Tre fermi sono stati eseguiti per la morte dell’architetto Roberto Mottura, il 50enne che nella notte tra l’8 e il 9 giugno scorsi aveva sorpreso i ladri in casa a Piossasco, in provincia di Torino. Raggiunto da un colpo di pistola all’arteria femorale, l’uomo era deceduto sotto gli occhi della moglie e del figlio. – continua sotto –
I fermati sono di origine albanese: due arrestati nel Casertano, Mergim Lazri, 24 anni, domiciliato a Santa Maria Capua Vetere, nella frazione Sant’Andrea dei Lagni di, e Flaogert Syla, 26 anni, residente a Valle di Maddaloni; un altro, Emirjon Marjini, 29 anni, a Torino, anche se non ha residenza stabile. Quest’ultimo sarebbe stato il “basista” della banda e anche quello in possesso della pistola da cui sono partiti i colpi. Uno degli altri due, invece, sarebbe rimasto fuori a fare da “palo”.
Le prove raccolte dagli inquirenti sembrano confermare che si sia trattato di una rapina finita male. In particolare, sarebbe stato un telefonino a guidare gli investigatori dei carabinieri fino ai tre assassini che agirono travisati. Ora si attende la convalida del gip.
Mottura aveva lavorato per diversi anni all’Azimut di Canelli, prima di aprire un suo studio personale e avviare una collaborazione con l’azienda Marmoinox. Era un grande appassionato di mountain-bike. Viveva insieme alla moglie e al figlio di 12 anni in quella casa dove i tre balordi, che nulla avevano a che fare con lui, entrarono per razziare quanto potevano. Accortosi della loro presenza dopo che era scattata l’allarme in casa, l’architetto aveva tentato di impedire il furto, poi effettivamente non andato a buon fine, veniva colpito da un proiettile al basso addome. La moglie, che non aveva udito lo sparo, anche perché l’allarme acustico continuava a risuonare, ritrovava il marito riverso vicino alla finestra da cui i ladri erano fuggiti. Quando i soccorritori del 118 intervenivano pensavano a un malore perché non c’era nemmeno il foro di uscita del proiettile ma poi comprendevano la ferita d’arma da fuoco che aveva reciso l’arteria femorale e provocato una grave emorragia interna risultata fatale per l’architetto. I ladri, nel frattempo, si dileguavano a bordo di un’Audi A3. – continua sotto –
“Mi hanno chiamato adesso i carabinieri: li hanno presi. Gli assassini di mio fratello sono stati arrestati e adesso spero che marciscano in galera”, dice Enrico Mottura, fratello di Roberto. “Spero davvero che questa storia sia arrivata ad una svolta. Lo spero per la famiglia di mio fratello, per i miei genitori, per tutti noi. Questi mesi sono stati terrificanti”, aggiunge l’uomo in una intervista al quotidiano La Stampa. “Sono dei ladri. Una banda di ladri che andava in giro armata. Ma ci pensa: per un furto questi ammazzano una persona per portare via quattro oggetti. È pazzesco tutto questo”, dice il fratello della vittima. “Contento? Sì, certo. Anche se, alla fine di tutto, questa è una magra, magrissima soddisfazione. Perché mio fratello non c’è più, e c’è una famiglia distrutta da tutto questo dolore. – dice Enrico Mottura – Quantomeno quella gente non è più in giro a fare altri danni. Adesso sono rinchiusi dentro una cella e ci resteranno, spero”. Per voltare pagina, però, ci vorrà del tempo. “La strada è ancora molto lunga. E poi bisognerà sostenere mio padre e mia madre: hanno perso un figlio. Sono anziani, è stata una batosta pesantissima per tutti, certamente, ma per loro in particolare…”.