e presidiata nei posti di comando dai suoi più fidati concittadini, spudoratamente da lui additata a modello universale, è stato infatti messo a nudo: un vero e proprio collasso! Per di più, tragicamente aggravato dalla mancanza di un programma per affrontare adeguatamente questa seconda ondata che tutti, anche i sassi, avevano previsto. – continua sotto –
Il report degli ispettori inviati in Campania dal Ministero della Salute, unitamente alle agghiaccianti immagini mostrate da numerosi servizi televisivi, ha rivelato in maniera impietosa lo sfascio della sanità campana, cancellando in un sol colpo tutte i mistificanti e ossessivi sermoni dello sciamano. A leggerlo vengono i brividi lungo la schiena e sale in gola, fino a serrarla, una vera e propria angoscia mista ad una profonda amarezza. Tale drammatico stato delle cose, per di più, sta anche compromettendo gli esemplari sacrifici della prestigiosa classe medica e infermieristica campana, che tantissimo sta dando in questi momenti. – continua sotto –
Di fronte ad una siffatta emergenza che ha gettato tutti in un doloroso smarrimento, è allora doveroso porsi degli interrogativi: ma quale considerazione si può riservare ad un presidente della Regione che vieta ai manager delle Asl di interloquire con la stampa e di fornire ad essi dati e notizie sullo stato delle cose, nell’evidente timore che vengano rivelate carenze inconfessate e inconfessabili?; che rifiuta di partecipare al comitato per l’ordine e la sicurezza, diffidando il Prefetto di Napoli ad interessarsi del settore sanità?; che, malgrado le sollecitazioni del maggio scorso del Ministero della sanità, non ha approntato un piano anti-Covid?; che minaccia il lockdown di tutta la Campania se i contagiati avessero superato i 1000 e che poi, quando la Regione viene etichettata zona rossa, anche per la presenza di ben 4.500 contagiati in un solo giorno, inveisce, piagnucola, si atteggia a perseguitato, gridando allo sciacallaggio e al malocchio?; che, dopo avere speso 23 milioni e presenziato impettito alla parata da circo Orfei della carovana di autotreni fatta arrivare presso l’Ospedale del Mare per costruirvi la tensostruttura per un sito Covid, non riesce a renderlo del tutto operativo?; che si ostina a non chiarire con affidabili dati reali il numero dei posti attivi in terapia intensiva?; che non riesce a processare un numero di tamponi pari a quello della maggior parte delle altre Regioni?; che fa finta di ignorare le chilometriche file di autovetture davanti agli ospedali con pazienti in attesa del ricovero; che nega le massicce fughe di contagiati verso altre Regioni per essere assistiti e curati; che non si cura dello scandaloso numero di persone che inutilmente chiedono di sottoporsi al tampone o che, dopo averlo effettuato, aspettano delle settimane per conoscerne l’esito?; che ha abbandonato alla disperazione più cupa i malati di altre gravi patologie, ormai senza assistenza e abbandonati a se stessi?; che tace sulla richiesta di commissariamento dell’Asl Napoli 1per infiltrazione camorristica, che giace al Ministero dell’interno da più di un anno? – continua sotto –
E su altro, altro ed altro ancora si potrebbe continuare fino allo sfinimento e alle lacrime di disperazione. E tutto ciò, tralasciando di ricordare le liste elettorali pot-pourri da lui spregiudicatamente ammassate per farsi glorificare; ignorando il fatto che, come pubblicizzato da tutti i media, sette Procure della Campania hanno aperto fascicoli sulla gestione dell’emergenza Covid negli ospedali, nelle residenze per anziani e su alcuni appalti (Napoli, Napoli Nord, Benevento, Avellino, Salerno, Nola e Torre Annunziata); tralasciando di evidenziare che il senatore Antonio Iannone, componente della commissione antimafia, con una dettagliata relazione, ha proposto la “Istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul funzionamento e sulla gestione del servizio sanitario in Campania”. – continua sotto –
