Mondragone (Caserta) – Riceviamo e pubblichiamo da Ambc – Associazione Mondragone Bene Comune. – continua sotto –
«Scriviamo questo comunicato mentre fuori piove e – come sempre – mezza città va sott’acqua. Sono le 12.30 di martedì 9 marzo. Ve li ricordate i nostri “politicanti umarells” a presidiare (e propagandare) i lavori della famigerata Bandiera Blu? Per ironia della (nostra brutta) sorte, contemporaneamente cessano anche di erogarci l’acqua potabile. Povera città! Ma questi sono disagi ai quali ci hanno costretto negli anni a fare il callo (anche ricorrendo -con non pochi rischi per la nostra salute- all’acqua di migliaia di pozzi ad uso domestico, quasi sempre fuori controllo). Ben altri sono i disagi che attanagliano oggi tantissime famiglie! Sono anni che l’Ambc punta il dito contro l’assenza di un Asilo Nido a Mondragone. – continua sotto –
Nei giorni scorsi Azione di Carlo Calenda evidenziava come: “…nei primi anni di vita di un bambino si sviluppano delle competenze fondamentali per il suo futuro, eppure in Italia solo 1 su 4 va all’asilo nido, metà della Francia e meno dell’obiettivo europeo. Questo divario, uno dei tanti che ci allontana dai nostri vicini, va subito colmato. La maggioranza dei bambini che frequentano l’asilo nido proviene oggi da famiglie del Nord Italia o benestanti. Un paradosso, sapendo che bisogna partire presto proprio per contrastare le disuguaglianze di partenza e garantire le stesse opportunità a tutti…”. E noi, a Mondragone, un asilo nido pubblico non lo abbiamo mai avuto. C’è nella nostra città un problema sociale, di disuguaglianza e di pari opportunità gigantesco e che aumenta sempre di più. Ma tale enorme problema la classe politica attualmente al potere -a Mondragone come a Napoli – sembra ignorarlo del tutto. L’Istat ci ha ricordato i dati impressionanti sulla povertà in Italia nel 2020: oltre 5,6 milioni di italiani nel 2020 sono sotto la soglia della povertà assoluta: il 9,4% dei nostri concittadini, con un aumento di 1 milione rispetto al 2019. – continua sotto –
La povertà assoluta cresce ovunque in Italia ed è una povertà che colpisce i più deboli, come 1 milione e 346 mila minori di 18 anni poveri, il valore più alto dal 2005 (leggi qui)! Bambini e adolescenti costretti a vivere in povertà assoluta all’interno di una società “avanzata”, ricca, se non addirittura opulenta. Bambini e adolescenti esposti ai rischi di malattie (perché la prevenzione in famiglie povere può risultare un lusso), di analfabetismo di ritorno (soprattutto nella scuola della Dad: una fotografia dello stato delle cose, in questo senso, ce la offre l’analisi pubblicata qualche giorno fa da Save the Children) e di cadere nella piccola criminalità. Bambini e adolescenti per i quali il mitico ascensore sociale non è bloccato, non c’è proprio! – continua sotto –
Ma Sindaco e Consiglieri (comunali o regionali) conoscono la realtà che dovrebbero governare? Sanno, per esempio, qual è il disagio delle famiglie con figli a Mondragone? Vediamo come stiamo messi nella nostra città, utilizzando elaborazioni Openpolis e anche raffrontando – come l’Ambc è abituata a fare – la nostra situazione con quella dei comuni limitrofi. A Mondragone il 9,10% delle famiglie si trova in un potenziale disagio economico. Stiamo parlando di oltre 1.100 famiglie che fanno fatica a tirare avanti dignitosamente. Un numero che con la pandemia, ci dicono gli esperti, è -con ogni probabilità- addirittura più che raddoppiato. Stiamo parlando di una situazione drammatica che il raffronto con la realtà circostante rende evidente. – continua sotto –
A Sessa Aurunca la percentuale di famiglie in difficoltà è del 4,90%; a Cellole del 6%; a Falciano del Massico del 4,30%; a Carinola del 3,60%; a Teano del 4,30%; a Cancello ed Arnone dell’8,80%. Solo a Castel Volturno troviamo una situazione peggiore di quella mondragonese, con l’11,20% di famiglie in potenziale disagio economico. A dimostrazione ulteriore che abbiamo un gravissimo problema sociale (oltre a quello ambientale) sul Litorale Domizio che andrebbe affrontato -politicamente- con la massima urgenza e con un’attenzione speciale da parte della regione Campania e del Governo Nazionale (e pensare che noi stiamo ancora in attesa di conoscere come, quanto e quando è stato dato da Pacifico & Co. del secondo bonus spesa). Vorremmo tanto che questi mesi (speriamo pochi) che ci separano dalla fine del triste mandato di Pacifico e della sua (cattiva) amministrazione servissero per tirare su una nuova classe dirigente locale fatta di giovani, di ragazze e ragazzi vogliosi di candidarsi ad amministrare il comune e in grado di prendersi sulle spalle il futuro di Mondragone, facendo a meno di padrini e di padroni. – continua sotto –
Sfruttando questo tempo per studiare a fondo la città e i suoi mali (scientificamente), per prepararsi tecnicamente ad affrontarli, per sapere dal primo giorno dopo le elezioni cosa fare e come farlo, per progettare una città diversa ma possibile e per amministrare senza essere ostaggio dei saperi (o dell’ignoranza) di burocrati e non. I pacchetti di voti (delle famiglie, degli utenti, dei clienti, dei pazienti) potranno assicurare – forse- lo scranno ma non daranno- come sempre- alcuna patente di buongoverno, buongoverno che parte soltanto dall’umiltà del sapere, dal sacrificio dell’apprendimento continuo e da un’idea, una visione di comunità. – continua sotto –
La disuguaglianza, le pari opportunità, le povertà che avanzano, l’invecchiamento della popolazione, la questione giovanile e quella di genere, il lavoro, il nuovo welfare … sono temi con i quali qualsiasi classe politica locale dovrà fare i conti. Conviene, quindi, iniziare seriamente a prepararsi. E a farlo subito. Per non perpetuare gli errori del passato prossimo e remoto. E vorremmo che si iniziasse sapendo che per cambiare la città c’è bisogno dei partiti, del volontariato, delle associazioni di categoria, delle parrocchie, dei quartieri, della cosiddetta “società intermedia”. E che fare politica, aderendo ad un partito- e semmai candidandosi in una lista- non è meno nobile che farla in un’associazione sportiva, culturale o sociale che sia e che, infine, fare non è più dignitoso o utile che proporre, progettare, controllare, informare o anche criticare. Sono soltanto le tante facce della partecipazione e della buona politica, che da tempo abbiamo perso».