Aversa, la chiesa di Santa Maria Maddalena: simbolo di incuria e degrado

di Nicola Rosselli

Aversa (Caserta) – E’ il simbolo massimo dell’incuria e del degrado in cui versano i monumenti pubblici, i gioielli dell’arte, ma, soprattutto le testimonianze di una memoria che non deve essere dimenticata. La chiesa di Santa Maria Maddalena, (nella foto, credit: Fai) ubicata all’interno dell’omonimo complesso che ha ospitato il più antico e importante manicomio italiano e che oggi, in minima parte, ospita gli uffici dell’Asl Caserta. Un degrado senza fine che è stato utilizzato quale esempio anche dai media nazionali. – continua sotto – 

La chiesa, gioiello, forse irrecuperabile, dell’architettura religiosa è solo la punta dell’iceberg della situazione in cui versa l’intero complesso che, solo per la miopia dei politici casertani, trenta anni fa, quando nacque la seconda università campana, non si volle trasformare in policlinico, dando vita allo spettacolo triste che va avanti da allora di non riuscire a realizzare un ospedale. Negli ultimi giorni in città si sta registrando un movimento di opinione a favore di un intervento di recupero ed è notizia che in questi giorni ci sarà un accesso congiunto di Asl (proprietaria) e Diocesi per verificare la possibilità di un passaggio, anche se per entrare è stato richiesto l’intervento dei vigili del fuoco. L’unica cosa che rincuora è che da tempo le opere d’arte trasportabili sono in custodia presso la chiesa locale. – continua sotto – 

«Venti anni fa, nella dismissione dell’ex Ospedale Psichiatrico, – ha ricordato Ernesto Rascato, libraio e operatore culturale – 23 associazioni consociate nel Centro Sociale Anita per sostenere la chiusura dopo la legge Basaglia, paventarono il successivo abbandono dei luoghi e la cancellazione della memoria. I padiglioni con il loro carico di storie di sofferenza ed emarginazione, la ricchissima biblioteca psichiatrica, il blocco architettonico e il caratteristico chiostro annesso all’antico luogo di culto con rilevanti presenze storico-ecclesiastiche». «Le intenzioni di vivere, preservare e aprire gli spazi alla città – ha continuato Rascato – furono frustrate da un arido burocrate che gestiva l’Usl e l’indifferenza di un sindaco che mal tollerava progetti indipendenti dalla sua amministrazione. I luoghi furono bonificati cacciando le associazioni e continuarono durante l’incompleta e contrastata gestione Rotelli (allievo e collaboratore di Basaglia, ndr). Per non farla lunga, in venti e passa anni più volte sono state rilanciate volontà di ridare vita e progetti ai luoghi, molto lenti e fumosi, elettoralistici e nel frattempo tutti gestiti nei luoghi ristretti ed esclusivi degli uffici proprietari quasi non fosse territorio della città aversana e ricchezza di Bene Comune». – continua sotto – 

«Nella diatriba su responsabilità e proprietà – ha concluso – c’è il complesso ecclesiastico abbandonato e ormai depredato che è lo specchio della povertà ideale e futuristica delle istituzioni in ballo: Asl, Chiesa e Comune in un indecente ping-pong che svilisce il desiderio di riscatto del nostro Sud in tali contingenze. Il pensiero che villette a schiera sorgerebbero in meno di 100 giorni nel perimetro ex- manicomiale ti fora il cervello. La Pandemia sembra debellata, ma la Peste pilatesca delle rimozioni, dell’abbandono rimane fino alle prossime elezioni a meno che non si ribalti il tavolo stringendo all’angolo chi ha responsabilità sui beni collettivi». – continua sotto – 

Per Sergio D’Ottone, console per Aversa del Touring Club Italiano e presidente di Aversaturismo, «è opportuno sottolineare che la situazione di degrado della trecentesca chiesa e dell’intero Complesso della Maddalena, unitamente a quella di tantissimi siti della città, deve essere affrontata, in maniera costante e non episodica, attraverso una programmazione strategica  del Comune di Aversa, in un’ottica di recupero e di sviluppo, soprattutto turistico, di un grande patrimonio-bene comune, accogliendo anche la disponibilità di associazioni, nazionali e locali,  con esperienze consolidate. Un’ulteriore opportunità – sottolinea D’Ottone – per investire in turismo culturale, creando e promuovendo ad Aversa una vocazione turistica di cui si è spesso parlato e scritto senza eccessiva convinzione, che, invece, può essere un’ancora di salvezza ed una strategia vincente in un momento difficile e di tensioni sociali come quello attuale».

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