Oltre 400 militari della Guardia di Finanza – con l’ausilio di unità operative della Polizia Municipale, dell’Inps e della Asl di Prato – hanno eseguito otto misure cautelari disposte dal locale tribunale (sette persone sottoposte agli arresti domiciliari ed una all’obbligo di dimora) nonché 142 perquisizioni locali e personali. Si tratta dell’epilogo di una complessa operazione di polizia giudiziaria, denominata “Easy Permit”, eseguita – anche con l’utilizzo di strumenti di natura tecnico-audiovisiva – dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Prato su delega della locale Procura della Repubblica, che ha consentito di far emergere l’illecita attività – posta in essere da sette studi professionali del comprensorio che si occupano di gestione della contabilità e consulenza del lavoro – finalizzata a garantire l’indebita permanenza in Italia di cittadini di etnia cinese. – continua sotto –
Il sistema illecito individuato si incardina nei meccanismi di “schermatura” ai quali ricorrono frequentemente le numerose imprese a conduzione cinese del riconosciuto “Distretto del Tessile-Abbigliamento” pratese. Tali meccanismi di “schermatura”, alimentati per la loro concreta realizzazione dal contributo professionale degli studi oggetto di indagine, hanno consentito di ricorrere all’interposizione di soggetti “prestanome”, capaci di occultare l’effettiva titolarità della gestione dell’impresa, così assicurando ai reali imprenditori di sottrarsi alle eventuali responsabilità connesse alla gestione dell’impresa medesima, sia di natura penale che amministrativa e fiscale, con particolare riferimento ad illeciti legati all’evasione fiscale e contributiva, all’approvvigionamento irregolare di materie prime, alla contraffazione, allo sfruttamento del lavoro ed al riciclaggio dei proventi illeciti.
Soggetti economici strutturati quasi esclusivamente, e non a caso, nella più duttile forma della ditta individuale, caratterizzati da un elevato tasso di “mortalità” (un terzo di essi non supera il terzo anno di vita) e, come detto, intestati fittiziamente a prestanome in luogo degli imprenditori occulti, questi ultimi spesso inquadrati quali meri dipendenti. È il cosiddetti fenomeno delle “ditte apri e chiudi”, che si susseguono frequentemente, cambiando denominazione e partita Iva, per proseguire la propria attività sotto nuove ed immacolate vesti, tuttavia spesso nei medesimi locali, con la stessa mano d’opera e gli stessi macchinari.
L’operazione “Easy Permit” è scaturita da un controllo effettuato dalla Polizia Municipale di Prato, che rilevava l’inesistenza, di fatto, presso la sede dichiarata in area Macrolotto, di una ditta di confezioni intestata a soggetti di origine cinese, sebbene la stessa risultasse avere formalmente alle dipendenze numerosi operai, per ciascuno dei quali era stata aperta una posizione all’Inps. Le successive investigazioni, affidate alle Fiamme Gialle, hanno consentito di far emergere un vasto sistema di illegalità che si è avvalso della regia dei professionisti coinvolti i quali, dietro corrispettivo e servendosi delle proprie strutture – predisponevano falsa documentazione contabile, da un lato, attestante per i prestanome formalmente a capo delle imprese, redditi di lavoro autonomo prodotti in forza della simulata titolarità (tra cui bilanci provvisori di esercizio e dichiarazioni dei redditi), dall’altro, comprovante inesistenti rapporti di lavoro subordinato per gli effettivi imprenditori occulti, veri domini delle stesse ditte nelle quali risultavano dipendenti (ultime tre buste paga, modelli Unilav, certificazione unica dei redditi). È stato anche appurato che alcuni degli studi indagati, proprio al fine di attestare ulteriori fittizie assunzioni di lavoratori cinesi, hanno costituito “ditte fantasma”, di fatto inesistenti e prive di qualsiasi operatività, tra cui quella originariamente individuata dalla Polizia Municipale. – continua sotto –
In definitiva, la falsa documentazione prodotta ha consentito ai malfattori di indurre in errore il personale dell’Ufficio Immigrazione delle competenti Questure, il quale – riscontrata in assoluta buona fede la formale rispondenza della documentazione esibita ai requisiti essenziali previsti per legge in materia di adeguata capacità reddituale – ha concesso il richiesto rinnovo del permesso di soggiorno. Tra gli otto destinatari di misure cautelari, cinque italiani e tre di origine cinese, sono ricompresi due consulenti del lavoro ed un commercialista, che saranno segnalati – per i provvedimenti di competenza – ai rispettivi Ordini professionali. In totale sono 210 le persone indagate (193 di origine cinese e 17 italiani): 10 sono titolari/soci e 19 dipendenti di studi professionali mentre 181 sono gli individui di nazionalità cinese che hanno indebitamente fruito del rinnovo del permesso di soggiorno (52 imprenditori occulti, 46 prestanome ed 83 lavoratori fittiziamente assunti da ditte fantasma).
Importante, per il buon esito del servizio, il contributo fornito dall’Inps di Prato, che ha contestato circa 7,6 milioni di evasione contributiva, così come l’ausilio fornito dalla Polizia Municipale e dal Dipartimento Prevenzione dell’Asl di Prato in sede di esecuzione delle numerose perquisizioni disposte dalla Procura della Repubblica. I reati contestati – a vario titolo – sono quelli di falsità ideologica, per induzione, commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, favoreggiamento, ai fini di profitto, della permanenza nel territorio dello Stato di stranieri privi di titolo nonché di contraffazione, alterazione o utilizzo di documenti al fine del rilascio di un permesso di soggiorno. IN ALTO IL VIDEO