Aversa, chi è il responsabile del manifesto del Pd contro il…Pd?!? Consigliera Pd in causa con sindaco Pd!

di Nicola Rosselli

Aversa (Caserta) – Consigliera comunale del Pd in causa con il Comune guidato da un sindaco Pd per ricevere notizie in relazione ad un manifesto, firmato Pd, che la denigrava insieme ad altri colleghi. Una vicenda kafkiana, tutta interna ai Dem locali, quella che si sta vivendo ad Aversa. – continua sotto –

Ad illustrarla la stesa protagonista, Eugenia d’Angelo (che insieme ad altri consiglieri ha votato contro gli equilibri di bilancio) che spiega: «Agli inizi di dicembre, successivamente all’affissione di quel manifesto immondo con il simbolo Pd, ho chiesto alla Sogert (la società che gestisce le affissioni, ndr) la copia del bollettino o del bonifico con cui era stata pagata l’affissione, sia come consigliera comunale che come persona offesa dai fatti. La Sogert mi ha risposto, con nota pec, che non era tenuta a darmi ciò che avevo chiesto. Ho fatto ricorso al Tar che deciderà in merito». Sin qui sarebbe tutto normale, ma c’è da aggiungere che la giunta di centrosinistra con sindaco Alfonso Golia, Pd, ha nominato un legale per costituirsi contro la d’Angelo, che afferma: «La tempesta di fango successiva al voto sul riassestamento di bilancio, orchestrata dal sindaco e da chi gestisce la sua comunicazione non resterà priva di ricadute politiche e legali». – continua sotto –

Per il sindaco Golia la costituzione del Comune di Aversa con l’avvocatura comunale «si tratta di un atto dovuto soprattutto alla luce del fatto che non risulta inoltrata all’amministrazione comunale alcuna istanza di accesso agli atti a cui fa riferimento la ricorrente consigliera d’Angelo». «E’ nota – continua il primo cittadino – l’attenzione dell’amministrazione nella salvaguardia del diritto alla trasparenza, tanto che il sottoscritto in ogni incontro invoca sempre la necessità di ispirarsi a quello che viene definito il palazzo di vetro». E quando gli viene chiesto se trasparenza non imporrebbe di rendere noto il nome di chi ha fatto affliggere quel manifesto, Golia risponde: «Ribadisco che sono notizie e dati non in possesso del comune e nessuna istanza è stata prodotta all’amministrazione e, lo ripeto, i documenti richiesti non sono in possesso dell’amministrazione comunale. Sarebbe stato semplice e corretto ricorrere nei soli confronti del concessionario». – continua sotto –

Il manifesto in questione era stato affisso il 6 dicembre scorso con il titolo «Loro non sono il Partito Democratico» rivolto ai quattro dissidenti definendoli: Paolo Santulli «saltafosso», Eugenia d’Angelo «tagliateste», Francesco Forleo «primario solitario» e Maurizio Danzi «il de Gasperi normanno», accompagnando ogni affermazione con spiegazioni, per usare un eufemismo, poco lusinghiere per loro. Una trovata che, se qualcuno avesse sperato ancora in un recupero, all’epoca, cancellò ogni speranza.

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