Un lussuoso compendio immobiliare composto da villa e 52 terreni ad Albaretto della Torre, in provincia di Cuneo, per un valore complessivo stimato in 5 milioni di euro. Il sequestro, in esecuzione di una misura di prevenzione patrimoniale, emessa dal Tribunale di Torino, che le Fiamme gialle della “Granda” hanno eseguito, a fine dicembre 2020, nell’ambito dell’operazione ribattezzata “Tre Cunei”, è solo “la punta dell’iceberg” di una complessa indagine, di respiro internazionale, diretta dalla Procura della Repubblica di Asti ed eseguita dal Nucleo di polizia economico finanziaria del capoluogo, in coordinamento con l’Ufficio del Procuratore Anticorruzione ed il giudice istruttore numero 6 dell’Audiencia Nacional spagnola. – continua sotto –
Le investigazioni, intraprese circa due anni fa, sono state da subito orientate ad approfondire informazioni circa un nucleo familiare originario della provincia di Cuneo che, nel corso degli anni, avrebbe riciclato in Italia proventi milionari di attività illecite poste in essere in territorio spagnolo. Dai primi sviluppi delle attività d’indagine, eseguite sotto la direzione dell’ufficio giudiziario astigiano, era emerso che Giovanni Piero Montaldo, originario di Alba, ora 77enne, dopo aver subìto in Italia condanne definitive per ricettazione, emissione di assegni a vuoto ed emissioni di fatture per operazioni inesistenti, fine anni ‘80 si era rifugiato in Spagna dove vi è ragione di credere che abbia proseguito le sue attività illecite. In particolare, costui, nell’ambito dell’operazione “Malaya” – una sorta di “Mani Pulite” che ha investito la Costa del Sol – è stato condannato definitivamente per corruzione, consistita nel versamento ad un pubblico amministratore di Marbella di 330mila euro per ottenere favori nel settore urbanistico. Inoltre, a carico dello stesso, a giudizio dinnanzi ai Giudici di Marbella per frode a danno della Pubblica amministazione, il pubblico ministero ne ha già chiesto la condanna. – continua sotto –
In Spagna Montaldo si è avvalso di una vera e propria galassia di società del settore immobiliare – oltre 40 – costituite avvalendosi di numerosi fiduciari e teste di legno, queste ultime per lo più vecchi conoscenti italiani resisi disponibili a prestare nome e firma senza in alcun modo ingerirsi nelle gestioni societarie. Nei successivi step investigativi, i finanzieri accertavano che, nel periodo tra il 2006 ed il 2016, erano stati trasferiti in Italia circa 12 milioni di euro tratti da conti correnti spagnoli intestati al citato soggetto e a 4 società a lui riconducibili, i quali sono stati, a loro volta, in parte intestati alla figlia (oltre 6 milioni di euro) e, in parte, veicolati all’estero (in Svizzera e nuovamente in Spagna) a beneficio di società o su conti correnti riconducibili sempre al medesimo responsabile. – continua sotto –
Dati gli sviluppi delle indagini, travalicanti i confini nazionali, nel 2019 veniva costituita una Sic – Squadra Investigativa Comune tra le autorità giudiziarie di Italia e Spagna, sotto l’egida e con il sostegno di Eurojust (Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale), organismo che assicura il coordinamento e la collaborazione giudiziaria tra le amministrazioni nazionali nelle attività di contrasto del terrorismo e delle forme gravi di criminalità organizzata che interessano più di un paese dell’Ue. Tale collaborazione inter-istituzionale imprimeva alle investigazioni una decisiva efficacia e celerità nell’esecuzione dei correlati accertamenti di Polizia Giudiziaria. Il supporto di Eurojust è consistito anche nella costituzione di un suo Centro di coordinamento per le operazioni poi svolte in territorio spagnolo nel febbraio 2020 come meglio si dirà di seguito. In particolare, dalla intensa collaborazione raggiunta nell’ambito della Sic (in inglese Joint Investigation Team – J.I.T.) e grazie anche alle indagini svolte dalle Fiamme Gialle di Cuneo, le autorità spagnole hanno potuto individuare un sodalizio criminale di stampo internazionale operante nella zona della Costa del Sol (Andalusia), dedito alla commissione di diversi reati previsti dalla normativa iberica (corruzione di pubblici ufficiali, traffico di influenze ed evasione fiscale) e di riciclaggio, auto-riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori in Italia, composto da soggetti residenti nei due Paesi. – continua sotto –
Le risultanze di dette attività hanno permesso alla polizia giudiziaria spagnola, su disposizione del citato Ufficio del Procuratore Anticorruzione, di eseguire in quel Paese numerosi provvedimenti tra cui 13 arresti, 1 mandato di cattura internazionale, 19 perquisizioni domiciliari, blocco di 106 rapporti bancari, sequestro di 47 immobili ubicati nel territorio della provincia di Malaga, sequestro di 18 autoveicoli nonché denaro contante per circa 70 mila euro, monili, orologi di pregio, opere d’arte, quadri, sculture ed arredi per un valore stimato superiore ad un milione e mezzo di euro. All’esecuzione dei provvedimenti, nell’ambito della c.d. Operazione Tenor, hanno partecipato ufficiali di polizia giudiziaria del reparto cuneese. In Italia, sulla base degli esiti delle indagini compiute dalle Fiamme gialle anche nell’ambito della Sic, la Procura di Asti ha presentato al tribunale ordinario di Torino una corposa proposta di sequestro – finalizzata alla confisca – fondata sulla pericolosità sociale del pregiudicato e sulla sproporzione di valore – rispetto al reddito dichiarato – del compendio immobiliare del Cuneese a lui riconducibile ancorché formalmente intestato ai figli. Il tribunale ha accolto la proposta di sequestro che le Fiamme Gialle hanno eseguito il 21 dicembre 2020. Nel contempo, i giudici torinesi hanno già fissato, in data 9 febbraio 2021, l’udienza per la discussione, nel contraddittorio con le difese, sulla richiesta di confisca. – continua sotto –
Durante tutte le fasi delle indagini, fondamentale è stata la sinergia con l’Ufficio del Procuratore Anticorruzione e le forze di polizia spagnole, così come è stato determinante il costante coordinamento di Eurojust; ciò, sia al fine di acquisire elementi a comprova della pericolosità “sociale” ed “economica” in capo ai prevenuti che per lo sviluppo delle indagini penali volte ad accertare le fattispecie di riciclaggio, compendiate in un parallelo procedimento. Di particolare rilievo è la misura di prevenzione reale in argomento, non solo per l’elevato apporto tecnico-professionale resosi necessario per la sua formulazione, ma anche in considerazione delle sue non comuni peculiarità. Infatti, il giudizio sulla pericolosità “sociale” del pregiudicato destinatario della proposta è stato fondato sulle attività delittuose commesse tanto in Italia, negli anni ’80, che in Spagna, nel periodo successivo fino ad oggi. IN ALTO IL VIDEO