I carabinieri forestali del gruppo di Caserta hanno dato esecuzione ad una misura cautelare, relativa ad obbligo di presentazione tutti i giorni alla polizia giudiziaria e divieto di dimora, emessa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti di F.E.H., 28 anni, e G.F., di 35, gravemente indiziati di avere, in concorso tra loro, provocato il devastante incendio boschivo della scorsa estate sul “Monte Tifata”, propagatosi su porzioni dei territori comunali di Caserta, Capua; Casagiove e San Prisco, e danneggiando un bene protetto incluso nella “Rete Natura 2000”. – continua sotto –
L’incendio divampò la sera del 10 agosto e, favorito dalle elevate temperature e dallo stato seccagginoso della vegetazione, innescò un fronte di fuoco incontrollabile fino al tardo pomeriggio del 12 agosto, interessando una superficie complessiva di circa 400 ettari e distruggendo la vegetazione nonostante l’intervento di numerose squadre antincendio, anche aeree. Le attività investigative, coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, prendevano origine dagli esiti delle prime indagini compiute dai carabinieri. A partire dalla testimonianza di un attento e solerte cittadino, abitante della frazione Vaccheria di Caserta, proprio di fronte alla zona del Monte Tifata, che aveva visto, intorno alle ore 22, a distanza, i primi momenti di inizio dell’incendio, e successivamente aveva visto scendere a piedi due persone munite di torce lungo il sentiero che conduce a valle, per cui si era precipitato verso l’area di sosta in cui presumeva che avessero parcheggiato, notando un’autovettura che si stava allontanando con due persone a bordo, riuscendo a memorizzare il modello del mezzo ed il numero di targa.
Successivamente, veniva individuato il punto di origine dell’incendio che risultava corrispondente ad un fuoco acceso per alimentare con le sue braci un barbecue, a pochi centimetri dall’area boscata, su un pianoro sommitale del Monte Tifata, denominato “Monte Marmorelle”, sul territorio di Caserta, dove è presente un capanno/rifugio del Cai – Club Alpino Italiano. Dal falò era rotolato un tronco instabile le cui braci avevano raggiunto la limitrofa vegetazione erbacea, innescando l’incendio. Deduzione a cui si era pervenuti tramite rilievi tecnici svolti sulla zona di origine di incendio utilizzando il metodo delle evidenze fisiche, ovvero lo studio delle tracce lasciate dal passaggio delle fiamme che consentono di stabilirne la direzione di provenienza.
Altra testimonianza era quella di cicloamatore in mountain bike che, nel tardo pomeriggio del 10 agosto, era transitato proprio in prossimità del luogo in cui aveva avuto origine l’incendio, dove aveva notato la presenza di due ragazzi che si intrattenevano sul posto. Il ciclista riconosceva, tramite la visione della foto esibitagli, uno dei due soggetti proprio nel proprietario dell’autovettura indicata dal primo testimone. La Procura disponeva una prima perquisizione personale e dell’abitazione del proprietario dell’autovettura che era stata notata mentre si allontanava dalla zona dell’incendio, la quale veniva eseguita dai militari che riuscivano a reperire e porre in sequestro il telefono cellulare in uso al 28enne F.E.H.. In tale frangente l’indagato spontaneamente faceva delle prime ammissioni, indicando il nominativo dell’altra persona, il 35enne G.F., che era in sua compagnia la sera del 10 agosto sul Monte Tifata. – continua sotto –
Seguiva, quindi, la perquisizione personale e dell’abitazione del 35enne dove veniva rinvenuto e posto in sequestro anche il suo telefono cellulare. Venivano disposti, poi, accertamenti tecnici irripetibili sul contenuto dei telefoni cellulari con le necessarie garanzie difensive, addivenendo al contenuto delle chat, delle fotografie e dei registri delle telefonate in entrata ed in uscita presenti sui dispositivi, dal cui esame si evinceva chiaramente che i due avevano organizzato, per la sera del 10 agosto 2021, una braciata nella zona della Vaccheria di Caserta, di cui avevano immortalato alcuni momenti salienti anche con dei selfie con lo sfondo del panorama che è visibile proprio dal pianoro alla località “Monte Marmorelle”.
Il quadro indiziario raccolto a carico dei due indagati, rinforzato dagli esiti della perizia tecnica sul contenuto dei loro telefoni cellulari, è stato riconosciuto più che valido anche dal giudice per le indagini preliminari che ha accolto la richiesta di applicazione di misure cautelari personali.