L’obiettivo era quello di reimporre sul territorio dell’agro aversano il “pizzo” a nome del “clan dei casalesi”. Si tratta di un gruppo che faceva riferimento ad Oreste Reccia e Vincenzo Ucciero, appartenenti alla fazione Schiavone del clan camorristico del casertano, usciti dal carcere, rispettivamente, nel marzo e nel settembre 2020. – continua sotto –
Da allora avevano provato a ricostruire il cartello criminale con estorsioni e violenze durante nel periodo tra il novembre 2020 e il maggio scorso, cercando di ampliare il raggio d’azione anche a Giugliano, nel Napoletano, al confine con la provincia di Caserta. Fino a che il “progetto di ricostituzione” è stato fermato stamani con 13 arresti eseguiti da carabinieri e polizia, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. – continua sotto –
Gli inquirenti sono riusciti ad agire rapidamente grazie alle novità introdotte sulle intercettazioni e soprattutto grazie a un controllo del territorio che in tutti questi anni non ha conosciuto sosta. I pm (Graziella Arlomede e Francesco Raffaele e Maurizio Giordano) contestano agli indagati diverse estorsioni aggravate dal metodo mafioso, perpetrate con lo scopo di agevolare una organizzazione mafiosa. I territori in cui si stava rifacendo forte la pressione mafiosa armata sono quelli casertani di Aversa, San Cipriano, San Marcellino e Villa Literno e quello napoletano di Giugliano. – continua sotto –
Carabinieri e Polizia hanno sequestrato delle armi che Ucciero e Reccia hanno tirato fuori per riorganizzare a livello militare i gruppi: si tratta di diverse pistole ma anche di un kalashnikov e del relativo munizionamento. Nessuna delle vittime, alle quali venivano imposti ratei tra 1000 e 1500 euro, ha avuto il coraggio di denunciare le estorsioni. Anzi, davanti agli investigatori, che li hanno convocati per metterli davanti ai risultati delle indagini, non hanno nascosto il loro terrore per eventuali ritorsioni. IN ALTO IL VIDEO