Si è costituito l’uomo che ieri pomeriggio, a Boscotrecase (Napoli). ha sparato contro Gaetano Ariosto, napoletano, che avrebbe compiuto 49 anni il prossimo mese di novembre, già noto alle forze dell’ordine, ucciso con un colpo d’arma da fuoco in via Rio. – continua sotto –
Da quanto si apprende l’uomo, Antonio Papa, si sarebbe presentato presso la caserma dei carabinieri di Torre Annunziata che indagano sull’omicidio. Si tratterebbe di un capomastro della ditta dove lavorava saltuariamente Ariosto. Non ancora chiari i motivi che hanno indotto l’uomo a fare fuoco. L’omicidio di Ariosto è avvenuto ieri, intorno alle 15.30, all’interno di un locale commerciale in ristrutturazione. Ancora da chiarire l’esatta dinamica di quanto accaduto, ma sembra certo che ad uccidere Ariosto sarebbe stato un solo colpo.
“Ero esasperato, non volevo uccidere, ma quando ho visto che stava per aggredirmi ho fatto fuoco”. È il drammatico racconto di Papa, 43enne di Torre Annunziata, titolare dell’impresa edile, che stava lavorando alla ristrutturazione di un supermercato, il quale aveva preso un appuntamento con Ariosto per un chiarimento riguardante una vicenda di usura e di continue pressioni economiche a cui lo stesso Papa era sottoposto da anni.
Secondo quanto ha raccontato ai carabinieri, Ariosto voleva soldi prima di sabato. A quel punto sarebbe stato proprio l’imprenditore a fissare l’appuntamento. E a quell’incontro si è presentato armato. Ariosto avrebbe minacciato esplicitamente Papa che, preso dal terrore, avrebbe estratto l’arma e sparato al 48enne di San Giovanni a Teduccio, morto sul colpo. Papa si sarebbe poi allontanato in auto, decidendo però di fermarsi davanti alla caserma dei carabinieri e costituirsi. “La mia vita – avrebbe detto ai militari – era diventata un inferno, ho portato l’arma perché volevo fargli capire quanto fossi disperato, poi ho sparato perché avevo paura potesse farmi del male”. – continua sotto –
Intanto, emergono ulteriori particolari sulla vittima: residente nel quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio, era fratello di Pasquale Ariosto, considerato vicino al clan Mazzarella e condannato in passato per l’omicidio di Luigi Mignano, cognato del boss Ciro Rinaldi, ucciso mentre accompagnava il nipotino a scuola il 9 aprile 2019, a pochi passi dall’istituto Vittorino da Feltre. Quell’agguato sarebbe stato la vendetta dei Mazzarella verso i Rinaldi dopo un pestaggio subito proprio da Gaetano Ariosto, come sostenuto dal collaboratore di giustizia Umberto D’Amico. Stando al racconto di quest’ultimo, si verificarono il furto di uno scooter e una successiva aggressione a Francesco Rinaldi, nipote del boss Ciro. Così Francesco Rinaldi andò nella paninoteca di Gaetano Ariosto e lo picchiò. A quel punto, scattò la risposta dei Mazzarella che scelsero Luigi Mignano poiché altri affiliati ai Rinaldi non si facevano più vedere in giro.
Giunti vicino alla scuola, in via Ravello, i killer spararono verso l’auto di Mignano nonostante fossero a pochi metri di genitori con bambini e la presenza nella vettura del figlio e del nipotino di pochi anni. Mignano morì, il figlio rimase ferito mentre il bambino illeso. I primi 7 arresti per quell’omicidio erano scattati il 4 maggio, mentre Pasquale Ariosto era stato l’ultimo a finire in manette, sfuggito al blitz e scovato in una palazzina di Scampia nel dicembre 2019. Il processo, celebrato con rito abbreviato, si concluse nel settembre 2020: ergastolo per Umberto Luongo, Ciro Rosario Terracciano, Pasquale Ariosto, Salvatore Autiero, Giovanni Salomone, Giovanni Musella e Gennaro Improta; 14 anni di reclusione per il boss Umberto D’Amico, poi diventato collaboratore di giustizia. IN ALTO IL VIDEO