Arrestati dopo circa 20 anni i responsabili dell’omicidio di Raffaele Lubrano, figlio del boss Vincenzo Lubrano, ucciso a Pignataro Maggiore, nel Casertano, nel 2002 per volontà, secondo gli investigatori, dell’allora superlatitante Michele Zagaria, capo della fazione del clan dei casalesi, arrestato il 7 dicembre 2011 a Casapesenna dopo 16 anni di irreperibilità. – continua sotto –
L’agguato mortale – La sera del 14 novembre 2002 Raffaele Lubrano, detto “Lello”, all’epoca 43enne, dopo aver lasciato il suo studio di via Vittorio Veneto, a Pignataro Maggiore, mentre percorreva la strada a bordo di una Toyota Land Cruiser, diretta verso la zona periferica, veniva superato da un’Alfa Romeo 164 e poi bloccato nei pressi del Bar Giordano dove i killer iniziavano ad esplodere diversi colpi d’arma da fuoco. Lubrano, nel disperato tentativo di scampare all’agguato, riusciva ad invertire la marcia, dandosi alla fuga in direzione del centro abitato. Il commando omicida, quindi, si poneva all’inseguimento esplodendo numerosi colpi lungo l’intero tragitto fino a via Latina dove Lubrano, dopo aver urtato con il suo fuoristrada il muro di un’abitazione, tentava una disperata fuga a piedi ma veniva raggiunto e finito dai sicari. Questi si dileguavano in direzione di Pastorano, abbandonando l’Alfa Romeo 164 (risultata rubata ad Aversa due giorni prima) in località Arianova e dandola alle fiamme con all’interno le armi poco prima utilizzate. – continua sotto –
Casalesi volevano espandersi sul territorio dei Lubrano – Le indagini hanno consentito di accertare come l’omicidio nacque a seguito delle mire espansionistiche del clan dei casalesi su una porzione di territorio dove agiva un sodalizio criminale “autoctono”, il clan Lubrano-Ligato-Abbate. Ciò, nel corso del tempo, aveva determinato spesso frizioni, seguite da tregue strategiche, al culmine delle quali il vertice camorristico casalese era prevalso, dettando le proprie regole, imponendo la presenza di loro luogotenenti e costringendo “i paesani” ad accontentarsi della gestione di attività delittuose di minore rilevanza e fruttuosità. – continua sotto –
Gli arrestati – Dall’attività investigativa, avviata nel 2019, è emersa la responsabilità di esponenti di primissimo piano del clan dei casalesi: Michele Zagaria, 63 anni, e Giuseppe Caterino, di 67, rispettivamente detenuti nelle carceri di Sassari e Viterbo, ritenuti i mandanti dell’omicidio; Salvatore Nobis, 62 anni, e Antonio Santamaria, di 46, rispettivamente a Tolmezzo (Udine) e Viterbo, considerati basisti, o “specchiettisti”, con il compito di seguire la vittima durante i suoi spostamenti. Già lo scorso anno era stato emesso un analogo provvedimento restrittivo nei confronti di Francesco Schiavone, 68 anni, alias “Cicciariello”, omonimo e cugino del capoclan Francesco “Sandokan” Schiavone. – continua sotto –
Ordinanze giunto dopo ricorso Dda – Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Tribunale del Riesame di Napoli, a seguito di ricorso della Direzione distrettuale antimafia partenopea, ed eseguite stamani – nelle case circondariali dove sono detenuti i destinatari – dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta.