Camorra, malato di Aids ucciso: Verolla assolto in Appello

di Redazione

Era stato arrestato e condannato all’ergastolo in primo grado per un vecchio caso di “lupara bianca” di matrice camorristica, grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia del calibro di Augusto La Torre, il “boss psicologo” della camorra casertana. Dopo due gradi di giudizio però, Salvatore Verolla di Sessa Aurunca (difeso dagli avvocati Giovanni Cantelli e Vincenzo Di Vaio), è stato assolto con la formula più ampia, “per non aver commesso il fatto”, dall’accusa di aver partecipato al delitto di Ferdinando Brodella, ucciso nel 1993 per punizione su ordine di La Torre, nonostante la vittima fosse un fedelissimo del boss. – continua sotto – 

Brodella, secondo quanto raccontato dallo stesso La Torre, aveva infatti l’Aids ma continuava a frequentare ragazze della zona, con pericolo concreto che potesse infettarle, così il boss ne decretò l’eliminazione, facendo sparire il corpo, che non è mai stato più trovato. La sentenza di assoluzione per Verolla è stata emessa dalla quinta sezione della Corte d’Appello di Napoli (presidente Rosa Romano, giudice a latere Amalia Taddeo), che ha accolto l’impostazione difensiva espressa nei motivi di appello, cui si era associata peraltro anche la Procura generale; una sentenza che sconfessa di fatto le dichiarazioni di La Torre e degli altri collaboratori, tra cui Gianfranco Mancaniello, cui la Dda di Napoli si era basata per contestare a Verolla la partecipazione al delitto. – continua sotto – 

La Torre e gli altri pentiti raccontarono che Brodella era stato ucciso nella masseria di proprietà di Verolla, e qui sarebbe stato sepolto il cadavere; le loro affermazioni portarono gli inquirenti ad effettuare degli scavi nella masseria, ma del corpo non fu trovata traccia. Furono invece rinvenuti dei pantaloncini, ritenuti compatibili con il vestiario di Brodella, sebbene l’omicidio fosse avvenuto a febbraio. Per l’omicidio è stato individuato e condannato l’esecutore materiale, ovvero il boss di Sessa Aurunca, Mario Esposito.

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