Aversa (Caserta) – Ad oggi non c’è nessun criterio per capire chi rientrerà nel mercato ortofrutticolo, se non quello della regolarità nel pagamento dei canoni. Non si capisce, però, dalla delibera approvata ieri sera dalla maggioranza, dopo tre ore esatte di discussione, cosa accadrà se ad essere in regola saranno più dei 25 stand attualmente fruibili. Non si può dimenticare, infatti, che gli operatori al momento della chiusura erano ben 52. Insomma, un problema che sembra essere irrisolvibile. Questo anche alla luce della lunga discussione che si è registrata nel pomeriggio di ieri in Consiglio comunale. – continua sotto –
Un’analisi fatta in aula dalla consigliera comunale del Pd Eugenia d’Angelo che ha evidenziato come anche non sia stata esaustiva la delibera di approvazione dei lavori del 2019 tanto che tutto il mercato non sarà aperto, ma solo metà, definendo il tutto «una bugia raccontata alla città». Il Civico consesso era chiamato ad approvare una proposta di delibera con la quale si demandava al dirigente Stefano Guarino di attivare tutte le procedure per la riapertura entro trenta giorni. Il tutto senza, però, entrare nel concreto. Tanti gli interventi, molti sei quali, solo strumentali. Per Luigi dello Vicario si è trattato di un inutile passaggio in Consiglio; Alfonso Oliva di Fratelli d’Italia ha parlato di bavaglio alle opposizioni con rinvio delle mozioni o delle interrogazioni per poi continuare: «Il problema è capire chi deve entrare. E’ stata scavalcata la commissione consiliare e la riunione dei capigruppo. Nella delibera si danno direttive generiche. Quali sono i criteri per riaprire? Non è detto da nessuna parte». – continua sotto –
Federica Turco di “Noi Aversani” ha fatto appello alla necessità di unità della politica. Il capogruppo Dem, Paolo Santulli, ha dichiarato: «Una discussione che serve solo per perdere altro tempo. Siamo di fonte ad un atto gestionale che poteva essere deliberato dalla giunta. In questa sede vanno segnalate le responsabilità dei ritardi di questi quasi due anni. Probabilmente questa maggioranza non ha ancora ben chiaro cosa si deve e come si deve fare. Cosa deve fare il dirigente in trenta giorni? Indirizzi già dati nel dicembre 2019 dal consiglio comunale. Le responsabilità sono ben chiare nel tempo. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, non c’è più tempo: un’intera generazione politica ha colpe. Diamo a tutti il via libera al rientro». Intervenuto il dirigente Stefano Guarino, su richiesta di Roberto Romano: «Ho ricevuto, a fine aprile, la notizia di fine lavori su ottomila metri quadrati. Abbiamo inviato la documentazione all’Asl che ha dato l’ok. Ci sono stati interventi su diversi stand. Oggi 19 operatori e 6 commissionari, ossia 25 stand, possono essere operativi». Alla domanda di Imma dello Iacono «Quali indirizzi sono stati dati al dirigente per consentire la riapertura?», il dirigente Guarino ha risposto, in pratica, che, di fatto, non ci sono stati indirizzi e che, ad oggi, sono in regola sicuramente meno operatori rispetto ai 25 posti oggi disponibili. Da parte sua, il sindaco Alfonso Golia ha centrato il proprio intervento sulla circostanza che sia giusto che non entri chi non è in regola. Il primo cittadino si è anche detto d’accordo con Santulli che ha ricordato come sin dal 2003 ci sia una delibera di Consiglio comunale, esecutiva, che prevede il trasferimento del mercato. – continua sotto –
A margine della seduta da segnalare la presa di posizione della consigliera comunale Luisa Diana Motti che ha comunicato al presidente del Consiglio comunale, Carmine Palmiero, di non partecipare ai lavori. «Venerdì scorso, – ha dichiarato – nessuno dei consiglieri, che si dichiarano di maggioranza, si è presentato all’adunanza, senza dare notizia dell’atteggiamento evidentemente concordato, a chi della loro maggioranza ritenevano non essere parte. Questa mancanza di riguardo per quanti avevano anche derogato a impegni personali o professionali per assicurare la presenza, dà la misura della caduta anche del minimo garbo istituzionale da parte di chi ormai si sente svincolato dall’osservanza delle regole, ora anche di quelle della buona educazione». Anche per Motti, comunque, l’atto in discussione sarebbe stato di competenza della giunta e non del consiglio.