Tra Torino, Mappano (Torino) e nella provincia di Cagliari, i militari dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione, nell’ambito dell’operazione “Marco Polo”, ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa il 10 maggio scorso dall’autorità giudiziaria torinese, a carico di 5 soggetti di nazionalità cinese e a un decreto di sequestro preventivo di denaro e beni per oltre 85mila euro. I provvedimenti vengono eseguiti dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Torino, supportati dai colleghi dell’Arma territoriale, unitamente a militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza del capoluogo piemontese. – continua sotto –
Le ipotesi di reato sono associazione per delinquere, sfruttamento del lavoro, reati fiscali di emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Il relativo procedimento penale scaturisce da un controllo eseguito il 30 gennaio 2019 dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Torino unitamente a personale dell’Itl e da una denuncia-querela presentata da cittadini extracomunitari richiedenti asilo, che lamentavano condizioni di sfruttamento lavorativo quali dipendenti di un’azienda di Torino che si occupava del confezionamento di pennarelli e penne. Le indagini permettevano di acclarare che due indagati risultavano amministratori di una società di Torino che aveva stipulato contratti di fornitura di servizi per il confezionamento di scatole di pennarelli, penne e matite, con due diverse società committenti. – continua sotto –
In particolare, la società affidataria dei lavori, non disponendo di lavoratori dipendenti, poteva vantare un Durc regolare. In realtà, i lavori venivano subappaltati ad altre imprese amministrate da familiari sodali, i quali provvedevano ad assumere formalmente i lavoratori che dovevano occuparsi del confezionamento. Agli oltre 40 lavoratori individuati, tutti extracomunitari e in attesa del rilascio del permesso di soggiorno/protezione internazionale, veniva corrisposta in maniera reiterata una retribuzione palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali, sproporzionata rispetto alla quantità del lavoro prestato (a fronte di 10 ore di lavoro quotidianamente svolte, senza peraltro fruire di riposi settimanali, venivano riconosciute retribuzioni da 350 ad un massimo di 600 euro mensili, e comunque in base ai confezionamenti effettuati giornalmente), in violazione dei diritti garantiti e delle norme in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, approfittando del loro stato di bisogno. – continua sotto –
Le indagini economico-finanziarie svolte dai Finanzieri di Torino hanno inoltre consentito di individuare i reati tributari contestati a carico degli organizzatori del sistema illecito, mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Tali condotte consentivano sia di praticare prezzi concorrenziali, sia di perseguire connesse logiche di evasione fiscale, facendo figurare costi fittizi legati a prestazioni formalmente affidate in sub-appalto ma in realtà facenti capo unitariamente agli stessi associati. Il profitto di tali reati è stato quantificato in oltre 85mila euro e per tale importo l’autorità giudiziaria ha disposto sequestri su denaro e beni nella disponibilità degli indagati. Le indagini svolte si inquadrano nella tutela di ogni forma di lavoro e nel contrasto al fenomeno delle frodi fiscali, strettamente connesso, che altera le regole della concorrenza tra operatori economici e sottrae risorse pubbliche alla collettività. IN ALTO IL VIDEO