Laura Ziliani è stata stordita dai farmaci. Ma non uccisa dal composto di benzodiazepine trovato nel suo corpo. Chi indaga è convinto che l’ex vigilessa bresciana sia stata soffocata con un cuscino mentre dormiva sotto effetto di ansiolitici “potenzialmente idonei a compromettere le capacità di difesa”. Ora bisogna vedere quali elementi sul cadavere, a distanza di 140 giorni dal decesso, possono ancora essere trovati a sostegno della tesi del soffocamento non violento.
Sono fissati per martedì gli interrogatori di garanzia delle sorelle Silvia e Paola Zani, 27 e 19 anni, figlie della vittima, e Mirto Milani, fidanzato coetaneo della maggiore, sopranista iscritto al Conservatorio di Milano, arrestati venerdì scorso con l’accusa di avere ucciso la vedova 55enne, impiegata comunale a Roncadelle. Lo riportano Bresciaoggi e l’edizione bresciana del Corriere della Sera. I tre compariranno davanti al gip Alessandra Sabatucci, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare su richiesta del pm Caty Bressanelli. Al momento le ragazze sono al carcere bresciano di Verziano, mentre Mirto si trova nell’altro carcere di Brescia, Canton Mombello.
Vedova dal 2012, viveva insieme a nuovo compagno e tornava a Temù nel weekend – Impiegata comunale a Roncadelle, nel Bresciano, allo sportello unico per le imprese, Laura dopo la morte del marito Enrico Zani nel 2012 (travolto e ucciso a 53 anni da una valanga mentre sciava insieme ad un amico, anch’egli deceduto) viveva da alcuni anni a Urago Mella, sempre nel Bresciano, insieme al nuovo compagno e alla figlia secondogenita di 25 anni (estranea all’inchiesta) che soffre di problemi di salute. Quasi tutti i weekend tornava nella casa di Temù, dove abitavano le altre due figlie e dove spesso dimorava anche Mirto Milani. La donna sarebbe morta nel sonno la notte tra il 7 e l’8 maggio, nella sua casa di Temù: quando è stata ritrovata, tre mesi dopo, lungo l’argine del fiume Oglio, occultato in un luogo che ne ha permesso una discreta conservazione per tre mesi. Dall’autopsia, secondo i consulenti della procura, “appare poco probabile sia rimasto per un lungo periodo nelle condizioni ambientali che caratterizzavano il luogo del ritrovamento”, all’aperto. Ma se e dove Laura sia stata nascosta non è ancora chiaro.
Il movente economico – Alla base dell’omicidio ci sarebbero motivi economici legati al patrimonio immobiliare della donna, del quale le figlie volevano prendere possesso: una decina di case sparse fra la Valcamonica e Brescia, delle quali è comproprietaria anche l’altra sorella Lucia. Ad alimentare la credibilità della tesi per gli inquirenti, una serie di intercettazioni in cui le due sorelle apparivano entusiaste per aver dato un anticipo sull’acquisto di un’auto di lusso e la prenotazione di una vacanza. Le due ragazze parteciparono anche in alcune trasmissioni televisive, dove affrante e in lacrime lanciavano appelli per ritrovare la loro madre: per loro adesso si sono aperte le porte del carcere. A sostegno del movente economico c’è un foglio scritto a mano che, come riferisce l’agenzia Ansa, sarebbe stato trovato sul tavolo della sala da pranzo dell’abitazione di Temù, nella zona dove viveva Laura nel fine settimana. Si tratterebbe di un elenco dettagliato con tutti i possibili interventi, stanza per stanza, per trasformare con “9mila euro”, la palazzina in un bed and breakfast. Un progetto che fino a quando Ziliani è rimasta in vita ha provato a rimandare. – continua sotto –
Il racconto delle figlie – Secondo il racconto delle figlie Paola e Silvia, era uscita la mattina dell’8 maggio dalla sua casa di famiglia a Temù, un paese di 1.100 abitanti a 80 chilometri da Brescia, per fare trekking nella valle. I cani della polizia avevano individuato tracce della donna lungo una strada che si allontanava da casa verso i boschi della zona. Altre tracce però non erano state trovate e nel frattempo erano emerse alcune contraddizioni nel racconto delle due figlie e di Mirto Milani. Innanzitutto nelle giornate dell’8 maggio e in quelle precedenti il traffico dei loro telefoni cellulari, consegnati agli investigatori, era risultato molto scarso, cosa giudicata piuttosto anomala, spingendo all’ipotesi che in quei giorni avessero utilizzato altri telefoni. Le due ragazze avevano poi raccontato che la mattina dell’8 maggio avevano visto la madre digitare sul proprio cellulare, come se stesse facendo una ricerca o scrivendo a qualcuno. Ma dalle analisi il telefono, che era stato ritrovato dietro una scala in casa, era risultato spento dalla sera prima. Inoltre risultava spento anche il Gps dell’orologio, mai ritrovato, che Laura Ziliani teneva sempre al polso.
