Impianto rifiuti nel Pavese dato alle fiamme dai gestori per “ripulire” illegalità: 3 arresti

di Redazione

Guardia di Finanza e Carabinieri Forestali di Pavia hanno arrestato 3 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di traffico illecito di rifiuti, incendio doloso, utilizzo ed emissione di fatture false, bancarotta fraudolenta, riciclaggio ed autoriciclaggio. Sequestrati più di 1,8 milioni di euro (tra cui disponibilità finanziarie, fabbricati, terreni ed autoveicoli) frutto dell’ingiusto profitto ottenuto attraverso il mancato pagamento delle spese di recupero e/o di smaltimento dei rifiuti ed il mancato versamento del “Tributo speciale regionale”, la cosiddetta “ecotassa”. – continua sotto – 

I provvedimenti cautelari sono stati disposti a conclusione di complesse indagini, avviate nel 2017, a seguito di un incendio presso la società “Eredi Bertè Antonino” di Mortara (Pavia) che hanno permesso di accertare innumerevoli illeciti, anche di natura ambientale, nonché la causazione dell’incendio dei rifiuti stoccati nell’impianto di trattamento gestito dalla stessa società. Nell’immediatezza dell’evento incendiario interveniva anche Arpa Lombardia, che si attivava per monitorare le ripercussioni dell’incendio sull’ambiente ed il connesso pericolo per la salute pubblica, dando avvio ai primi accertamenti utili a quantificare e a caratterizzare l’enorme mole di rifiuti presenti presso l’impianto.

Le ulteriori investigazioni, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano (sostituti procuratori Bonardi e Mazza) ed eseguite anche attraverso mirate indagini finanziarie, intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno fatto emergere un sistema criminale volto alla massimizzazione degli indebiti profitti conseguiti attraverso il traffico illecito di rifiuti. In particolare, due degli arrestati, V.B., e A.C.B., entrambi 54enni, gestori dell’impianto di smaltimento, dopo aver ammassato indistintamente quintali di rifiuti pericolosi e non (tra i quali anche rifiuti speciali pericolosi costituiti da lastre di eternit), non provvedevano all’esecuzione di alcuna operazione di trattamento o recupero incamerando così ingenti guadagni quantificati in circa 2 milioni di euro. Una volta accortisi che la gestione dell’impianto era divenuta insostenibile a causa dell’enorme quantità di rifiuti stoccati, i due, secondo gli investigatori, decidevano coscientemente di dar fuoco al piazzale al solo scopo di ripulire, a costo zero, l’intera azienda di smaltimento, noncuranti dell’enorme danno per la salute della collettività.

Oltre al traffico illecito che ha comportato la saturazione dell’impianto di Mortara, dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali emergeva inoltre la volontà degli arrestati di avviare nuovi traffici illeciti allo scopo di smaltire proprio i rifiuti interessati dall’incendio del 2017 verso destinazioni estere, rigenerando le attività delittuose dalle ceneri dell’evento incendiario. A seguito del vasto incendio doloso, la società “Eredi Bertè Antonino” che gestiva l’impianto di recupero rifiuti unitamente alla “Eredi Bertè Ecology”, veniva dichiarata fallita e i due citati gestori si adoperavano al fine di far sparire l’enorme capitale illecitamente accumulato attraverso la creazione di numerose società intestate a meri prestanome. – continua sotto – 

L’analisi dei conti correnti, la ricostruzione dei flussi finanziari e l’esame di una mole enorme di documenti permetteva, però, agli investigatori di ricostruire l’articolato sistema truffaldino che, anche attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture false, ha consentito ai criminali di distogliere enormi capitali che sarebbero dovuti servire per pagare i vari creditori commettendo, di fatto, il reato di bancarotta fraudolenta. Inoltre i due indagati, insieme a V.A., 37 anni, si adoperavano per riciclare ingenti somme di denaro provento dell’illecito traffico di rifiuti e della bancarotta. Anche in tal caso, l’intero sistema criminale fondato su inesistenti cessioni di capitale e di quote societarie, era finalizzato a distogliere quanto più denaro possibile dalle casse delle varie società a discapito dei contribuenti onesti e dell’Erario. IN ALTO IL VIDEO

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