Boris Johnson è deciso a lavorare “di concerto con gli alleati occidentali” per cercare di spingere l’India ad allentare i suoi stretti legami di cooperazione con la Russia offrendo al colosso del Subcontinente “opzioni alternative” sulla fonti energetiche e di equipaggiamento militare tradizionalmente fornite da Mosca. – continua sotto –
È questo il senso che Downing Street intende dare alla visita ufficiale del premier britannico in Asia: iniziata oggi ad Ahmedabad, capitale del Gujarat con un omaggio al luogo dal quale Gandhi lanciò la marcia del sale, tappa fondamentale nella battaglia del Mahatma per l’indipendenza del suo Paese da Londra; ma destinata a entrare nel vivo domani a New Delhi nel faccia a faccia con l’attuale collega indiano Narendra Modi sui dossieri bilaterali e internazionali del presente: crisi ucraina inclusa. “Noi pensiamo che il modo migliore di affrontare questo tema con l’India, come con altri Stati democratici (che si sono rifiutati di sanzionare il Paese di Vladimir Putin), sia quello di confrontarci costruttivamente”, aveva dichiarato alla vigilia un portavoce di Boris Johnson.
Assicurando che l’obiettivo non è quello di “puntare il dito o alzare la voce” contro l’India, bensì di offrire a questo Paese come a tutti quelli che sono “più dipendenti” da Mosca sul fronte del gas, del petrolio o della difesa “opzioni alternative” garantite dall’Occidente nel quadro di una cosiddetta “alleanza allargata delle democrazie”. Un atteggiamento che Johnson all’arrivo ha subito richiamato, insistendo sulla credibilità democratica del governo indiano contro le accuse di chi imputa a Modi una stretta almeno parzialmente autoritaria; senza dimenticare l’orizzonte parallelo di un dialogo bilaterale in procinto portare nel Regno – stando agli annunci – investimenti indiani per un altro miliardo di sterline, 11.000 nuovi posti di lavoro e la prospettiva di un possibile trattato di libero scambio post Brexit già entro “l’autunno”.
E che tuttavia non sembra poter produrre effetti immediati sulla politica russa di Modi più di quanto abbiano fatto le ripetute quanto vane pressioni recenti degli Usa. Né preludere per ora a svolte sostanziali da parte di New Delhi: la cui diplomazia continua da settimane a difendere con fermezza il rifiuto di rompere con il Cremlino e il diritto a essere diversa e autonoma dall’Occidente: nel quadro di una strategia segnata addirittura da un incremento delle forniture energetiche dalla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.