Contrabbando di prodotti alcolici e frode fiscale: scagionato il commercialista casertano Claudio Sorrentino

di Nicola Rosselli

Un solo scagionato nel processo per bancarotta a carico di una famiglia di imprenditori domiciliati in diversi comuni a cavallo tra le province di Napoli e Caserta e di alcune persone considerate quali prestanomi degli imprenditori noti nel settore delle bevande e dei liquori, che ha visto il rinvio a giudizio di tutti gli altri indagati in occasione dell’udienza preliminare svoltasi davanti ai magistrati del tribunale aversano di Napoli Nord. – continua sotto –

Ad essere completamente scagionato il commercialista casertano Claudio Sorrentino, noto non solo nel capoluogo per la sua attività trentennale, che nella vicenda era stato coinvolto con la contestazione, nella qualità di curatore fallimentare, del reato di concorso in bancarotta fraudolenta. Sorrentino, difeso per l’occasione dall’avvocato Alfonso Quarto del foro di Napoli Nord, è un professionista molto accreditato che da circa trent’anni ha incarichi di curatore fallimentare da parte dei magistrati della sezione fallimentare del tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Nel caso di specie, la difesa del commercialista casertano ha prodotto una memoria molto corposa al pm della Procura di Napoli Nord ma, nonostante ciò, quest’ultimo aveva esercitato l’azione penale chiedendo il rinvio a giudizio del professionista. All’udienza preliminare, tenutasi nella giornata di venerdì dinanzi al gup Raffaele Coppola, sono state accolte in pieno le argomentazioni in sede di discussione, poiché il giudice ha emesso per il commercialista Sorrentino una sentenza di proscioglimento «per non aver commesso il fatto» (andando oltre il semplice non rinvio a giudizio), mentre ha disposto il rinvio a giudizio per tutti gli altri dinanzi al Tribunale di Napoli Nord in composizione collegiale per l’udienza del 2 maggio 2022.

In particolare, si tratta di fratelli imprenditori (finiti ai domiciliari nell’ottobre del 2021 – leggi qui – con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di vari reati, tra cui bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio, contrabbando di prodotti alcolici, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione dei redditi, evasione dell’accisa e trasferimento fraudolento di valori) e dei loro presunti complici.

Nello specifico, a Sorrentino era stato contestato di aver ceduto dei beni di una ditta fallita, quale curatore fallimentare, ad un’altra, sempre collegata alla famiglia di imprenditori, per un valore di molto inferiore a quello effettivo. Dagli atti di causa, in particolar modo da una serie di intercettazioni, è emerso che il noto professionista aversano nulla aveva a che fare con la vicenda.

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