«Voglio sedermi dalla parte del torto, perché tutti gli altri posti sono occupati». Roberto Pennisi cita Bertold Brecht ma poi ci mette del suo: «L’ho deciso perché sulle sedie dei posti della ragione si posano sederi che puzzano». Parole di forte ispirazione “sciasciana” dal magistrato della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, di quella cultura che ha insegnato a entrare nei palazzi e a non tener conto solo di mafiosi “folkloristici” ma anche, e soprattutto, dei cosiddetti “colletti bianchi” che spianano la strada al crimine organizzato e spesso sono rappresentanti della parte infedele e deviata dello Stato. – continua sotto –
Parole, pronunciate nel corso del Forum Polieco tenutosi di recente a Napoli, che fanno eco alle considerazioni (fatte in un’altra sessione dello stesso evento) del senatore Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, che hanno alzato un polverone nel mondo politico. Nel commentare la controversa vicenda dei rifiuti campani inviati in Tunisia, Morra ha sostenuto che «troppe volte in questo Paese la criminalità organizzata non è da cercare nelle periferie degradate, a Scampia, a Pianura o chissà dove. Va cercata nelle prefetture, va cercata al ministero dell’Ambiente ove alla mail inviata dal governo tunisino non si risponde. Va cercata, insomma, lì dove ci sono colletti bianchi che hanno tenori di vita decisamente superiori ai redditi dichiarati».
Affermazioni ritenute «gravissime e inaccettabili» da più parti, compresi i ministri dell’Interno, Luciana Lamorgese, e dell’Ambiente, Roberto Cingolani, con richieste di dimissioni da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Nulla di scandaloso, invece, secondo Pennisi, che della mafia e delle sue evoluzioni è uno che se ne intende; lui ha sempre sostenuto che l’interazione con altri poteri è caratteristica principale della criminalità organizzata. A tal proposito, gli abbiamo rivolto alcune domande.
Dottor Pennisi, perché si meraviglia che le affermazioni di Morra abbiano creato tutte queste polemiche? «Chi grida allo scandalo su quanto dichiarato dal senatore Morra forse non è ben informato sulla vera essenza della mafia che riesce a penetrare nelle istituzioni, nella politica e quindi nelle istituzioni. La mafia vive ed esiste proprio perché ha collegamenti con apparati deviati dello Stato. Se così non fosse, la mafia non esisterebbe». – continua sotto –
Però non crede che certe considerazioni, se fatte, in particolare, da un presidente della Commissione Antimafia, non si sa sulla base di quali elementi o valutazioni, possano essere pericolose perché rischiano di minare la credibilità delle istituzioni agli occhi dei cittadini? «E secondo lei non è altrettanto pericoloso ciò che ha paventato il sostituto procuratore Antonello Ardituro sul fatto che i fondi del Pnrr possano andare a finire nelle mani della camorra? Occorrono verità e giustizia, imperativi categorici a cui deve ispirarsi un uomo dello Stato proprio per essere credibile. Non ci guadagniamo simpatia e favore dell’Ue se mentiamo, mentre se abbiamo il coraggio di dire la verità questa è sicuramente la strada migliore per ottenere ciò che ci spetta dalla comunità europea».
Quello dei rifiuti giunti in Tunisia dalla Campania, da cui sono scaturite le dichiarazioni di Morra, è un gigantesco scandalo ambientale tra le due sponde del Mediterraneo. A proposito di rifiuti e dei traffici connessi, in suo recente intervento Lei ha ritenuto che il rifiuto non fa parte della politica ambientale in Italia. Perché? «Io penso che il rifiuto sia stato dimenticato e quindi non possiamo sperare che il traffico di rifiuti possa formare oggetto di interesse. Perché gli interessi che oggi riguardano l’ambiente “in grande stile” sono altri, puntati solo alla ricerca di energie alternative. Per scongiurare i traffici di rifiuti, il rifiuto non deve muoversi. A tal proposito, sono l’unico dei magistrati, almeno che io sappia, che ritiene il termovalorizzatore uno strumento essenziale non solo per la produzione di energia ma per il contrasto della criminalità organizzata. Quella criminalità che è proprio alla ricerca di rifiuti da muovere, dal Sud al Nord, e viceversa, o dall’Italia all’Estero. Ben venga, quindi, il sistema dei termovalorizzatori ben organizzati e ben gestiti. Perché dobbiamo partire dal presupposto che se c’è un termovalorizzatore questo debba essere gestito in maniera criminale? Nella cosiddetta transizione ecologica, che altro non è che il passaggio dalle fonti di energia fossile a quelle alternative, i rifiuti non giocano alcun ruolo. E se lo Stato si disinteressa dei rifiuti ci penserà il crimine a interessarsene per i propri traffici illeciti».
Lei ha lanciato un monito alle forze dell’ordine e ai suoi colleghi magistrati: “Attenzione che le mafie vi osservano, sanno tutto quello che accade”. «Certo, ho ricordato che il crimine organizzato è attento, non gli sfugge niente, è prima di chiunque altro avvisato e avvertito di quello che si muove lì dove si decidono le cose. E qui, ribadisco, do’ ragione a Morra quando parla di apparati deviati dello Stato». – continua sotto –
Cosa spera per il futuro nella lotta agli ecoreati? «Il mio auspicio è che si realizzi una semplificazione in materia di rifiuti perché l’attuale sistema rende difficile anche il lavoro della magistratura. Chi ha vissuto nelle procure sa i fascicoli sui reati ambientali spesso non hanno priorità, così arriva la prescrizione. Facciamo aumentare e crescere, invece, sugli ecoreati la sensibilità nei magistrati».