Allo Zen di Palermo gli affiliati alla nuova articolazione del mandamento di Tommaso Natale avevano anche tentato di accreditarsi quali referenti e benefattori in grado di fornire aiuti alla popolazione in tempo di Covid. Il boss Giuseppe Cusimano, infatti, presentandosi come punto di riferimento per le tante famiglie indigenti del quartiere, ha tentato di organizzare una distribuzione alimentare durante la prima fase di lockdown del 2020. Una circostanza, sottolineano gli investigatori, che dimostra come Cosa nostra “è sempre alla ricerca di quel consenso sociale e di quel riconoscimento sul territorio, indispensabili per l’esercizio del potere mafioso”. – continua sotto –
Nell’ambito dell’operazione “Bivio” la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha disposto il fermo di 16 persone accusate di associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsioni, danneggiamenti, minacce aggravate, detenzione abusiva di armi da fuoco. I fermati sono: Francesco Adelfio, 39 anni; Andrea Barone, 21; Carmelo Barone, 59; Marcello Bonomolo, 47; Pietro Ciaramitaro, 32; Giuseppe Cusumano, 37; Francesco Finazzo, 64; Salvatore Fiorentino, 38; Sebastiano Giordano, 22; Francesco L’Abbate, 46; Andrea Mancuso, 22; Francesco Palumeri, 60; Giuseppe Rizzuto, 33; Baldassare Rizzuto, 24; Antonino Vitamia, 56; Michele Zito, 46. – continua sotto –
L’indagine, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, e condotta dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Palermo, riguarda il “mandamento” mafioso di Tommaso Natale e, in particolare, le “famiglie” di Tommaso Natale, Partanna Mondello e Zen – Pallavicino. Tra gli indagati anche un capomafia storico: Giulio Caporrimo che, tornato in libertà dopo una lunga detenzione, a maggio 2019, ha dovuto farei conti con la nuova leadership di Francesco Palumeri, asceso al vertice del clan dopo la riorganizzazione degli assetti mafiosi seguita agli arresti disposti con l’inchiesta Cupola 2.0. Una sparatoria in pieno giorno nel settembre dello scorso anno fra i palazzoni dello Zen, tredici estorsioni (di cui tre tentate) nei confronti di imprenditori del territorio, e i progetti avanzati di rapinare furgoni portavalori e distributori di benzina con armi da guerra ed esplosivi hanno costretto i magistrati della Dda e i carabinieri di Palermo guidati dal generale Arturo Guarino, ad accelerare i tempi e bloccare la rinascita del mandamento di Tommaso Natale. – continua sotto –
Non solo. I sedici fermi per associazione mafiosa, estorsione e tentato omicidio nascono anche dalla consapevolezza degli inquirenti che il mandamento era giunto ad un bivio (da qui il nome dell’operazione): seguire quanto stabilito nell’unica riunione della commissione provinciale 2.0 con i nuovi boss e i nuovi assetti di potere oppure restare fedele alle tradizioni di Cosa Nostra sulla gestione delle famiglie con il ritorno al comando di tutti i boss scarcerati. È il caso della guerra interna fra Francesco Palumeri, investito del ruolo di capo mandamento dalla cupola 2.0 e Giulio Caporrimo, boss scarcerato nel 2019 che non accettava la nuova gerarchia, tanto da andarsene per oltre un anno a Firenze. Il suo rientro nel settembre dello scorso anno ha fatto scattare l’allarme fra gli inquirenti per il rischio che scoppiasse una guerra interna nel mandamento che lo stesso Caporrimo era disposto ad affrontare, spargimenti di sangue compresi. – continua sotto –
Questa operazione “è un grave colpo inferto al mandamento mafioso di Tommaso Natale che opera anche allo Zen di Palermo”. Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Palermo, generale Arturo Guarino, commentando il provvedimento di fermo emesso dalla Dda, sottolineando: “Cosa nostra è sempre alla ricerca di quel consenso sociale e di quel riconoscimento sul territorio, indispensabili per l’esercizio del potere mafioso”. “Dobbiamo dire grazie a questi imprenditori. – ha aggiunto il generale Guarino – Un segno ormai costante dell’insofferenza della gente alla mafia, soprattutto in questo periodo di concreta difficoltà dell’economia”. IN ALTO IL VIDEO