Le intercettazioni e la svolta nelle indagini – Dopo poche settimane, una serie di elementi aveva portato gli investigatori a escludere la pista dell’incidente e a concentrarsi sull’eventualità che la donna fosse stata assassinata e che il suo corpo fosse stato nascosto. I sospetti erano ricaduti su due delle tre figlie della donna e Milani. I telefoni dei tre giovani erano stati messi sotto controllo: ne era emersa una certa euforia da parte delle due figlie nel gestire interamente il denaro proveniente dall’affitto di una casa di proprietà della famiglia. Mirto Milani, invece, al telefono con un amico aveva ipotizzato che la donna fosse scappata da qualche parte per fuggire ai creditori. Aveva anche detto che riteneva la Ziliani incapace di gestire i propri soldi e giudicava disastrosa la situazione economica della famiglia. Il 28 giugno Silvia e Paola Zani e Mirto Milani vennero indagati con l’ipotesi di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Cinque giorni prima era stata trovata una scarpa da montagna della donna su un piccolo ponte sul torrente Fiumeclo, emissario dell’Oglio. Nessuno, durante le ricerche, l’aveva notata prima. L’altra scarpa era stata trovata subito dopo, nascosta tra alcuni rovi poco lontano. Nel torrente erano poi stati trovati anche jeans della donna. L’8 agosto il corpo di Laura Ziliani fu ritrovato sulla sponda dell’Oglio, nel territorio di Vione. Per i carabinieri il ritrovamento della scarpa era stato solo un tentativo di depistaggio.
Stordita con ansiolitici e poi uccisa – L’arresto di Milani e delle due sorelle Zani è arrivato dopo i risultati tossicologici dell’autopsia. Riguardo alle sostanze rilevate, la relazione degli anatomopatologi dice che “è possibile ritenere che al momento del decesso la donna si trovasse sotto l’influenza di tale composto, anche potenzialmente idoneo a comprometterne la capacità di difesa rispetto a insulti lesivi esterni”. Nell’ordinanza di arresto, firmata dal gip di Brescia Alessandra Sabatucci, è riportata l’ipotesi che “Ziliani Laura abbia trovato la morte all’interno delle pareti domestiche per mano dei tre soggetti ivi presenti la sera del fatto e che gli accadimenti successivi altro non siano che un tentativo di depistaggio posto in essere dagli autori del reato”. Secondo l’ordinanza del gip “il proposito omicidiario è il frutto di una lunga premeditazione e di un piano criminoso che ha consentito loro di celare per lungo tempo la morte e di depistare le indagini”. L’ipotesi dei carabinieri è che Laura Ziliani, stordita dalle benzodiazepine, sia stata poi soffocata con un cuscino. Non sono ancora note ipotesi su cosa possa essere eventualmente accaduto dopo la morte della donna. Il corpo non presentava tracce compatibili con una lunga permanenza in acqua: l’ipotesi investigativa è che possa essere stato nascosto in un ambiente le cui caratteristiche hanno rallentato il processo di decomposizione. – continua sotto –
Il compagno: “Era serena e tranquilla” – Subito ascoltato dagli investigatori, una volta che di Laura non si era più saputo nulla, il nuovo compagno, Lorenzo, aveva spiegato di aver visto la compagna “serena e tranquilla” per l’ultima volta nella serata di sabato 7 maggio, poche ore prima dell’omicidio, avvenuto la domenica della Festa della Mamma. “Avevamo parlato molto durante il tragitto da Brescia a casa sua a Temù, mi era sembrata tranquilla e serena”, aveva riferito l’uomo ai carabinieri. Dopo aver saputo degli arresti delle figlie di Laura e di Milani, si è chiuso nel silenzio e preferisce non parlare con i giornalisti.
