Aversa (Caserta) – In tempi di pandemia anche la tradizionale processione per festeggiare il Santo Patrono, San Paolo, che Aversa celebra nel giorno della conversione, il 25 gennaio, e non il 29 giugno, sbarca sul web con un interessante excursus tra le opere d’arte che rappresentano il Santo, presenti in città (IN ALTO IL VIDEO). «La tradizionale festa dell’apostolo Paolo, o meglio della sua conversione, – ha dichiarato il vescovo Angelo Spinillo – qui ad Aversa è sempre stata vissuta con il momento della processione, momento che coinvolge sempre tutte le associazioni, le confraternite, le realtà ecclesiali e civili della città. Quest’anno ovviamente, a causa della pandemia, ciò non è stato possibile e d’altra parte è da un anno ormai che non si sono più tenute processioni, né quella solenne del Corpus Domini né le altre legate alle diverse devozioni ai Santi patroni». – continua sotto –
«Questo, però, – ha continuato – ci deve aiutare a riconoscere che la processione è un momento tradizionale, ricco sicuramente, ma non quello fondamentale della celebrazione della festa. La festa si celebra richiamando alla propria memoria la vita del Santo, il suo insegnamento e soprattutto il sentire nella preghiera di essere uniti ai nostri Santi nel cammino incontro al regno di Dio, nel cammino che si fa seguire il Vangelo nella vita pratica di tutti i giorni». «La stessa processione, procedere, – ha concluso Spinillo – è un andare avanti e ciò che nel rito tradizionale è rappresentato ci auguriamo possa accadere nella vita. L’auspicio è che questa celebrazione possa essere quel momento di unità, della nostra vita cittadina come della nostra comunità cristiana, nel quale con fiducia e speranza impariamo a procedere insieme, a camminare più avanti verso il nuovo, che sicuramente la storia ci verrà a proporre nei tempi futuri». – continua sotto –
La processione degli ultimi anni era, però, lontana dai fasti del passato, quando la città era impegnata praticamente per due giorni. Tutto iniziava il giorno precedente, quando le statue dei Santi prescelti per parteciparvi partivano dalle rispettive chiese in cui erano custodite per raggiungere la cattedrale. Qui trascorrevano la notte per dare vita, il mattino successivo, ad una lunghissima processione. La tradizione voleva che man mano che si avanzava ci fossero Santi sempre più importanti. Alla fine del corteo i Santi d’argento. Tra questi il magnifico busto di San Sebastiano trafitto da frecce (che fece parte dei pezzi pregiati esposti a New York in occasione della mostra sul Settecento napoletano negli anni Ottanta), un busto di San Donato (sottratto da mani sacrileghe negli anni scorsi dalla Chiesa dell’Annunziata) e, ovviamente, per ultimo, il busto di San Paolo. Ritenuti i Santi più importanti. Da qui il detto «quando vedi i santi d’argento è finita la processione» che sta ad indicare che quando si vedono in alcuni eventi le persone importanti, allora si è alla fine della manifestazione. In campo civile, uffici pubblici e scuole chiuse. A tavola, obbligatorio per tradizione, maccheroni imbottiti, polpette, la polacca grande e la pietra di San Girolamo (fatta con cacao, zucchero e mandorle), i due dolci tipici aversani.