Recuperare, dando nuova vita, ad un vecchio borgo, oggi presidiato da poche decine di persone che seguono una vita a contatto con la natura in quelle che furono le case volute dall’Opera Nazionale Balilla. L’orto che garantisce l’autosufficienza alimentare insieme alla piccola stalla. Poi, in quelle che erano le intenzioni di chi progettò il tutto, un borgo centrale con le strutture che dovevano essere collettive. Borgo Appio, frazione di Grazzanise, si appresta a rinascere riuscendo a sconfiggere l’oblio del tempo. – continua sotto –
Gli studenti dei corsi di Architettura e Design e Comunicazione del Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale (Dadi) della UniCampania “Vanvitelli”, con sede ad Aversa, in quello che fu l’Abbazia di San Lorenzo ad Septimum, guidati dal professor Gianluca Cioffi, hanno dato inizio ai lavori di analisi e recupero di Borgo Appio. Il Dadi, diretto dalla professoressa Ornella Zerlenga, è da anni impegnato sul territorio per operazioni di analisi, conoscenza e recupero del patrimonio ambientale, storico artistico e edilizio. Su questa linea di intervento si muove l’azione promossa per il recupero del borgo. Almeno una sessantina (considerando la parte più attiva) gli studenti coinvolti, senza contare quelli che vi prenderanno parte in maniera indiretta.
«Il progetto – ha dichiarato il professor Cioffi – nasce dall’esigenza di recuperare il patrimonio storico e edilizio presente sul territorio, attraverso operazioni di rifunzionalizzazione e adeguamento degli edifici esistenti, anche mediante la rivitalizzazione del Borgo con l’introduzione di nuove funzioni abitative e terziarie. Viene, inoltre, recuperata l’idea originaria del Borgo inteso come presidio sul territorio agricolo, ritrovando i vantaggi di vivere in prossimità con lo spazio aperto, di fornire modelli ecosostenibili abitativi e di riconoscersi come comunità riutilizzando anche i valori simbolici dell’architettura.
Le opere per la costruzione di Borgo Appio vengono coordinate con i lavori di appoderamento dell’area del Basso Volturno ed iniziano il 30 gennaio 1940. Borgo Appio è ideato per dare sistemazione a cinquecento abitanti stabili e fornire assistenza ai coloni sparsi sul territorio; s’inserisce tra due strade di collegamento ortogonali, una già esistente Cancello Arnone-Brezza e una nuova via di bonifica. Il Piano, al suo interno, è caratterizzato dall’incrocio d’altri assi paralleli ai primi, dall’intersezione di questi si generano quattro quadranti, dove sono collocati i vari edifici e servizi. Il Borgo ha l’aspetto tipico di un villaggio fortificato con alcune soluzioni stilistiche, adottate per i singoli edifici, ispirate alla tradizione rurale locale. – continua sotto dopo la foto –
Il piano si sviluppa su un lato dell’incrocio di strade succitato in maniera tale da evitare che il traffico attraversi il centro, ma lo lambisca soltanto. Sulla strada e sulla piazza sorgono gli edifici più rappresentativi, tra cui la caserma dei Reali Carabinieri, la chiesa, la direzione della colonia agricola e, ovviamente, la Casa del Fascio. Alla piazza chiusa, spazialmente, dagli edifici, si accede tramite un arcone, così come nelle tradizionali masserie fortificate del meridione e del Lazio, definendo un nucleo interno ben compatto. Le murature sono in tufo tinteggiate a intonaco, i solai misti in latero cemento, le volte del portico in tufo le coperture a tetto con grossa armatura a legno di abete e compensato, i pavimenti quasi totalmente in marmette di graniglia. Le difficoltà causate dall’incalzare della guerra non consentono il completamento del Borgo che nel dopoguerra subisce anche alcune demolizioni».