Beni per un valore di diversi milioni di euro – tra compendi aziendali, società cooperative ed edilizie, immobili, autoveicoli, conti correnti bancari e postali – sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia, su disposizione del Tribunale di Torino, nel corso dell’operazione “Platinum” eseguita tra Torino, Calabria, Germania, Spagna e Romania. 33 le persone finite in carcere con le accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, estorsione ed altri reati, aggravati dalle modalità mafiose. – continua sotto –
Nel mirino degli investigatori sono finite le famiglie della “locale” di ‘Ndrangheta di Volpiano (Torino), ritenute il terminale economico della famiglia Agresta di Platì (Reggio Calabria), da tempo radicata nella cintura nord di Torino, ed esponenti della famiglia Giorgi (detti “Boviciani) di San Luca, ritenuti responsabili di narcotraffico internazionale e attivi in Piemonte, Calabria, Sardegna e, in Germania, nel Land del Baden Wùrttemberg, nelle località turistiche del Lago di Costanza. Controlli e perquisizioni anche nel nord Sardegna ad opera dei carabinieri della compagnia di Alghero. Sotto sequestro sono finite cinque compagini societarie che operano nel settore della ristorazione (torrefazione “Caffè Millechicchi”, bar “VIP’S” di Torino, una rivendita tabacchi a Volpiano), nel settore immobiliare (“G.P. Immobiliare”) e nel settore dell’edilizia (“General Costruzione”); imprese con sede nel capoluogo piemontese. – continua sotto –
Le indagini si sono articolate su due filoni. Il primo, da cui si origina l’inchiesta, è stata avviata nell’ottobre 2016 e volta ad accertare l’affiliazione di alcuni soggetti alla ‘ndrangheta, in seno alla “locale” di Volpiano, con particolare riferimento alla gestione dell’ingente patrimonio illecito accumulato dalla famiglia Agresta, facente capo ad Antonio Agresta, 61 anni, ritenuto uno dei massimi esponenti della ‘ndrangheta in Piemonte. Da un lato, è stata verificata l’appartenenza alla locale di Volpiano degli imprenditori Gianfranco Violi, dei fratelli Mario e Giuseppe Vazzana e di Domenico Aspromonte; dall’altro, certificato il ruolo ricoperto nella gestione – attraverso un importante ed articolato dedalo di società ed attività imprenditoriali – del patrimonio di origine illecita della famiglia Agresta. Accertato, inoltre, il ruolo di prestanome svolto da Andrea Aurora al servizio di Gianfranco Violi, nei cui confronti sono state sequestrate, benché intestate a persone di comodo, le cinque società. – continua sotto –
Il secondo filone, avviato nel novembre 2017, ha permesso di individuare un ulteriore sodalizio di matrice ‘ndranghetista riconducibile alla famiglia Giorgi di San Luca, dedito in maniera stabile al narcotraffico internazionale e i cui sodali trovano allocazione, oltre che in Calabria ed in Piemonte, anche in Lombardia, Sardegna e Sicilia, nonché all’estero, nel Land del Baden – Württemberg, notoria località turistica della Germania. La perfetta collaborazione tra gli investigatori italiani e tedeschi, ha consentito di decapitare il vertice di un potente sodalizio sanluchese, armato ed aggravato dal vincolo mafioso, facente capo alla famiglia Giorgi ed in particolare ai fratelli Domenico (classe 1963), Francesco (1966), Giovanni (1972), Sebastiano (1973) ed il nipote Valter Cesare Marvelli (1983), e composto da altri sodali quali Antonio Giorgi (1986), Domenico Giorgi (1982) in atto detenuto ad Alghero per omicidio volontario, Antonio Giorgi (1990), Sebastiano Signati (1976), Stefano Sanna e Pietro Parisi (1980) con il suo luogotenente in Sardegna Luciano Vacca. – continua sotto –
Ricostruite le dinamiche criminose ed acquisire importantissimi riscontri in ordine ad un ingente traffico di sostanze stupefacenti tra l’Olanda, la Germania, la Spagna e l’Italia, gestito dalla famiglia Giorgi, i cui profitti risulterebbero investiti in attività commerciali, soprattutto in territorio tedesco. Durante le indagini, in diverse circostanze ingenti quantitativi di stupefacente e somme di danaro sono stati sottoposti a sequestro dalle forze di polizia sia in Italia che in Germania. E’ emersa, inoltre, la gestione, da parte dei membri della famiglia Giorgi, della cassa comune in cui affluivano depositi di denaro contante in Piemonte e Calabria, della logistica per il trasporto del narcotico e del denaro provento del traffico, nonché della rete di comunicazione criptata all’interno della quale i sodali comunicavano facendo spesso ricorso ad anonimi nickname, utilizzando telefoni BQ con protocollo Encrochat ed altri apparati con sistema di criptazione Sky, eccetera. – continua sotto –
L’attività investigativa ha permesso, quindi, di monitorare e ricostruire diverse trattative condotte dai Giorgi, per l’importazione di ingenti quantitativi di cocaina, con Giuseppe Romeo, detto “Maluferru” o “il nano”, già latitante poiché colpito da misura cautelare in seno all’operazione “Pollino” ed arrestato l’11 marzo scorso a Barcellona, in Sparana, con membri della famiglia “Assisi” (Nicola Assisi ed il figlio Patrick erano all’epoca latitanti, poi tratti in arresto in Brasile l’8 luglio 2019) per l’approvvigionamento di cocaina dal Brasile, nonché con narcotrafficanti albanesi, rumeni e colombiani stanziali in Olanda e Belgio. – continua sotto –
É stata poi ricostruita la rete di distribuzione della cocaina dei Giorgi in Piemonte, Sicilia, Lombardia e Sardegna; in quest’ultima regione in particolare è stato individuato un ulteriore sodalizio dedito al narcotraffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, attivo nel cagliaritano; il gruppo, facente capo a Stefano Sanna, era composto anche dalla madre Marinella Matta, dalla compagna Valentina Murgia, da Roberto Schirru e Giorgia Fadda. Tra i destinatari della misura cautelare anche Iolanda Giorgi, moglie di Domenico Giorgi (1982), alla quale, con la costante assistenza e consulenza dell’affarista sardo Vincenzo Smimmo, anch’egli arrestato, era stato intestato fittiziamente un Bar-Caffetteria ad Alghero, di fatto riconducibile al cognato Giovanni Giorgi (1972). Le indagini in Sardegna sono state eseguite di concerto con i carabinieri del Comando provinciale di Sassari, co-delegati dall’autorità giudiziaria torinese. – continua sotto –
Eseguita una misura cautelare nei confronti di un appartenente alla Polizia Penitenziaria in servizio alla casa di circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino, figura di fiducia dei Giorgi, nonché acquirente di sostanza stupefacente dagli stessi. La stessa misura è stata eseguita con la collaborazione del nucleo investigativo centrale della Polizia Penitenziaria. Le perquisizioni hanno permesso di rinvenire e sequestrare 4 pistole, due etti di cocaina, oltre 50 mila euro di denaro in contante e diversi beni preziosi. IN ALTO IL VIDEO