Sono stati assolti perché “il fatto non sussiste” i due imprenditori edili, di 59 e 60 anni, entrambi del Napoletano, imputati nel processo per la morte dell’operaio Angelo Perrotta, avvenuta a Caserta il 20 giugno del 2011. 46 anni, originario di Pollena Trocchia (Napoli), sposato con cinque figli, Perrotta era al lavoro, da solo, in un cantiere situato in via Colombo, all’angolo con corso Trieste, su un’impalcatura alta circa dieci metri, da dove precipitava, schiantandosi al suolo. Nonostante il violento impatto, ancora cosciente, Perrotta allertava i soccorsi. Sul posto arrivava un’ambulanza del 118 ma l’uomo moriva durante il tragitto verso l’ospedale. – continua sotto –
Secondo l’accusa, i due imputati – uno in qualità di rappresentante della ditta esecutrice dei lavori di ristrutturazione e datore di lavoro della vittima; l’altro di responsabile di cantiere per vigilare sull’osservanza, da parte dell’operaio, degli obblighi di legge sull’utilizzo di dispositivi di protezione – “cagionavano per colpa, consistita in imprudenza, negligenza e imperizia e nella violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, per ciascuno sopra specificate, la morte di Perrotta Angelo, operaio irregolare […] il quale, mentre si apprestava ad eseguire la posa in opera del primer bituminoso sulla copertura del volume edilizio posto in corrispondenza del secondo piano dell’edificio, scavalcata la balaustra del ballatolo sita al secondo piano e, posizionatosi sulla mezza passerella metallica, al fine di sollevare con il comando elettrico il contenitore del primer agganciato al paranco, mentre sganciava il contenitore perdeva l’equilibrio cadendo al suolo dopo un volo di circa 10 metri con conseguente poli trauma cranio – torace-addominale, con shock traumatico emorragico e coma cui seguiva il decesso”. – continua sotto –
Ma il giudice Massimo Urbano del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha accolto la tesi del legale difensore dei due imputati, l’avvocato Raffaele Costanzo, assolvendoli, dopo che la pubblica accusa aveva chiesto una condanna, per entrambi, a 3 anni e sei mesi ciascuno. A quest’ultima richiesta si era associata anche la parte civile costituita dai familiari della vittima.