Marcianise (Caserta) – Dopo 24 anni arriva la svolta nell’omicidio di Luca Famiano compiuto a Caserta, nel luglio del 1996, durante la faida tra i clan Belforte e Piccolo attivi tra Marcianise e l’area nei dintorni del capoluogo. La vittima venne punita dai Piccolo perché passata alla “concorrenza” rappresentata dai Belforte. – continua sotto –
Gli agenti della Squadra mobile della Questura casertana, in collaborazione con le Squadre mobili di Milano, L’Aquila, Parma e Nuoro, hanno dato esecuzione, stamani, a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di quattro persone, ritenute gravemente indiziate di omicidio pluriaggravato in concorso. Si tratta di Antimo Mastroianni, 55 anni, Antimo Perreca, di 63, Achille Piccolo (1975), e Achille Piccolo (1978) che, secondo le risultanze investigative, agevolarono le organizzazioni camorristiche “Piccolo-Letizia” di Marcianise e “Perreca” di Recale, entrambi alleati e rivali dei Belforte. – continua sotto –
Il delitto si inquadra nell’ambito della cruenta faida che, al fine di stabilire il predominio criminale su Caserta e comuni limitrofi, ha visto fronteggiarsi per oltre un ventennio, dal 1986 al 2007, due potenti fazioni camorristiche: il gruppo “Belforte”, alias “Mazzacane”, di estrazione cutoliana, e il gruppo “Piccolo-Letizia”, alias “Quaqquaroni”, confederato con il clan “Perreca” di Recale. Al tempo, lo scontro tra i clan raggiunse livelli di violenza tali che, nel gennaio del 1998, indussero l’allora Prefetto di Caserta ad emettere quella che fu battezzata come “il coprifuoco anti-camorra”, ossia un’ordinanza, prima del genere dalla Seconda guerra mondiale, con la quale fu disposta per venti giorni la chiusura di bar e circoli a Marcianise dopo le ore 22. In tale cornice criminale, come ricostruito dalla Squadra mobile di Caserta, cui sono state delegate le indagini, il 31 luglio del 1996 Luca Famiano fu ucciso perché era transitato dal clan “Piccolo-Perreca” a quello rivale dei “Belforte”. – continua sotto –
Un gruppo di persone, incappucciate e armate di pistole e mitra, intorno alle ore 8 di quel giorno, tesero un agguato a Famiano mentre, in macchina con la sua convivente, si trovava nei pressi della propria abitazione nella frazione San Clemente di Caserta. Era seguito a ruota da un’altra macchina su cui viaggiavano suo cognato, la fidanzata e due sue nipoti. Il commando armato fece fuoco all’impazzata sulle auto con i mitra e le pistole, determinando il quasi immediato decesso di Famiano, morto poco dopo in ospedale, e il ferimento grave delle sue nipoti. Dopo il raid, i sicari si dileguarono a bordo di un’auto scura di grossa cilindrata, poi risultata una Lancia Thema rubata alcuni giorni prima. – continua sotto –
Durante la fuga, l’autovettura fu notata e inseguita da una volante della polizia che, tuttavia, non riuscì a fermarla a causa dell’azione di disturbo di un’altra macchina; motivo per il quale il relativo conducente fu arrestato. Poco dopo la Lancia Thema fu individuata, ormai abbandonata. Al suo interno furono sequestrati numerosi oggetti riconducibili ai killer, tra i quali passamontagna, guanti e altro, oltre ad alcune munizioni calibro 7.62×39 (il calibro tipico del kalashnikov). Poco distante sarebbe stato successivamente rinvenuto altro materiale, tra cui anche due dei mitragliatori che, come successivamente accertato, erano stati impiegati per l’agguato. Altro materiale ancora, tra cui anche dei teli di spugna e un passamontagna, fu rinvenuto all’interno dell’appartamento disabitato dal quale erano usciti i killer per effettuare l’agguato. – continua sotto –
Lo sviluppo delle indagini, supportate dal contributo delle dichiarazioni di importanti collaboratori di giustizia, è arrivato a una svolta quando, grazie ai più recenti progressi tecnologici nel campo della genetica forense, è stato possibile estrapolare frammenti di Dna su alcuni campioni biologici rinvenuti sugli effetti personali sequestrati nell’appartamento e nella macchina. A distanza di oltre un ventennio, infatti, è stato accertato che il Dna isolato corrisponde a quello di due dei quattro soggetti attinti dalla misura, in particolare Antimo Mastroianni e Antimo Perreca. – continua sotto –
L’integrazione di tale dato scientifico col restante corredo investigativo ha rafforzato il quadro accusatorio che, secondo gli investigatori, vede responsabili Achille Piccolo (1975), Achille Piccolo (1978), Antimo Mastroianni, quali esecutori materiali, e Antimo Perreca, quale mandante, dell’omicidio di Famiano. Achille Piccolo (1978) è stato rintracciato e catturato in un’abitazione di Milano e condotto in un carcere della zona. Achille Piccolo (1975), Mastroianni e Perreca sono invece stati raggiunti dal provvedimento nelle case circondariali di L’Aquila, Parma e Nuovo dove si trovano già reclusi per altre vicende giudiziarie.