Aversa (Caserta) – I componenti della Commissione Consiliare Cultura mettono sotto accusa il sindaco Alfonso Golia e la sua assessora alla Cultura, appunto, Luisa Melillo. Paolo Santulli, Maurizio Danzi, Luigi dello Vicario e Alfonso Oliva hanno fatto affiggere un manifesto nel quale definiscono il sindaco Alfonso Golia un “Podestà” e la Melillo “Commissario alla Cultura”. L’accusa è quella di non tenere assolutamente conto della commissione che “non è assoggettabile” essendo in mano all’opposizione. Ma non per questo non dovrebbe essere presa in considerazione come, invece, accade oggi con le iniziative culturali (quelle poche che si organizzano). – continua sotto –
Insomma, un’accusa che, almeno a prima vista, sembra essere fondata, anche se il manifesto viene contestato dal consigliere Mariano Scuotri. “La setta dei dissidenti, – dice Scuotri – insieme a qualche amichetto acquisito all’opposizione, rema contro l’amministrazione pur continuando ad occupare gli scranni di maggioranza in commissione cultura. Ed il risultato qual è? Uno schifo di manifesto (senza senso e senza contenuti, tra l’altro, simbolo di una grossa vacuità di argomenti), affisso in città, che è un misto di insulti penosi, richiami fascisti e body shaming nei confronti di un assessore, oltre che di orrori ortografici, vedi l’assenza di doppie dove invece la grammatica richiede”. “Vorrei chiedere – continua Scuotri – ai consiglieri firmatari, in particolare a quelli eletti in maggioranza perché, alla luce dei nuovi equilibri in consiglio comunale, determinati da un nuovo riassetto della maggioranza dopo la fuoriuscita poltronara dei dissidenti, i consiglieri ex maggioranza non si dimettono per permettere un azzeramento di tutte le commissioni così da ridistribuire gli equilibri? Così si bloccano i lavori, ed è un male per la città. Come consiglieri, esattamente, cosa hanno prodotto in ambito culturale per Aversa, a parte le critiche sterili?”. – continua sotto –
Non vogliamo essere avvocati difensori dei sottoscrittori del manifesto, ma le poltrone (quelle pesanti da assessore) le hanno avute quelli che sono andati a dare manforte ad un’amministrazione che era stata mandata a casa e che (ancora non si è capito bene l’iter seguito) è stata salvata da un provvedimento prefettizio, e non Santulli e compagni. Inoltre, non si capisce perché i provvedimenti relativi alla cultura non vengono portati in commissione e, soprattutto, perché sindaco e assessore la snobbano. Non dimentichiamo che quei consiglieri comunali sono stati eletti dagli aversani, l’assessore no.