Operazione “Evolution” dei finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria che, in collaborazione con i comandi provinciali della di Napoli, Caserta e Salerno, su delega della Procura antimafia partenopea, stamani hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure coercitive, nei confronti di 63 persone, di cui 48 tratte in arresto, domiciliate tra le tre provincie campane e gravemente indiziate, a vario titolo, per il reato di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio a vantaggio del clan dei Casalesi. – continua sotto –
L’indagine si è focalizzata su una serie di soggetti che hanno posto in essere, nell’arco di almeno quattro anni, molteplici e rilevanti movimentazioni finanziarie finalizzate a far confluire su conti correnti postali o carte Postepay ingenti somme di denaro, che poi venivano prelevate in contanti da soggetti appositamente incaricati e remunerati. Il sistema si fondava sull’utilizzo di denaro frutto di frodi fiscali commesse sul territorio nazionale, già oggetto di attività investigative di altre autorità giudiziarie che, nel tempo, hanno tratto in arresto numerosi soggetti. I significativi flussi finanziari ricostruiti dalle Fiamme gialle hanno trovato la loro origine in fatture false emesse e utilizzate da ben 51 società di comodo, operanti in vari settori di attività (tra cui la commercializzazione di prodotti petroliferi, di imballaggi e di pezzi di ricambio per auto) sia italiane (con sedi nelle province di Napoli, Roma e Salerno) che di diritto ungherese.
Sono stati identificati 11 soggetti, finiti in carcere, che gestivano le società, i conti correnti e coordinavano la rete degli “spicciatori” (52 soggetti, di cui 37 finiti agli arresti domiciliari e 15 sottoposti a obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). Le somme prelevate, pari complessivamente a circa 80 milioni di euro nel periodo 2016-2020 (mediamente circa 55mila euro al giorno), venivano retrocesse ad esponenti del “Clan dei Casalesi” al fine di provvedere al sostentamento di svariate famiglie di detenuti della stessa organizzazione camorristica.
Tra i destinatari delle misure cautelari c’è Giuseppe Guarino, 53 anni, di Aversa, la cui moglie è sorella di Giacomo Capoluongo (estraneo all’inchiesta), fratello di Maurizio Capoluongo, esponente della fazione Zagaria dei casalesi, scarcerato di recente dopo avere scontato una pena al 41bis. Insieme a Guarino figurano la sorella Luisa Guarino, 61 anni, di San Marcellino; Armando Della Corte, 43 anni di Aversa; Salvatore Prato, 57 anni di Trentola Ducenta; Giovanni Rosano, 67 anni di Aversa; Giuseppe Belviso, 51 anni di Aversa. Colpito anche il clan De Martino, legato ai De Micco “Bodo” di Ponticelli, ma anche i rivali dei Casella alleati dei De Luca Bossa Minichini. In carcere anche Luigi Austero e il rampollo Nicola Aulisio, Giovanni Rinaldi, Giovanni Mignano e Youssef Christian Hathrouby. Dentro anche Salvatore De Martino, nuovo reggente del clan con base nel popolare rione Fiat e sua moglie Maria, Francesco Pignatiello e suo figlio Pasquale. IN ALTO IL VIDEO