Recovery, nella bozza anche tre grandi riforme: Giustizia, Appalti e Pubblica Amministrazione

di Redazione

Le sei missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) saranno accompagnate anche da due riforme strutturali della giustizia e della Pubblica amministrazione. E’ quanto prevede una bozza elaborata in vista del Consiglio dei ministri atteso per venerdì 23 aprile. Nel documento vengono citate altre riforme giudicate “abilitanti”, come le semplificazioni per la concessione di permessi e autorizzazioni e interventi sul codice degli appalti. – continua sotto  – 

Uno schema molto articolato, che conferma 6 missioni e 16 componenti per il Recovery Plan. A differenza della vecchia bozza vengono individuati 39 assi su cui sviluppare gli interventi (prima erano “linee” ed erano 48), che a loro volta si suddividono in 135 investimenti e 7 riforme. Tra queste tre riguardano la pubblica amministrazione (trasformazione, accesso e competenze), poi c’è la riforma del sistema della proprietà industriale, quella della formazione obbligatoria per la scuola, le politiche attive del lavoro e la riforma della medicina territoriale. – continua sotto  – 

Per quel che riguarda la governance del Pnrr, c’è la “responsabilità diretta delle strutture operative coinvolte: ministeri ed enti locali e territoriali per la realizzazione degli investimenti e delle riforme entro i tempi concordati e la gestione regolare corretta ed efficace delle risorse”. Lo si legge in una bozza di presentazione del Pnrr in vista del Consiglio dei ministri. “Monitoraggio, rendicontazione e trasparenza”, si legge, saranno “incentrate al Ministero dell’economia che monitora e controlla il progresso dell’attuazione di riforme e investimenti e funge da punto di contatto unico per le comunicazioni con la Commissione Ue”. – continua sotto  – 

Oltre 40 miliardi nella digitalizzazione – Il Pnrr ammonta a 221,5 miliardi: 191,5 inquadrati nel Recovery fund e 30 derivanti dal fondo complementare. Il Governo propone “un approccio integrato” tra Pnrr e fondo, con “medesimi obiettivi e condizioni”. “Unica differenza rilevante – si legge ancora – nessun obbligo di rendicontazione a Bruxelles e possibilità di scadenze più lunghe rispetto al 2026 in alcuni casi”. Sei le missioni: a digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, vanno 42,5 miliardi; a rivoluzione verde e transizione ecologica vanno 57 miliardi; 25,3 miliardi vanno a infrastrutture per la mobilità sostenibile con 25,3 miliardi; 31, 9 miliardi a istruzione e ricerca; 19,1 miliardi a inclusione e coesione e poi salute con 15,6 miliardi.

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