Aversa (Caserta) – Sulle voci di rimpasto in Giunta, che lo chiamano direttamente in causa, indicandolo tra coloro che potrebbero lasciare l’incarico di assessore, interviene uno dei diretti interessati, il professor Luigi Di Santo, che detiene in esecutivo la delega alle Politiche sociali. Secondo questi “rumors”, che abbiamo riportato su queste colonne (leggi qui), la sua poltrona sarebbe stata chiesta dal gruppo de “La Politica che Serve” che nel sociale ha il suo punto di maggiore interesse. – continua sotto –
In una nota inviata all’autore dell’articolo da noi pubblicato, Di Santo scrive: «Caro Nicola Rosselli, vedo che hai dato alle stampe un articolo in cui si legge che l’assessore Melillo, a cui va la mia solidarietà umana e politica, e il sottoscritto saranno probabilmente protagonisti, loro malgrado, di un rimpasto di Giunta. Non conosco le tue fonti e naturalmente non mi interessano. Le motivazioni sembrerebbero diverse ma in particolar modo pare che siamo accusati di “lentezza”. Non parlerò della collega ovviamente, ma per quanto mi riguarda qualcosa vorrei dire. Di solito, come si impara studiando le scienze comportamentali, l’avversario ti attacca attraverso il desiderio di ciò che vorrebbe che tu fossi ma che in realtà non sei. Ciò significa che sei esattamente il contrario. Quindi non lento ma veloce. – continua sotto –
Come sai, ho assunto la carica di assessore alle Politiche sociali da ben quasi sei mesi. A parte il naturale periodo di ambientamento, ho messo in campo riforme strutturali, partendo dai regolamenti, passando per il Piano Sociale di Zona, da tutti apprezzato, dove per la prima volta attraverso forme trasparenti di concertazione, sono stati finanziate tutte le forme di fragilità, e da quando ho la delega, innescando un cammino virtuoso sull’uso sociale dei beni confiscati alla camorra, mai visto prima. Tante altre cose che non cito per brevità. Una su tutte, l’introduzione della figura fondamentale del “Disability Manager”, il cui regolamento giace nella Commissione Statuto che non riesce a svolgersi per i giochi della politica. Sono “lento” giustamente sul rispetto delle regole e delle procedure, perché è necessario prendersi il tempo di fare le cose nella legalità. Questo sì. – continua sotto –
Per cui, caro Nicola, il punto non è la lentezza ma la metodologia. Io sono un tecnico e non ricerco il consenso elettorale. Per me la “Politica che Serve”, cosa che condivido, deve servire a tutti e non solo a qualcuno, deve “servire” e non essere servile. Ci sono tante cose da fare. Bisogna riformare, ad esempio, il sistema delle associazioni. In un appello di pochi mesi fa affermai che non ci sono associazioni di destra e di sinistra ma solo quelle capaci di fare il Bene Comune. Mi batterò, fin quando mi sarà concesso, di evitare che l’associazionismo abbia la tentazione di emulare la politica, nella gestione del consenso, al punto da intrecciare relazioni costruite sulla base di una autosufficienza narcisistica, che danneggia e distrugge le forme di partecipazione in quanto indebolisce i diritti sociali e culturali dei cittadini sotto forma di beni di prestazioni, sgretolando le basi della convivenza. – continua sotto –
Il buon associazionismo libero e neutrale nel metodo, deve ‘scacciare’ quello cattivo. Per come le intendo io, le associazioni sono i vasi comunicanti che trasportano l’ossigeno della partecipazione plurale attraverso i princìpi di trasparenza e di accesso universale. Non ci sono “mappe” che segnano il cammino. Solo il lavoro e lo studio nel rispetto delle regole e nel segno della tutela delle persone. Dice sempre un nostro caro consigliere: “La cambieremo questa città”. Giusto. Ma per cambiare la città è necessario che i primi a cambiare culturalmente ed evolvere siano gli uomini e le donne che la governano. Ovviamente a partire da chi scrive».