Aversa (Caserta) – Il 10 luglio vi abbiamo raccontato la storia di una insegnante che dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino anti Covid a febbraio era stata colpita dalla malattia. Una volta conclusi la dovuta terapia e il periodo di isolamento domiciliare, secondo le norme di legge, si era presentata al centro vaccinale dove le era stato detto che, sempre a norma di legge, non occorreva fare la seconda dose perché chi era vaccinato con prima dose ed era guarito dal Covid aveva completato l’iter vaccinale, pertanto aveva diritto al Green pass. – continua sotto –
Era il 31 marzo, quando le fu data questa informazione con tanto di certificazione ma ad oggi il Green pass non è ancora arrivato malgrado l’insegnante si fosse attivata personalmente per risolvere il problema e sollecitare il rilascio del documento. Inutile la richiesta al centro vaccinale, inutile la richiesta all’Asl, inutili le telefonate ai numeri forniti dallo Stato per ottenere informazioni. Cosicché, come ormai tutti sanno, giacché il Green pass diventa indispensabile per poter viaggiare all’estero, per poter andare al ristorante, in luoghi frequentati da altre persone, è necessario e occorre esibirlo per poter essere ammessi all’ingresso di queste ed altre strutture che il governo sta indicando giorno dopo giorno. Per la nostra insegnante non c’è stato altro da fare che un tampone 48 ore prima della partenza per le vacanze, da ripetere prima di poter ritornare a casa sua. – continua sotto –
Chi credeva che questo potesse essere un caso unico probabilmente sbagliava. Molti ce ne saranno che non vengono segnalati per le più svariate ragioni. Così, nella speranza che chi ha avuto la medesima disavventura si faccio sentire, ve ne proponiamo un altro ritrovato su Facebook, naturalmente evitando di fare il nome dell’autore conosciuto da tutti i suoi amici, perché disegna in maniera particolareggiata la disavventura vissuta che definisce in maniera inequivocabile: “Recluso senza aver commesso alcun reato”. – continua sotto –
Ecco il post: «Io la legge la rispetto sempre. Pago le tasse e le multe, l’assicurazione e il bollo, le revisioni auto, moto e la spazzatura. Io rispetto le regole pure quando hanno il sapore tirannico – mi calo le accetto. In virtù di ciò, vorrei avere da cittadino onesto lo stesso rispetto e attenzione dallo stato. Un paese civile lo si riscontra dai servizi e dalla efficienza nel risolvere i problemi al cittadino e la mia Italia da questo “orecchio” non c’ha mai sentito. Ho avuto il covid a dicembre del 2020 ed ho pagato a caro prezzo sia in termini salute che sotto l’aspetto economico. A fine dicembre, riscontrabile su piattaforma, sono risultato negativo al tampone effettuato e ad aprile, quattro mesi dopo, dietro convocazione, ho fatto dose vaccino che, come da programma e legge, insieme alla malattia avuta e sconfitta, chiude il cerchio al pari dei doppi vaccinati. La sera stessa del vaccino, la dottoressa che mi inoculò la dose mi disse che se mi avessero chiamato per il richiamo (scusate il gioco di parole) di non prendere in considerazione la cosa. Chiaramente mi tocca, conquistato sul campo, il Green pass, indispensabile oggi per essere un uomo libero. – continua sotto –
Premesso che sono un “pro vax” convinto e penso sia veramente l’unico strumento possibile per venire fuori da questo pantano e addirittura trovo giusto il metodo un po’ forcaiolo del lasciapassare a tutti i costi. Detto ciò, mi trovo in una situazione paradossale, tipica di questo paese, che ti fa rabbia perché non hai la soluzione. Dicevo: vaccinato e guarito dal covid ma il mio Green pass non è valido nonostante sulla piattaforma Asl risulti “congruo”, cioè completato iter vaccinazione. Ho girato ospedali, centri vaccinali, medico di base “stendiamo un velo pietoso”, amici medici, conoscenze importanti e niente, nessuno riesce a risolvere il problema. Ho scritto mail al Ministero della Salute, come consigliatomi da più parti, ho provato a contattare il numero verde del ministero e il numero 1500, non ti si filano manco di striscio, ed io intanto non posso mettere il naso fuori grazie alla menefreghismo e alla mala gestione di questo paese. Mi tocca rinunciare alle vacanze, andare per teatri e concerti, ristoranti e musei, navi, barche e chiatte. Ma non è possibile, suvvia! – continua sotto –
Chiedo aiuto agli amici, conoscenti, avvocati. Chiedo a voi di considerare il danno che sto subendo e il dramma stesso di emarginato senza colpe. E non vorrei sentire la solita cosa: lascia stare, è inutile, è una guerra persa. Ma perché, perché, perché? Posso io vivere in queste condizioni senza avere la possibilità di venirne fuori? E ripeto le cose che ho già fatto. Primo passaggio centro dove feci dose vaccino – fatto la fila, turno mio, esposto il problema, consegnata tessera sanitaria, controllo, risposta: “No guardi, a noi risulta tutto a posto, deve rivolgersi al Ministero della Salute”. Al Ministero della Salute? “Telefoni, può anche inviare una email”. Va bene, va bene! Fatto comunque, ma il silenzio regna sovrano. Passaggio Asl, amici più che disponibili, notata incongruenza cercano di risolvere ma pare non sia possibile. Amici medici che hanno accesso alla piattaforma provano a modificare sto maledetto certificato, ma niente. Che fare? Scappare a Kabul? Chiedere asilo politico a Reykjavík? Scegliere di vivere sulla tundra subpolare con otto cani e pelliccia a caccia di orsi e foche? Paese mia che stai sulla collina, che c…!». – continua sotto –
Fin qui lo sfogo del cittadino aversano su Facebook. Accodandosi al suo grido di legalità chiediamo a chi ha, o ha avuto la stessa disavventura, di farsi sentire. Magari cambia qualcosa, anche se la vediamo difficile.