Un giorno lontanissimo cosa le piacerebbe si dicesse di Lei? Come vorrebbe essere ricordato? “E’ un uomo che ha molto amato la scuola e si è sempre sforzato di ascoltare e dialogare efficacemente con tutti”. Così rispose, in un’intervista rilasciata a Pupia nel 2011, un anno prima di andare in congedo, il professor Gennaro Cristiano, storico preside dell’Istituto tecnico commerciale “Alfonso Gallo” di Aversa (Caserta), scomparso lo scorso 15 agosto all’età di 74 anni. Per quasi 20 anni – dal 1 settembre 1993 al luglio 2012 – ha diretto l’istituto normanno, contribuendo alla formazione di intere generazioni. Un preside “vecchio stampo”, severo ma comprensivo, e soprattutto umile; doti che gli hanno da sempre garantito la stima di collaboratori, docenti, studenti e genitori. – continua sotto –
Nato a San Cipriano d’Aversa il 16 aprile 1947, laureato in Lettere Classiche, Cristiano cominciò la carriera di professore negli anni ’70. Nel 1981 convolò a nozze con l’amata Maria: dal matrimonio nacquero le due figlie Lia e Sonia. All’inizio degli anni ’90, vinse il concorso di preside e approdò alla “Ragioneria” (vecchia denominazione con cui oggi ancora molti indicano l’istituto) nel 1993. Innumerevoli sono le testimonianze di coloro che ne ricordano l’umanità, la straordinaria disponibilità che ha sempre avuto per tutti. Senza dimenticare la sua grande cultura, coltivata da una curiosità che lo ha caratterizzato fino alla fine del suo percorso su questa terra. La sua giornata “tipo” in veste di preside era paragonabile a quella di un “maratoneta”, fatta di mille impegni e responsabilità. Sulla sua scrivania erano sempre riposte montagne di documenti ma lui sapeva esattamente dove trovare quello che occorreva. – continua sotto –
Durante il ventennio alla guida dell’istituto, insieme a docenti, personale amministrativo e Ata, aveva affrontato e superato mille difficoltà, a cominciare dalla penuria e pericolosità dei locali scolastici nel periodo in cui il “Gallo” era collocato in un edificio situato vicino all’ospedale “Moscati” di Aversa prima di traslocare, a metà degli anni ’90, nella nuova sede di via dell’Archeologia, al confine con Gricignano. Risolse anche il problema della sede distaccata di Casal di Principe, allora affollatissima, con 2500 studenti a fronte di soli 200 insegnanti. Con l’aiuto dell’Amministrazione provinciale di Caserta e del Provveditorato agli studi, Cristiano riuscì a rendere completamente autonoma la sede casalese. – continua sotto –
Sistemate le problematiche logistiche, si dedicò corpo e anima alla crescita dell’istituto sotto il profilo formativo, non distogliendo mai l’attenzione dalle esigenze degli studenti, molti che lo vedevano come un uomo da rispettare ma anche un “amico” con cui potersi confidare. La sua porta, infatti, era sempre aperta. “Per me gli allievi – diceva – sono tutti come figli, e ad un figlio non bisogna mai far fare anticamera. Loro hanno sempre la priorità su tutto!”. “Al dirigente – sottolineava nell’intervista al nostro giornale online – sono richieste notevoli conoscenze di psicologia, capacità di autocontrollo emotivo. Egli deve ridurre al minimo errori, curare le relazioni interpersonali (ascolto e dialogo) e gestire la conflittualità interna in modo costruttivo. E’ in ogni caso il garante di un buon clima interno, fondamentale in un luogo educativo che la scuola rappresenta”. – continua sotto –
Ai suoi docenti ha sempre consigliato “l’importanza di una formazione permanente per se stessi e una comunicazione con gli allievi schietta ed efficace, non dimenticando che la loro professione è una missione”. Mentre ai colleghi dirigenti diceva che “un buon capo d’istituto non deve essere soltanto un manager, un mero conoscitore delle norme, ma anche e soprattutto un leader con capacità di comunicazione, autorità carismatica”. Ai ragazzi, invece, non mancava mai di consigliare “di studiare con passione, collaborando con i propri compagni, consapevoli che il periodo di istruzione, formazione scolastica è il più bello e interessante della loro vita”. – continua sotto –
Sia prima del congedo che qualche anno dopo si ritrovò ad affrontare problemi di salute, potendo contare sulla vicinanza di colleghi, docenti e anche ex alunni che lui ringraziò con grande affetto. Ma ci tenne a dire che a salvarlo, oltre al fatto di aver sempre creduto in Dio e nei medici che lo curarono, furono determinanti la moglie e le figlie che lottarono e soffrirono con lui. – continua sotto –
Chi scrive fu un suo studente negli anni ’90. Lo ricordo con affetto, era un uomo perbene, serio, sempre pronto al dialogo e al confronto. Era il giugno del 1998, avevo da pochi giorni concluso la maturità e conseguito il diploma. Mi recai a scuola per visionare i “quadri”, come chiamavano gli esiti degli esami affissi in bacheca. Mentre cercavo il mio nominativo sentii una pacca sulla spalla. Era lui, mi salutò con un sorriso e disse che mi aveva sempre apprezzato, soprattutto per la mia schiettezza e la scarsa propensione a quel “lecchinaggio” che veniva implicitamente richiesto da qualche docente per alzare il suo “indice di gradimento” e che io spesso denunciavo, andando a “rompergli le scatole” in presidenza. Ma lui trovava sempre il modo di ascoltare e di placare gli animi. Mi lasciò con la sua convinzione che nel successivo percorso di studi e nel futuro lavorativo sarei riuscito a trovare la mia dimensione ideale. Era davvero un uomo d’altri tempi che sapeva capirti e incoraggiarti senza troppi giri di parole. Un abbraccio caro preside, buon viaggio nell’altra dimensione!