I vigili del fuoco hanno ritrovato 4 corpi senza vita dei 6 dispersi nell’esplosione a Ravanusa (Agrigento). I cadaveri erano sotto le macerie della palazzina di quattro piani crollata. Sale così a 7 il bilancio delle vittime, mentre mancano ancora 2 dispersi. – continua sotto –
Le vittime – I quattro corpi sono stati ritrovati dai vigili del fuoco in quello che era il terzo piano del palazzo: erano tutti insieme coperti dai calcinacci. Si tratta dei corpi di Selene Pagliarello, infermiera all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, al nono mese di gravidanza, di suo marito Giuseppe Carmina, operaio, del padre di quest’ultimo, Angelo Carmina, 72 anni, e di Carmela Scibetta, la moglie del professore Pietro Carmina, il cui corpo era stato recuperato ieri assieme a quello di Enza Zagarrio, la moglie di Angelo Carmina, e di Gioachina Calogera Minacori. Quest’ultima è la moglie di Calogero Carmina, 70 anni, e madre di un altro Giuseppe Carmina, 33, omonimo del marito di Selene, che sono ancora dispersi. Due le donne rimaste ferite, Rosa Carmina e e Giuseppina Montana, entrambe estratte dalle macerie, ricoverate in ospedale a Licata e Agrigento con traumi e fratture. Cento gli sfollati che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni.
Italgas sotto accusa già nel 2014: “Rete pericolosa” – Già nel 2014, nel procedimento di prevenzione che interessò Italgas, gli amministratori giudiziari nominati dal tribunale di Palermo evidenziarono che il 76% delle tratte di rete indagate sarebbe dovuto essere “sottoposto con urgenza a un intervento di risanamento”. La nota fu prodotta dopo aver controllato, attraverso un pool di tecnici, la rete del metano gestita dalla società. I controlli avevano riguardato mezza Italia e anche gli impianti dell’Agrigentino. Da accertamenti a campione erano emerse gravi situazioni di rischio ad esempio ad Agrigento città. La relazione degli amministratori sarà acquista dagli investigatori che indagano sulla fuga di gas di Ravanusa.
Le indagini – I carabinieri che indagano sulla vicenda hanno acquisito la documentazione sull’intervento alla rete di gas metano eseguito cinque giorni prima della strage che non aveva evidenziato criticità. I militari dovranno verificare chi abbia materialmente eseguito il collaudo e se sia stato fatto a regola d’arte. La Procura per ora indaga per disastro e omicidio colposo. Nelle prossime ore gli investigatori acquisiranno il verbale di quel controllo e sentiranno chi lo ha effettuato per conto di Italgas. Per tutta la giornata di ieri sono invece stati ascoltati decine di abitanti della zona e anche i tecnici per cercare riscontri alla voce, sostenuta anche da un consigliere comunale, in base alla quale nei giorni scorsi si sarebbe sentito un odore di gas proprio nella zona in cui poi c’è stata l’esplosione. “Allo stato – ha però ribadito il comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento Vittorio Stingo – nessuno ha confermato l’ipotesi di un odore di gas nei giorni scorsi. Non ci sono state segnalazioni né a noi né all’Italgas né all’amministrazione comunale. In ogni caso continueremo a fare tutti gli accertamenti necessari per verificare questa voce”. Quanto alle cause che hanno provocato l’accumulo di gas nel sottosuolo, il colonnello ha sottolineato che al momento non è possibile stabilirle. “Potrebbe essere stata una frana, questa è una zona con una elevata fragilità idrogeologica, ma non è escluso neanche che ci possa essere una cavità sotterranea naturale. Non lo sappiamo ancora, lo potremo verificare quando saranno rimosse le macerie”. IN ALTO IL VIDEO