Rifiuti speciali, anche pericolosi, venivano interrati nel suolo, anche sotto terreni agricoli alcuni dei quali sono risultati gravemente contaminati da sostanze altamente nocive con valori che in alcuni casi sono arrivati al 6000% sopra il limite previsto con il concreto pericolo di contaminazione anche della falda acquifera sottostante. – continua sotto –
E’ quanto emerso nel corso delle indagini “Mala Pigna” dei carabinieri forestali, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, che ha portato all’arresto di 19 persone (9 in carcere e 10 ai domiciliari) e all’obbligo di dimora per altri 9 indagati e un obbligo di presentazione. Sequestrate 5 società attive nel settore dei rifiuti nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Ravenna, Monza Brianza, Brescia e Bergamo. I provvedimenti sono stati emessi dal gip Vincenza Bellini. All’operazione hanno partecipato anche i carabinieri forestali dei Reparti in Calabria, Sicilia, Lombardia ed Emilia Romagna, con il supporto dello squadrone eliportato “Cacciatori Calabria” e i militari dell’ottavo Nucleo Elicotteri Carabinieri di stanza a Vibo Valentia.
A gestire il traffico, secondo gli inquirenti, era la cosca di ‘ndrangheta Piromalli, i cui esponenti di vertice, insieme a imprenditori di riferimento, sono finiti in carcere. Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare c’è anche l’avvocato ed ex parlamentare Giancarlo Pittelli, già imputato nel maxiprocesso “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro. Anche in questo caso l’accusa per l’ex senatore di Forza Italia è concorso esterno in associazione mafiosa. L’ordinanza è stata notificata all’avvocato nella sua abitazione dove si trovava agli arresti domiciliari. Dopo le formalità di rito, l’avvocato ed ex parlamentare sarà accompagnato nella casa circondariale.
Tra persone fisiche e società, sono in tutto 44 gli indagati. Per quanto riguarda Pittelli, secondo la Dda era “uomo politico, professionista, faccendiere di riferimento avendo instaurato con la ‘ndrangheta uno stabile rapporto ‘sinallagmatico'”. Questo rapporto, per i pm, era “caratterizzato dalla perdurante e reciproca disponibilità”. Pittelli avrebbe garantito “la sua generale disponibilità nei confronti del sodalizio a risolvere i più svariati problemi degli associati, sfruttando le enormi potenzialità derivanti dai rapporti del medesimo con importanti esponenti delle istituzioni e della pubblica amministrazione”. Secondo gli investigatori, infatti, l’ex senatore Pittelli aveva “illimitate possibilità di accesso a notizie riservate e a trattamenti di favore”. Per questo “veicolava informazioni all’interno e all’esterno del carcere tra i capi della cosca Piromalli detenuti in regime carcerario ai sensi dell’articolo 41 bis”. I boss che avrebbero usufruito del rapporto con Pittelli sono Giuseppe Piromalli detto “Facciazza” e il figlio Antonio Piromalli reggente della cosca. – continua sotto –
L’attività investigativa coordinata dalla Procura di Reggio Calabria e condotta dal Nucleo investigativo di polizia ambientale dei carabinieri è stata avviata nel 2017 e trae origine da un sopralluogo eseguito presso la sede aziendale della società Ecoservizi srl, ditta di trattamento di rifiuti speciali di natura metallica sita nella zona industriale del Comune di Gioia Tauro e gestita dalla famiglia Delfino, da decenni attiva nel settore. I primi riscontri investigativi evidenziavano che la società, nonostante fosse oggetto dei provvedimenti di sospensione dell’autorizzazione al trattamento dei rifiuti e di cancellazione dall’Albo nazionale dei gestori ambientali, era diventata il fulcro di un’attività organizzata per il traffico di rifiuti speciali di natura metallica, con base operativa a Gioia Tauro e con proiezioni sul territorio nazionale ed internazionale. La società, con il contributo materiale e morale di ulteriori soggetti, mediante artifizi volti ad aggirare la normativa antimafia, ha promosso un’associazione volta al traffico illecito di rifiuti mediante la gestione di aziende fittiziamente intestate a soggetti terzi ma riconducibili alla diretta influenza della famiglia Delfino, quali la società: MC Metalli srl e CM Servicemetalli srl.
L’obiettivo era quello di servirsi dell’immagine e del nome di società apparentemente pulite ed aspirare all’iscrizione in white list negli elenchi istituiti presso la Prefettura. Il sequestro preventivo delle società e di alcune somme riguarda Ecoservizi srl, MC Metalli srl e CM Servicemetalli srl con sede a Ravenna, ditta individuale Giovanni Delfino (classe 93), ditta individuale Giovanni Delfino (1957), Rocco Delfino, Giuseppe Antonio Nucara e Alessio Alberto Gangemi. IN ALTO IL VIDEO