Di fronte a questo ribollente, allarmante e indecoroso stato delle cose, i campioni del “servo encomio e del codardo oltraggio”, che con cronometrico tempismo alla vigilia delle elezioni lo avevano eletto a loro semidio, gli stanno ora lanciando brucianti accuse (per riposizionarsi?). Così come i tanti pentiti che, sempre poco prima delle elezioni, si erano esibiti in un acrobatico triplo salto della quaglia, giurando supina obbedienza al nuovo santo protettore e, genuflessi, celebrandolo come sicuro vincitore. Insomma, se non fossimo in piena e drammatica emergenza, il tutto potrebbe rientrare nella trama di una pochade. Intanto, per incoraggiarci e per lenire lo sgomento dovuto al rosso-fuoco del nostro territorio, proviamo ad incasellare allegoricamente la vicenda nella divertente cornice della famosa battuta di uno dei più apprezzati attori comici del secolo scorso: quell’Ettore Petrolini al quale si sono ispirati tutti i più famosi artisti dell’avanspettacolo e del varietà del ‘900, riconosciuto anche come precursore degli straniamenti di brechtiana memoria, tanto cari anche al nostro grande Totò. Dunque, Petrolini, dal palcoscenico del teatro, allo spettatore che dal loggione continuava a fischiarlo e ad interromperlo, si fermò, alzò la testa e, indicandolo con un dito, gli gridò: “Io nun ce l’ho cò te ma cò quelli che te stanno vicino e nun t’hanno buttato de sotto”. – continua sotto –
Se, ammiccando, facciamo nostra questa che, oggi, più che una battuta può sembrare una perla di dolorosa saggezza, potremmo allora concludere che forse il risentimento (mero eufemismo) non dovrebbe essere indirizzato solo verso il Masaniello salernitano. Possibile che l’elettorato campano non abbia percepito, compreso che non era stato chiamato a premiare le doti istrioniche del bravo “cabarettista”, eccelso nel maramaldeggiare e nell’offuscare, autocelebrandosi, la realtà, allenato a spacciare il falso per vero e a vendere per oro la propria scadente merce? Possibile che non abbia compreso, quell’elettorato che lo ha immeritatamente premiato, che invece era stato chiamato a responsabilmente scegliere un politico capace di fronteggiare con serietà, e non con frizzi e lazzi, oltre che la tragica stagione che la Campania vive da anni, la sicura seconda ondata di un’angosciante pandemia? Possibile, insomma, che non si sia reso conto che un politico di tal fatta non poteva identificarsi in alcun modo in quel De Luca da palcoscenico che fino a poco tempo prima era stato ferocemente e giustamente criticato, censurato, abbandonato da tutti e perfino “ripudiato” dal suo stesso partito proprio per il suo disastroso governo della Regione? Possibile che quell’elettorato, al momento in cui lo ha sostenuto in maniera così massiccia, per incanto ed ingiustificatamente, aveva già cancellato la risentita ripulsa che gli aveva manifestato pochi mesi prima? Possibile, poi, va d’altro canto aggiunto, che un centrodestra, ignavo e vergognosamente muto ed ammutolito, non sia stato capace di contrapporgli un candidato autorevole, rispettato, credibile? – continua sotto –
Sì, purtroppo, è stato possibile perché è accaduto. Così concluderebbe Monsieur de La Palice, l’uomo consegnato alla storia come la personificazione dell’ovvio. La vicenda, allora, non essendo, per intuibili ragioni, praticabile la soluzione suggerita da Petrolini ai vicini del suo disturbatore, dovrebbe per competenza essere trasferita all’area della psicoanalisi o dello studio delle masse. Ma forse, per capirci subito qualcosa, potrebbe anche essere sufficiente, per afferrarne la stupefacente dinamica e il suo epilogo, rileggere i passi dei “Promessi Sposi” che il grandissimo don Lisander dedica alle reazioni della “folla” e al flagello della peste del ‘600. Se però, in questo generale e paralizzante scoramento, data anche l’attuale brancaleonesca composizione politica, non ci assale alcuna voglia di ricorrere al Manzoni, all’indirizzo di quel certo elettorato che ha privilegiato la sceneggiata elevandola a strumento di formazione del consenso, si può con un amaro sorriso almeno indirizzare l’invocazione gridata dal monaco Zenone, interpretato dal bravo Enrico Maria Salerno, nel film “Brancaleone alle crociate” di Mario Monicelli: “Pentitevi! Pentitevi! Pentitevi!”. (*Pasquale Giuliano, già Senatore della Repubblica e Sottosegretario di Stato alla Giustizia)