Gricignano (Caserta) – Mentre le proteste sui territori di Gricignano e dei comuni limitrofi non si placano, con una raccolta firme promossa da comitati e associazioni per il “No al Biodigestore” che finora ha raccolto circa 2mila sottoscrizioni, la società “Ambyenta Campania”, controllata da “Sersys Ambiente”, azienda di Rivoli (Torino) specializzata nell’offerta di servizi ambientali, esce alla scoperto e, in una nota inviata alla nostra redazione tramite un’agenzia di comunicazione romana, pur non trattando assolutamente il capitolo proteste, sottolinea come l’impianto da essa proposto alla Regione Campania è un’eccellenza per il trattamento della frazione organica e la produzione di biometano. – continua sotto –
Riceviamo e pubblichiamo: «Gestire secondo le più avanzate tecnologie di riciclo e in un’ottica di economia circolare 110mila tonnellate di rifiuti organici, producendo energia rinnovabile. Con questi obiettivi la società Ambyenta Campania, controllata da Sersys Ambiente, azienda di Rivoli (Torino) specializzata nell’offerta di servizi ambientali, ha avviato il procedimento autorizzatorio per la realizzazione di un impianto di produzione di biometano da frazione organica del rifiuto solido urbano nel Comune di Gricignano d’Aversa (Caserta). La potenzialità complessiva prevista per l’impianto è di 110mila tonnellate/anno, di cui 90mila tonnellate di rifiuti organici (Forsu) provenienti principalmente dalle raccolte differenziate dell’umido e 20mila tonnellate provenienti dalla manutenzione del verde. L’investimento previsto sul territorio è di circa 40 milioni di euro». – continua sotto –
«L’impianto dovrebbe sorgere in un’area di 40mila metri quadrati oggi in disuso, nella zona industriale di “Aversa Nord”. La realizzazione dell’impianto è conforme ai piani di programmazione della gestione dei rifiuti della Regione Campania, tendenti a limitarne la circolazione sul territorio e a garantire un’autosufficienza nella gestione. Nell’ambito di un generalizzato deficit nazionale di impianti di trattamento della frazione organica, la Campania è oggi in assoluto la Regione caratterizzata dal maggior fabbisogno impiantistico. Delle oltre 619mila tonnellate di Forsu raccolte in modo differenziato, secondo gli ultimi dati ufficiali Ispra, solo 158mila tonnellate (25,5%) sono state trattate in Regione, grazie a 4 impianti di compostaggio aerobico semplice e a 3 a ciclo integrato». – continua sotto –
«La realizzazione di questo nuovo impianto consentirebbe quindi di gestire sul territorio un’ampia parte dei rifiuti che oggi vengono inviati in altre Regioni d’Italia per trovare adeguato trattamento. Il tutto con impatto positivo sia economico per le amministrazioni pubbliche sia sotto il profilo ambientale, evitando le emissioni collegate al trasporto. Senza dimenticare il prezioso contributo al raggiungimento dell’aliquota di combustibili rinnovabili imposti dall’Unione Europea. L’impianto avrà un impatto sul territorio prossimo allo zero – Grazie all’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili, l’impianto limiterà al minimo l’impatto sull’ambiente circostante, prevedendo la depurazione di tutti i liquidi e il trattamento dell’aria per tutte le fasi che possano generare fenomeni odorigeni, peraltro già limitati in questo tipo di impianti, rispetto ai classici impianti di compostaggio, in quanto tutti i processi avvengono al chiuso. Per abbattere ulteriormente le emissioni odorigene sono stati, inoltre, progettati interventi di mitigazione che ne ridurranno praticamente a zero l’impatto». – continua sotto –
«L’impianto sarà dotato di un sistema integrato per l’autoproduzione di energia elettrica e termica (impianto fotovoltaico e cogeneratore ad alto rendimento) che consentirà di produrre l’80% dell’energia elettrica ed il 100% dell’energia termica necessarie al suo funzionamento. Le analisi effettuate non prevedono significativi impatti in termini di consumo di suolo, né sul traffico veicolare, e sarà garantita l’integrazione dell’intervento sul territorio anche attraverso misure di mitigazione. L’impianto posizionerebbe l’area come “pioniera” dell’economia circolare e consentirebbe di immettere ogni anno nel mercato dei bio-carburanti un quantitativo di energia equivalente a quella prodotta da 6.200 tonnellate di petrolio. Anche alla luce della valenza green dell’impianto e della sua strategicità per il territorio, Sersys auspica si possa realizzare un percorso di partecipazione e confronto fattivo e costruttivo con la comunità locale, per illustrare nel dettaglio tutti gli aspetti del progetto, con particolare riferimento ai benefici gestionali e al limitato impatto sul territorio e recepire le istanze dei diversi stakeholder. Per promuovere una corretta e trasparente informazione relativa all’impianto, in merito alle sue caratteristiche tecnologiche e alle prestazioni ambientali, e favorire la partecipazione della cittadinanza, Sersys promuoverà un percorso di condivisione, mettendo in campo strumenti e attività di comunicazione che faciliteranno il dialogo con il territorio». – continua sotto –
Dalla frazione organica al biometano – «Si tratta di un impianto di ultima generazione in grado di ricevere la frazione organica del rifiuto solido urbano e il verde proveniente da potature e manutenzione e sottoporle a un processo di digestione anaerobica (con tecnologia wet) tramite cui, in assenza di ossigeno e grazie a reazioni biochimiche a opera di specifici batteri, la sostanza organica viene trasformata in biogas (costituito per il 50%-60% da metano e il 30%-40% da anidride carbonica). Un successivo processo di purificazione (eliminazione di CO2, umidità e impurità) e raffinazione del biogas permette di ottenere il biometano, un prodotto ecosostenibile e una fonte energetica rinnovabile. Il biometano è di fatto un combustibile identico al metano naturale che sostituisce, e che, una volta liquefatto (BioLNG), viene utilizzato nel trasporto, garantendo una mobilità a zero emissioni, interamente proveniente da fonti rinnovabili. Il trattamento anaerobico della frazione organica da raccolte differenziate con produzione di biometano comporta, rispetto al solo compostaggio, un miglior bilancio in termini di CO2 ed un recupero energetico. La CO2 recuperata sarà ceduta a società operanti nella fornitura di gas. Ciò che resta dal trattamento anaerobico della frazione organica, il cosiddetto digestato, è un ottimo fertilizzante naturale in grado di sostituire la concimazione chimica di origine fossile».