La Direzione investigativa antimafia, lo scorso 18 marzo, ha avviato l’esecuzione di un decreto di confisca., emesso dalla Corte di Appello di Potenza – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di Vincenzo Di Muro, di Melfi, da tempo residente in Emilia Romagna, su cui gravano condanne definitive anche per associazione per delinquere di tipo mafioso, nei confronti del quale l’autorità giudiziaria potentina, già nel 2019, aveva già decretato l’applicazione della misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la durata di tre anni nel comune di residenza, ritenendo la sussistenza di indizi su cui fondare un giudizio prognostico sfavorevole circa la pericolosità, anche attuale, del proposto, la cui propensione a delinquere era apparsa strutturata e costante in un lungo arco temporale. – continua sotto –
In accoglimento dell’appello interposto dalla Procura contro il decreto, nella parte in cui il tribunale aveva rigettato la richiesta di applicazione di misura di prevenzione patrimoniale formulata dalla Direzione distrettuale antimafia, la Corte di Appello di Potenza, con provvedimento dell’11 febbraio scorso, ha disposto il sequestro, per un valore di circa 1 milione di euro, di alcuni beni immobili e di saldi attivi, nella disponibilità di Di Muro e dei suoi familiari.
La Corte di Appello di Potenza – la cui decisione, deve precisarsi, non è ancora definitiva in quanto suscettibile di essere impugnata con ricorso per Cassazione – ha, pertanto, ritenuto la sussistenza di una rilevante sproporzione tra i beni individuati nella disponibilità di Di Muro e dei suoi familiari ed i redditi da questi dichiarati, così come posta in evidenza dalla ricostruzione finanziaria e contabile operata dagli investigatori della Dia, che, dunque, ha trovato precisa e puntuale conferma nel provvedimento di confisca.