La madre: “Milani si intrometteva in affari di famiglia” – La madre di Laura, Marisa Ziliani, aveva detto ai carabinieri di sapere che sua figlia aveva più volte espresso un forte disagio perché Mirto Milani si intrometteva pesantemente negli affari economici di famiglia. In particolare i due avevano spesso discusso in merito a futuri lavori di ristrutturazione della casa di famiglia che, nei progetti, doveva essere trasformata in un bed and breakfast. Laura Ziliani voleva ritardare l’inizio dei lavori, a cui chiedeva che partecipassero economicamente anche le figlie. Proprio Mirto, riferiscono gli inquirenti, aveva iniziato a gestire gli appartamenti in locazione, contattando con gli inquilini per rivendicare arretrati e alzare i canoni. E sempre lui, con il chiaro intento di depistare le indagini, voleva far credere che Laura fosse piena di debiti e per questo scappata a fare “la bella vita” altrove. Il 31 maggio, intercettato, parlava al telefono con un amico: “Alla fine le volevo bene, ma la situazione è disastrosa: spendeva più di quanto prendeva”. E ancora: “Magari nel tempo ha dirottato i soldi su un altro conto e adesso si sta facendo la bella vita da qualche parte” fino a ipotizzare che Laura avesse inscenato la sua morte: “Sai, fai perdere le tue tracce e se tutto il mondo ti crede morta e non ti cerca”. Tutto un bluff per gli investigatori.
“Milani manipolava le due sorelle” – Le due sorelle “sono state in parte manipolate da Mirto Milani”, il fidanzato della figlia maggiore di Laura Ziliani. Così scrive il giudice per le indagini preliminari Alessandra Sabatucci nell’ordinanza di custodia cautelare. E ciò anche in virtù di una relazione sentimentale che il giovane sopranista aveva con entrambe: era fidanzato con Silvia ma, allo stesso tempo, sembra fosse anche l’amante di Paola, ad insaputa della prima. Da quanto emerso, era in più occasioni il ragazzo a dire alle due sorelle cosa fare. Dopo il ritrovamento lo scorso 10 giugno da parte dei carabinieri di un pezzo di jeans, a detta delle due sorelle appartenente a Laura Ziliani, è stato Mirto a consigliare alle due ragazze di stare in giro per ora, qua nelle stradine. Meno tempo possibile per farvi vedere”. Proprio come se era lui ad avere ben chiaro il piano da seguire. E ancora, sarebbe stato lui a nascondere, insieme a Silvia Zani, le due scarpe di Laura il 22 maggio. Una di queste è stata ritrovata il giorno successivo nella zona dopo Laura, per i tre arrestati, era uscita per andare a fare una passeggiata, mentre l’altra in un bosco di Temù. Sarebbe stato lo stesso Mirto, poi, a cercare sul web nei siti di crime per prendere informazioni utili per commettere il delitto perfetto, così come il nome di piante avvelenate. – continua sotto –
La sorella Lucia: “Non avranno mai il mio perdono” – “Io e la mamma eravamo praticamente inseparabili. Sono felice che li abbiano arrestati ma non avranno mai il mio perdono”. Parole di Lucia, la figlia di Laura rimasta estranea all’inchiesta. Soffre di un “lieve ritardo cognitivo” scrive il magistrato, viveva con la madre, suo unico punto di riferimento. Ora è completamente sola. Lucia, in un colloquio con il Corriere della Sera, racconta di come il rapporto con le due sorelle fosse già deteriorato da un po’: “Io non mi fidavo più di loro, ma non pensavo che arrivassero a fare una cosa così brutta. Sono state cattive, più di mio padre. Lui aveva un carattere complicato ma gli volevo bene”. “Sto male perché l’hanno ammazzata loro – si sfoga ancora Lucia – le mie sorelle e quel cretino di Mirto. Non me l’aspettavo proprio, io pensavo che fosse morta per cause naturali o per un’incidente… mi hanno nascosto così tante cose che non so… perderla così è un cosa che non riesco a pensare”. Racconta del rapporto con Mirto, fidanzato della sorella maggiore (Silvia) e sopranista che suonava l’organo nella chiesa parrocchiale, che secondo gli inquirenti potrebbe essere la mente del trio: “Mia mamma non ci andava d’accordo e mia nonna lo odiava”.