Arresti al dipartimento per le Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico (Dasoe) dell’assessorato alla Salute della Regione Siciliana. Tra i destinatari dei provvedimenti figura un dirigente del dipartimento, finiti ai domiciliari. L’accusa è di avere “alterato”, in svariate occasioni, il flusso dei dati riguardante la pandemia da Covid-19, “modificando – è l’ipotesi accusatoria – il numero dei positivi e dei tamponi” indirizzato all’Istituto superiore di sanità. Ciò con l’obiettivo di non fare scattare la zona rossa. – continua sotto –
I reati contestati agli indagati, finiti ai domiciliari, sono falso materiale ed ideologico in concorso. La misura cautelare, disposta dal gip del tribunale di Trapani, è stata eseguita dai carabinieri del comando provinciale e del Nas di Palermo. L’inchiesta è nata dagli accertamenti su un laboratorio di Alcamo, in provincia di Trapani, che avrebbe dato esiti sbagliati dei propri tamponi. Dal mese di novembre scorso sono circa 40 gli episodi di falso documentati dagli investigatori dell’Arma, l’ultimo dei quali risalente a pochi giorni fa: il 19 marzo. – continua sotto –
Gli indagati sono complessivamente dieci, tra cui anche l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, destinatario di un invito a comparire e di un contestuale avviso di garanzia per falsità materiale e ideologica. All’assessore sono stati sequestrati anche i telefoni cellulari. “Sul conto di Razza, sebbene non emerga ancora compendio investigativo grave – spiegano i carabinieri del comando provinciale di Trapani – è emerso il parziale coinvolgimento nelle attività delittuose del Dasoe”. – continua sotto –
“Inutile dire che in questi casi si resta sorpresi. Le zone rosse in Sicilia le abbiamo anticipate e non nascoste. “Sono convinto che la verità emergerà prestissimo. Bisogna avere rispetto della magistratura, così come ho fiducia nell’assessore Razza che, se dovesse risultare responsabile, naturalmente agirebbe da solo di conseguenza”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, nel corso di ‘Omnibus’, su La7, commentando l’inchiesta. Secondo il presidente, il lavoro fatto dalla Regione “è stato improntato alla massima trasparenza e abbiamo seguito sempre la linea del rigore e della fermezza”. “Fino a due settimane fa siamo stati noi a chiedere la zona rossa a Roma perché l’unica nostra preoccupazione sono sempre stati i morti della pandemia e non le graduatore delle regioni più efficienti”, ha precisato Musumeci che ha poi concluso: “Facciamo andare avanti le indagini, gli avvisi di garanzia servono a fare chiarezza. Facciamo lavorare chi deve lavorare e alla fine trarremo le conclusioni. In questo momento bisogna essere seri e fiduciosi nell’operato della magistratura”. IN ALTO IL VIDEO