Aversa (Caserta) – «Ho recentemente presentato, con la consigliera Eugenia D’Angelo, un’interrogazione circa l’utilizzo dei fondi vincolati, cioè quelle somme che il Comune detiene, perché destinate a opere da compiersi e a servizi da erogare. E abbiamo scoperto che il Comune di questi fondi fa un utilizzo spregiudicato e non regolare nella sua sistematicità (prelievo a strascico): non li impiega per gli usi propri, ma per fronteggiare le spese correnti senza riuscire, entro l’anno, a restituire tutte le somme prelevate». Luisa Diana Motti, presidente della commissione consiliare Bilancio, lancia ancora una volta, l’allarme sui conti del Comune. «Il fatto che preoccupa maggiormente – sostiene la consigliera comunale – è che lo fa sempre di più (dai 3.784.519 prelevati nel 2019 ai 9.978.901 nel 2020: quasi il triplo) restituendo sempre meno».
Subito dopo Motti spiega cosa significa tutto questo: «Con questo tira e molla si occulta la disperata verità dei conti, mentre le opere pubbliche e i servizi, a cui i fondi sono destinati, non si compiono mai, perché i soldi ci sono solo sulla carta. Epico, ormai, il caso della pista di atletica. Ma quest’anno si è toccato il fondo». E che siano dati certi, secondo la Motti, «lo conferma la dirigente ad interim dell’area finanziaria nelle sue risposte alle nostre interrogazioni: “Al 31.12.2020 risultano ricostituiti 2.038.060,54” (dei 9.978.901), cioè appena il 20%. Quindi, mancano all’appello quasi 8 milioni. E si ritorna a quei 7 milioni mancanti che avevamo segnalato in consiglio». Motti rivela anche quella che è stata la soluzione indicata dalla dirigente «che ha risposto: “dipenderà dalla capacità futura di incasso dell’Ente”. Vale a dire: se s’incassa, si rimette qualcosa a posto, se no, sono altri debiti. Fino all’inevitabile collasso».
Nella loro interrogazione Motti e D’Angelo chiedono anche di sapere «per quali drammatiche necessità si sia fatto ricorso a fondi stanziati per: assistenza disabili, buoni libro, erogazione per emergenza Covid, comprese quelle donate dai cittadini e, addirittura, contributi per la solidarietà alimentare». La consigliera, che fa parte dei sette definiti «dissidenti», conclude: «Non si lavora per risanare davvero, si fa solo finta per continuare a campicchiare. Per la serie: sopravvivo come se fossi in piena salute fino a stramazzare al suolo. Conclusione: lasceremo fardelli sempre più pesanti sulle spalle dei nostri figli, portando, infine, il Comune alla peggior forma di dissesto possibile. La cosa da evitare a tutti i costi è che un bel giorno ci si arrenda all’evidenza di un dissesto non pilotato, che certamente un anno fa ma, forse, ancora oggi è possibile scongiurare con una strategia coraggiosa alla luce del sole».